ma 805 milioni di persone sono ancora cronicamente sottoalimentate

Ancora raggiungibile per la fine del 2015 l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare la proporzione delle persone che soffrono la fame

Photo: ©FAO/Joan Manuel Baliellas

Una contadina ripulisce il terreno dalle erbacce nella provincia di Back Kan, Vietnam.

Sono circa 805 milioni le persone – vale a dire una su nove – che al mondo soffrono la fame, secondo il nuovo rapporto dell’ONU Lo Stato dell’insicurezza alimentare nel mondo (SOFI 2014) pubblicato oggi.

Il rapporto ha confermato un trend positivo, una diminuzione del numero di persone che soffrono la fame a livello globale di oltre 100 milioni di unità negli ultimi dieci anni e di oltre 200 milioni rispetto al biennio 1990-92. Il rapporto è pubblicato annualmente ed è frutto di un lavoro congiunto delle tre agenzie ONU di Roma, l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e il Programma alimentare mondiale (PAM).

La tendenza generale nella riduzione della fame nei paesi in via di sviluppo indica che l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio (MDG) di dimezzare la percentuale delle persone sottonutrite entro il 2015 è ancora raggiungibile, “se interventi adeguati verranno presi e intensificati “, si legge nel rapporto. Finora sono 63 i paesi in via di sviluppo che hanno raggiunto l’obiettivo di Sviluppo del Millennio, mentre altri sei sono sulla buona strada per raggiungerlo entro il 2015.

“Questa è la prova che la lotta contro la fame può essere vinta, e questo dovrebbe ispirare i paesi ad andare avanti, con l’assistenza della comunità internazionale, se necessario”, scrivono nella prefazione i responsabili della FAO, dell’IFAD e del PAM, rispettivamente José Graziano da Silva, Kanayo F. Nwanze e Ertharin Cousin.

“Con il necessario impegno politico una riduzione veloce, sostanziale e sostenibile della fame è possibile” “capendo appieno le sfide nazionali, le opzioni politiche pertinenti, gli insegnamenti da altre esperienze e con una partecipazione ampia”.

Il SOFI 2014 fa notare come l’accesso al cibo sia migliorato in modo rapido e significativo in quei paesi che hanno sperimentato un progresso economico globale, in particolare in Asia orientale e sud-orientale. L’accesso al cibo è migliorato anche in Asia meridionale e in America Latina, ma soprattutto nei paesi con adeguate reti di sicurezza sociale e di altre forme di protezione sociale estese anche ai poveri delle aree rurali.

Aumenta il tasso di riduzione della fame, ma molti rimangono indietro

Nonostante i progressi significativi, diverse regioni e sub-regioni continuano a restare indietro. In Africa sub-sahariana, più di una persona su quattro rimane cronicamente sottoalimentata, mentre l’Asia, la regione più popolosa del mondo, è anche la regione dove si concentra il maggior numero delle persone che soffrono la fame – 526 milioni.

La regione America Latina e Caraibi è quella che ha fatto i maggiori progressi, mentre in Oceania si è registrato solo un modesto miglioramento (un calo dell’1,7%) della prevalenza della denutrizione, che era pari al 14% nel 2012-14, e che in realtà ha registrato un aumento rispetto al biennio 1990-1992.

Dei 63 paesi che hanno raggiunto l’obiettivo di Sviluppo del Millennio, 25 hanno anche raggiunto l’obiettivo più ambizioso del Vertice Mondiale sull’Alimentazione (WFS) di dimezzare il numero delle persone denutrite entro il 2015.  Tuttavia, il rapporto fa notare che ormai si è fuori tempo massimo per raggiungere l’obiettivo del WFS a livello globale.

Creare un ambiente favorevole attraverso azioni coordinate
Con il numero delle persone sottonutrite che rimane “inaccettabilmente alto”, i responsabili delle tre agenzie hanno sottolineato la necessità di rinnovare l’impegno politico per combattere la fame e per trasformarlo in azioni concrete. In questo contesto, hanno salutato con favore l’impegno preso dal Vertice dell’Unione Africana, lo scorso giugno, di porre fine alla fame nel continente entro il 2025.

“L’insicurezza alimentare e la malnutrizione sono problemi complessi che non possono essere risolti da un settore o dai soggetti interessati da soli, devono essere affrontati in modo coordinato”, hanno aggiunto, invitando i governi a collaborare strettamente con il settore privato e con la società civile.

