In questi giorni è nel vivo la trattativa tra Atene e Bruxelles riguardo il piano di riforme che condizionerà gli aiuti dell’Unione Europea agli ellenici.
Un inaspettato aiuto ai falchi, o meglio avvoltoi, dell’austerità arriva da Lisbona, dove il governo di centro destra guidato da Coelho becca Tsipras, dichiarando che per uscire dalla crisi c’è bisogno di seguire le indicazioni della Troika (BCE, FMI, Commissione Europea), come hanno fatto loro.
Non si parla molto del Portogallo, paese dell’estrema periferia dell’Europa occidentale, non solo geograficamente parlando.
Sembrerebbe che i lusitani siano l’esempio che le cure di Berlino e i soci funzionino!
Se si osservano i dati forniti dal Banco de Portugal, a prima vista si direbbe che si sia davvero usciti dalla crisi.
Nel 2011 il paese fu salvato dalla bancarotta grazie a 78 miliardi di euro.
I commissari inviati da Bruxelles (alias Berlino) per “supervisionare” la situazione se ne sono andati esattamente un anno fa.
Le statistiche oggi parlano di una ripresa dell’economia, trainata dall’export e dal turismo.
Il deficit del paese è diminuito considerevolmente.
Il PIL è in crescita per il secondo anno consecutivo.
E se la Merkel, in fondo in fondo, avesse ragione?!
Continuiamo…
La disoccupazione supera il 15%.
Il salario medio è tra i più bassi dei paesi OCSE (sono messi persino peggio di noi).
C’è una fuga di giovani senza precedenti nella storia del Portogallo democratico.
Nonostante la crescita del 2014 e 2015, tra il 2010 e il 2013 il PIL è calato di 6 punti circa.
Il debito pubblico, che prima dell’arrivo dei commissari si aggirava intorno al 94%, oggi è al 126%.
Si finiranno di pagare i debiti contratti con l’FMI nel 2024, e con l’UE nel 2042.
Perciò  si rimarrà vincolati ad un potere extra nazionale che condizionerà (perdonate l’eufemismo) le scelte politiche dei governi per ancora molti anni.
I portoghesi hanno pagato a caro prezzo l’aiuto della Troika. Taglia Welfare, aumento della pressione fiscale, privatizzazioni selvagge.
Solita ricetta dal successo garantito.
Il paese è uscito sconvolto dagli anni della crisi e il segno positivo su alcuni indicatori non può essere preso come un successo su cui basare Lectio Magistralis in giro per l’Europa.
I tagli a sanità e istruzione hanno ucciso una già precaria giustizia sociale. Il Portogallo insomma è più povero di prima .
Dopo quella di Stoccolma arriva la “Sindrome di Lisbona”.