I risultati delle elezioni amministrative dello scorso 1° luglio, con un’affluenza di appena il 32% degli aventi diritto al voto e la vittoria scontata della coalizione governativa BENNO BOKK YAAKAAR (Uniti per la speranza) capitanata dal presidente Macky Sall, sono un chiaro indicatore dell’atmosfera che si respira in Senegal da diversi mesi, un irreversibile lento peggioramento della situazione sociale ed economica accompagnato da un diffuso sentimento di attesa rassegnata.

“Non ci sono i soldi” è la frase standard con cui si appiattisce il dibattito politico, riducendo tutte le istanze legittime della popolazione a una lunga lista di desideri destinati a continuare a restare tali.

Persino il presidente Macky Sall, impegnato fin dall’inizio del suo mandato a mantenere una delle sue più facili promesse elettorali, la riduzione del mandato presidenziale da 7 a 5 anni e il blocco a due mandati, si è infilato in uno straordinario vicolo cieco. Per realizzare questa riforma occorre cambiare la Costituzione attraverso un referendum; peccato solo che i soldi per realizzarlo non ci siano.

Durante le proteste promosse dagli studenti universitari per il ritardo del pagamento delle borse di studio il 14 agosto è stato ucciso Bassirou Faye, 21 anni, colpito alla testa da un proiettile sparato da un poliziotto non meglio identificato. Il movimento studentesco periodicamente protesta per i soldi che arrivano, quando arrivano, sempre in ritardo e per le condizioni di estrema invivibilità del campus universitario, stipato all’inverosimile con 65.000 studenti.

Nessuno crede che l’inchiesta rigorosa subito annunciata si concluderà con l’arresto del responsabile.

Quasi in risposta all’accaduto, sempre in agosto, per mostrare la ferma intenzione di sconfiggere la disoccupazione, il governo ha dato il via alla creazione di una nuova società per lo sviluppo del lavoro giovanile, l’ANPEJ  (sopprimendone una già esistente) che ha come obbiettivo dichiarato di “favorire la formazione per la ricerca di posti di lavoro” impiegando una novantina di persone “senza trasformarsi in un ufficio di collocamento o in un luogo dove si trova lavoro”.

I mass media si sono scatenati con titoli eloquenti, ma anche per i mezzi di comunicazione sono in arrivo tempi più complicati. Il 27 agosto è stato istituito un nuovo organo di controllo, il Tribunale dei Pari del Consiglio per l’osservazione delle regole d’etica e di deontologia nei media (CORED), accolto con molte riserve dai mass media. Più che un tribunale assomiglia ad un comitato di dissuasione e censura per chi si ostina a criticare l’operato del governo.

Il 29 agosto è stato reso pubblico il primo caso accertato di ebola in Senegal. E’ un giovane guineano che è riuscito a passare i controlli alla frontiera. Dal 21 agosto si trovava a Dakar. Durante una conferenza stampa  la Ministra della Sanità Awa Marie Coll Seck ha assicurato che il giovane era stato ricoverato immediatamente in una struttura sanitaria attrezzata appositamente per l’emergenza ebola. Non ha voluto rivelare l’identità e il luogo in cui alloggiava a Dakar per non scatenare ondate di panico. Esattamente cinque ore dopo la foto della casa faceva il tour sul web.

L’ondata di panico, contrariamente alle preoccupazioni legittime della Ministra, non c’è stata. Per il momento il rischio ebola viene vissuto con molta meno attenzione rispetto ai problemi che si iniziano ad avvertire con le prime grandi piogge che stanno precipitando sempre più abbondanti e il rischio di esondazioni- inondazioni appare molto più concreto e certo.