Il rapporto della FAO, IFAD e PAM specifica che l’eradicazione della fame richiede la creazione di un ambiente favorevole e di un approccio integrato. Tale approccio prevede investimenti pubblici e privati per aumentare la produttività agricola; accesso alla terra, ai servizi, alle tecnologie e al mercato; e misure per promuovere lo sviluppo rurale e la protezione sociale per i più vulnerabili, in particolare rafforzando la loro resilienza nei confronti di conflitti e disastri naturali. Il rapporto evidenzia inoltre l’importanza di specifici programmi nutrizionali, per affrontare in particolare le carenze di micronutrienti delle madri e dei bambini sotto i cinque anni.

Studi dei casi

Il SOFI di quest’anno include sette studi di casi – Bolivia, Brasile, Haiti, Indonesia, Madagascar, Malawi e Yemen – che mettono in risalto alcuni dei modi in cui i paesi hanno affrontato il problema della fame e come gli eventi esterni possano influenzare la loro capacità di affrontare gli obiettivi della sicurezza alimentare e della nutrizione.  I paesi sono stati scelti per le loro diversità politiche, economiche – in particolare nel settore agricolo – e culturali.

La Bolivia, per esempio, ha creato istituzioni specifiche per coinvolgere i soggetti interessati, in particolare le popolazioni indigene in precedenza emarginate.

Il Programma Fame Zero del Brasile, che ha posto il raggiungimento della sicurezza alimentare al centro dell’agenda governativa, è stato il motore del progresso che ha portato il paese a raggiungere sia l’Obiettivo di sviluppo del Millennio che quello stabilito dal Vertice Mondiale dell’Alimentazione. Gli attuali programmi per sradicare la povertà estrema nel paese si basano sul collegamento delle politiche per le famiglie rurali con misure di protezione sociale nel modo più inclusivo possibile.

Haiti – dove oltre metà della popolazione è cronicamente denutrita – sta ancora lottando per riprendersi dagli effetti del devastante terremoto del 2010.  Il rapporto fa notare come il paese abbia adottato un programma nazionale per rafforzare i mezzi di sussistenza e migliorare la produttività agricola, favorendo l’accesso dei piccoli agricoltori a livello familiare ai mezzi di produzione e ai servizi.

L’Indonesia ha adottato un quadro normativo giuridico e ha creato istituzioni per migliorare la sicurezza alimentare e la nutrizione. Il suo meccanismo di coordinamento politico coinvolge i ministeri, le organizzazioni non governative e i leader di comunità. Le misure adottate affrontano una vasta gamma di sfide dalla crescita della produttività agricola a diete nutrienti e sicure.

Il Madagascar esce da una crisi politica e sta riprendendo le relazioni con i partner internazionali dello sviluppo per affrontare la povertà e la malnutrizione. Sta inoltre lavorando in partnership per costruire la resilienza agli shock e ai rischi climatici, tra cui cicloni, siccità e invasioni di cavallette, che spesso affliggono l’isola.

Il Malawi ha raggiunto l’obiettivo di sviluppo del Millennio sulla fame grazie ad un impegno forte e persistente per aumentare la produzione di mais. Tuttavia, la malnutrizione rimane una grande sfida – il 50% dei bambini sotto i cinque anni sono rachitici e il 12,8% sotto peso. Per risolvere il problema, il governo sta promuovendo interventi di nutrizione nelle comunità locali per diversificare la produzione ed includere legumi, latte, pesca e acquacoltura, per un’alimentazione più sana, e per migliorare i redditi a livello familiare.

Conflitti, crisi economica, bassa produttività agricola e povertà hanno fatto dello Yemen uno dei paesi con la maggiore insicurezza alimentare al mondo. Oltre a ristabilire la sicurezza politica e la stabilità economica, il governo punta a ridurre la fame di un terzo entro il 2015 e di far sì che il 90% della popolazione entro il 2020 non abbia problemi d’insicurezza alimentare. Mira inoltre a ridurre gli attuali tassi di malnutrizione infantile di almeno un punto percentuale l’anno.

Le conclusioni e le raccomandazioni del rapporto SOFI 2014 saranno al centro della discussione dei governi, della società civile e dei rappresentanti del settore privato nella riunione del Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale, che si terrà presso la FAO dal 13 al 18 ottobre.

Il rapporto sarà anche una base di discussione alla Seconda Conferenza Internazionale sulla Nutrizione (ICN2), che si terrà a Roma dal 19 al 21 novembre, che la FAO sta organizzando in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità.  L’intento di questo incontro ad alto livello è raggiungere un rinnovato impegno politico per combattere la malnutrizione, con l’obiettivo generale di migliorare le diete e aumentare i livelli di nutrizione.