Quando nel dicembre 2012, una studentessa di medicina è stata brutalmente violentata e uccisa da un gruppo, su un autobus a Delhi, il fatto ha scatenato indignazione in tutta l’India e in tutto il mondo. Grandi folle, in particolare i giovani, sono scese in strada e hanno chiesto giustizia per la vittima, costringendo il governo a ad emanare in breve tempo leggi più severe contro lo stupro.

A due anni di distanza, ogni giorno, 93 donne vengono violentate in media nel paese, secondo i dati del National Crime Records Bureau del 2013. Delhi, la capitale, rimane la città più pericolosa per le donne, con incidenti segnalati di stupro più che raddoppiati rispetto al periodo precedente.

“ In India, i problemi di una donna iniziano dal momento in cui è concepita. La sua colpa è semplice: lei non è un ragazzo” ha detto Ritu Sharma, corrispondente di ucanews a Delhi. “ Nella società indiana, – ha spiegato Sharma – i ragazzi sono preferiti rispetto alle ragazze; gli uomini hanno il sopravvento, sempre e ovunque. Nel caso di aborti selettivi, il feto di sesso femminile viene eliminato e molte bambine vengono uccise dopo la nascita. Mentre una ragazza cresce deve resistere a molte forme di violenza sessuale, nel suo posto di lavoro e anche dentro la sua casa e a lei viene detto di tacere per non creare una cattiva reputazione per la famiglia”.

La scorsa settimana, il documentario “ Figlie dell’India”, subito vietato da un tribunale indiano perché riporta una cruda testimonianza di un colloquio in carcere con Mukesh Singh, uno dei cinque uomini condannati per lo stupro e l’omicidio della studentessa di medicina nel 2012, ha riportato il problema della violenza contro le donne sulle prime pagine di tutte le testate indiane ed internazionali. Negli estratti dell’intervista pubblicata dalla Bbc, Singh non solo non esprime alcun rimorso per lo stupro e l’omicidio ma afferma che la ragazza non sarebbe stata uccisa se non avesse reagito all’incidente.

Nel mese di gennaio, il primo ministro Narendra Modi ha lanciato un programma nazionale per salvare ed educare le bambine. Ma, secondo gli osservatori, tutti questi programmi governativi che cercano di aumentare il benessere delle ragazze saranno inutili se le ragazze non potranno godere di un ambiente sicuro per vivere liberamente.

“ Piuttosto che usare il documentario come un duro ma indispensabile punto di partenza per una discussione onesta sugli atteggiamenti maschili verso le donne, il governo ne ha invece vietato la circolazione nel paese affermando che il film è altamente dispregiativo, un affronto alla dignità delle donne e di contenuti discutibili che potrebbero portare a disordini pubblici “ ha detto Sharma, facendo notare che indignazione, condanna e forse anche disordini pubblici sono le uniche risposte logiche alle ipotesi espresse nel filmato sulle donne e alle quotidianamente violenze inflitte sulle donne in India.