Sta per ricominciare il processo ai 12 campesinos accusati ingiustamente della strage di Curuguaty.

“El trueno cae y se queda entre las hojas. Los animales comen las hojas. Los animales comen las hojas. Los animales comen las hojas y se ponen violentos. Los hombres comn los animales y se ponen violentos. La tierra se come a los hombres y empieza a rugir como el trueno.”                                                                                                                     “Il tuono cade e resta tra le foglie. Gli animali mangiano le foglie e diventano violenti. Gli uomini mangiano gli animali e diventano violenti. La terra mangia gli uomini ed inizia a ruggire come il tuono.”                                                                                                        (da una leggenda di un popolo originario del Paraguay)

E in Paraguay, una isla rodeada de tierra, la terra ruggisce sempre. Una terra color rosso, non solo perché impregnata di titanio, il Paraguay ha le maggiori riserve mondiali di questo minerale, ma perché macchiata dal sangue di molti contadini assassinati dai vari regimi. Sangre seca sobre tierra roja, sangue secco su terra rossa, fu il titolo un articolo di un anno fa del settimanale uruguaiano Brecha su questo paese. Solamente dalla caduta della dittatura di Stroessener, nel 1989, si sono registrati circa 200 assassini di dirigenti sindacali campesinos. Ai quali si sono aggiunti gli undici contadini massacrati a Curuguaty, due anni fa.

Sono trascorsi oltre 3 anni dal massacro di Curuguaty.

A maggio 2012 una sessantina di contadini con donne e bambini occuparono i 2000 ettari di Marina Kuè a Curuguaty .Il terrateniente Blas Riquelme che si credeva il padrone reagì chiedendo lo sgombero perché ritenne l’occupazione illegale. La sua richiesta, invece, non era legale, in quanto non proprietario della terra; lo mise in evidenza anche un editoriale del giornalista Alcibiades Gonzales Del Valle apparso su ABC Color, il maggior quotidiano paraguaiano e non certo di sinistra. La richiesta venne però accolta dal l Ministro dell’ Interno del governo di LUGO, Carlos Fillizola, che inviò il Grupo Especial de la Policia Nacional, specializzato in sgomberi di terre occupate. Va detto che in seguito Lugo dimise Fillizola. Il mattino di venerdì 15 giugno 2012 iniziano le operazioni di sgombero.
Rimasero uccise 17 persone, 11 contadini e sei agenti di polizia. Un massacro.

La versione immediata ed ufficiale dell’accaduto fu che i contadini armati avevano teso un’imboscata, si parlò anche di infiltrazione dell’ EPP ( Ejercito del Pueblo Paraguayo), alla quale il contingente di polizia reagì, difendendosi e reprimendo l’attacco. In base a queste bugie il 9 ottobre 2012 dodici contadini vennero incriminati dal Procuratore della Repubblica Jalil Rachid per associazione criminale, invasione di proprietà privata, omicidio doloso, ecc., ecc. I loro nomi sono Rubén Villalba, Felipe Benítez Balmori, Adalberto Castro Benitez, Arnaldo Quintana, Nestor Castro, Luis Olmedo Paredes, Lucía Agüero Romero, Maria Fani Olmedo Paredes, Dolores López Peralta, Juan Carlos Tilería, Alcides Ramón Ramirez Paníagua e Felipe Nery Urbina.

Tutta l’operazione fu illegale, perché le terre appartengono allo stato. Dovrebbero essere processati il giudice, il fiscal, il ministro dell’interno. I contadini aspettavano che andassero a parlare con loro, mostrassero i documenti di proprietà. Non andarono a parlare, furono sloggiati con violenza, con un  ordine di perquisizione e non di sgombero, tutto questo processo deve dichiararsi nullo, assolutamente nullo e mettere sotto processo i responsabili di quest’ operazione infame.

 Dall’ analisi dei difensori dei contadini e dai rapporti di CODHUPY ( Coordinadora de Derechos Humanos del Paraguay) sono emerse con chiarezza delle contraddizioni che permettono di definire l’eventuale processo del 22 giugno* prossimo una farsa:

  • La proprietà della terra, come abbiamo visto, non è di Riquelme, ma dello stato.
  • Il materiali sequestrati sono fucili da caccia in cattivo stato, una carabina ad aria compressa, cellulari, cinture, una borsa militare, chiavi di motocicletta, colla per giunti, tutti strumenti inadatti a causare una strage di quelle dimensioni
  • La criminalizzazione arbitraria dei contadini. Non ci sono prove; inoltre la richiesta di habeas corpus è stata respinta.
  • Tutti gli accusati sono contadini, nessun poliziotto è stato incriminato. Per la morte degli 11 campesinos nessuno è stato incriminato, fatto indicativo dell’unilateralità delle indagini.
  • Investigatori e giudici parziali. Chi condusse l’investigazione è stato Jalil Rachid, figlio di Blader Rachid, ex presidente del Partido Colorado come Blas Riquelme. La famiglia Rachid è coinvolta nell’assegnazione fraudolenta di quantità ingenti di terre.
  • Violazione dei diritti di base dei detenuti: ritardi a dare risposta a reclami ed in molti casi nessuna risposta, assistenza medica insufficiente a prigionieri in sciopero della fame, dichiarazioni di testimoni strappate con la tortura.
  • Non vennero analizzate le prove a carico e a discarico.
  • La scena del crimine è stata contaminata.
  • Introduzione di prove precostituite.
  • Violazione del diritto di difesa.

Va sottolineato inoltre che recentemente.

  1. INDERT, l’istituto che gestisce la riforma agraria, ha dichiarato che Marina Kué appartiene allo stato paraguayano e
  2. L’ ex presidente paraguayano, FedricoFranco, che appoggiò la destituzione di Fernando Lugo ha ammesso, lo scorso 21 giugno, che il massacro di Curuguaty fu una provocazione.

Il processo farsa, come detto sopra dovrebbe iniziare il prossimo 22 giugno prossimo, ma corrono voci di un possibile ulteriore posticipo. I difensori dei campesinos, Guillermo Ferreiro e Vicente Morales, chiesero la sospensione del processo fino a quando non verrà chiarita la proprietà della terra; è fondamentale saperlo in quanto uno di capi d’accusa è quello di invasione di proprietà privata. Hanno chiesto inoltre che il processo si svolga ad Asunción e non a Salto del Guairá, e questa richiesta è stata accettata.

L’ anno scorso aderirono alla lettera da Barcellona di Fabricio Arnelia, militante per la libertà dei prigionieri politici di Curuguaty, della Gioventù Cominista e del Fronte Guasù:

Hugo Blanco Galdós, direttore di Lucha Indígena, Jorge Agurto, direttore di Servindi, Marcelo Martinessi, regista cinematografico paraguaiano Gigi Bettoli, cooperatore sociale, Gaia Capogna traduttrice, giornalista,Francesco Cecchini, scrittore, Alessandra Kersevan, storica, Lidia Menapace, del comitato nazionale dell’ ANPI, avv. Francesco Tartini, Rete italiana di solidarietà Colombia Vive, Avv. Giuseppe Coscione, Rete italiana di solidarietà Colombia Vive, Carla Mariani, Rete italiana di solidarietà Colombia Vive, Flora Scala, Rete italiana di solidarietà Colombia Vive, Antonio Moscato, docente universitario,Camilo Duque, veterinario, Agatino Giuffré, pensionato,Aldo Zanchetta, scrittore,Antonella Ricciardi, giornalista, .Antonio Giuffre, Sinistra in Rete,Gianluca Valentini, regista e sceneggiatore, Carmela Plutino, WalterValentini, AnnaMezzani, Mariella Gabrielli, Franco Fuselli, Associazione Italia-Nicaragua di Genova, Rodolfo Ricci, coordinatore nazionale FILEF (Federazione Italiana Emigranti e Famiglie),Stefano Zecchinelli, blogger antimperialista, Prof. Francesco Calvanese, ex parlamentare di Rifondazione Comunista, Franco Ricci, Ester Ferrara, Attilio Folliero, politologo italiano residente a Caracas, Venezuela, Cecylia Laya, economista venezuelana, Gennaro Carotenuto, storico, Simone Oggionni, Daniele Rocchi, Maria Rosaria Stabili, docente universitaria, Redazione Contropiano, Gregorio Piccin, scrittore e giornalista, Alberto Chicayban, musicista, Arnaldo Nesti, direttore di “Religioni e Società”,Associazione Culturale Il Sicomoro:Giorgio Bongiovanni, presidente,Mara Della Colletta, segreteria, Anita Sonego, capogruppo Federazione della Sinistra e Presidente Comissione Pari Opportunità Comune di Milano.,Raffaele Morelli, Ristretti Orizzonti, Angelo D’ Orsi, docente universitario., ANPI Nicolai Bulgajov, Pietro Tigli, ALBA Informazione, Ciro Brescia, Anna Arthur, pubblicista free lance, Annalisa Melandri, giornalista ed attivista dei diritti umani, Vicente Brunetti, scrittore paraguaiano

L’ appello fu inviato all’ Ambasciata del Paraguay in Italia, all’ ambasciata italiana in Paraguay e ad organizzazioni paraguaiane per i diritti umani. Lo stesso appello sarà fatto circolare durante il processo.

 

Il processo verrà seguito da PRESSENZA, con integrazioni sulla situazione attuale del paese.