Care sorelle, cari fratelli Rom, vi chiediamo di ascoltarci.

Vogliamo dirvi perché abbiamo chiesto lo sgombero di tutte le recenti occupazioni nei nostri quartieri. Ciò significa che abbiamo chiesto principalmente lo sgombero delle vostre famiglie. Abbiamo chiesto che la condizione di ogni famiglia sia esaminata e che sia data una risposta sociale quando sussistano condizioni di bisogno e di diritto alla casa. Ma la soluzione delle vostre difficoltà non può trovarsi con l’occupazione di alloggi vuoti nei nostri quartieri. Vogliamo dirvi che cosa è successo nella zona e nella città a seguito delle vostre occupazioni. Vogliamo chiedervi perdono per le offese, gli insulti, per la minaccia che  ancora una volta, nella vostra e nella nostra storia,  è pesata su di voi e sui vostri figli.

Vi chiediamo perdono e vi facciamo una domanda. Scriviamo a voi, scriviamo a tutti…

Siete venuti in grande numero ad occupare alloggi vuoti nei nostri quartieri.

Famiglie di Rom sono partite dalla Romania e il giorno dopo avevano occupato un alloggio nei nostri quartieri.  Avete ricevuto indicazioni di partire e di venire ad occupare qui alloggi vuoti? Da chi?

Nel quartiere Calvairate in Piazza Insubria 1, Via Tommei 1, 2, 3, 4, piazzale Martini 15, molti alloggi erano vuoti in esecuzione del Contratto di Quartiere Calvairate-Molise. E’ un intervento straordinario che ha lo scopo della riqualificazione edilizia, sociale, economica, urbana dei quartieri Calvairate e Molise. Ha avuto inizio nel 2004. Gli alloggi lasciati vuoti dagli assegnatari, trasferiti altrove, devono essere ristrutturati. L’assegnatario ha il diritto di rientrare. Altri alloggi, già ristrutturati, sono rimasti vuoti perché ALER non li ha assegnati. In particolare, alloggi occupati nel corso degli anni passati erano vuoti perché abbiamo ottenuto che i vecchi occupanti non fossero messi per strada, che a loro fossero assegnati alloggi altrove: non ristrutturati, non adeguati alle necessità delle famiglie occupanti, però, infine, alloggi da abitare con regolare contratto. Nel quartiere Molise con il Contratto di quartiere sono stati ristrutturati alloggi destinati ad anziani, è stata costruita una struttura destinata all’incontro degli anziani. Tutto è stato lasciato vuoto, inutilizzato, da anni.

Avete occupato alloggi nei quartieri Calvairate, Molise e alcuni alloggi nel quartiere Ponti.

Che cosa dicono gli abitanti, assegnatari e vecchi occupanti

Dicono che fra di voi c’è chi ha una macchina di lusso. Dicono che il racket ha estorto alle vostre famiglie per l’occupazione da 600 a 1.500 euro. Dicono che i componenti del racket sono fra gli stessi abitanti, occupanti e assegnatari. Alcuni dicono che le condizioni di abitazione, già così ingiuste, per causa vostra sono diventate ancora più ingiuste: sporcizia nelle scale, negli ascensori, montagne di rifiuti nelle edicole per la raccolta dei rifiuti, casi di danni agli impianti dell’alloggio occupato e conseguenti danni per l’alloggio sottostante, con situazioni di grave sofferenza anche per persone molto anziane. Dicono che questa è inciviltà. Dicono che si sono verificati furti, di un automobile, in alloggi, persino di biancheria stesa. Dicono che avete invaso i giardini di Via Ciceri Visconti e che i loro bambini non sono più sicuri. Dicono che un rom ha minacciato una madre italiana: porto il tuo bambino in Romania e crescerà con i miei figli… Dicono che hanno paura di voi, che hanno paura di allontanarsi dalla loro casa per il pericolo che voi compiate altri furti o la occupiate. Altri abitanti dicono che vi comportate bene, voi, i vostri figli, che a loro dispiace persino che dobbiate essere sgomberati.

A chi spetta accertare? Far sapere la verità? Dire parole di giustizia? Metterle in pratica?

Difficoltà vere

Le vostre numerose occupazioni hanno causato un eccesso di difficoltà per questa popolazione già così provata dalle condizioni di degrado, di esclusione, di abbandono che durano da così tanti anni. Il Contratto di quartiere è stato condotto in modo fallimentare dalle Amministrazioni Albertini, Moratti, da ALER, dalla Regione Lombardia presieduta da Roberto Formigoni. Questo fallimento continua con l’Amministrazione Pisapia, con l’attuale dirigenza ALER, con  la Regione Lombardia presieduta da Roberto Maroni. Da mesi i lavori di ristrutturazione sono fermi perché ALER non paga l’impresa appaltatrice dei lavori. Da mesi una gru è ferma nel cantiere, con il suo costo quotidiano. In dieci anni sono stati ristrutturati circa 40 alloggi, sui 685 destinati alla ristrutturazione. Sprechi, consulenze (anche per i dirigenti sindacali, persino per un caro parente, un parente sindacale) denunce alla Magistratura per tangenti sugli appalti:  le casse di ALER sono vuote.

Quasi tutti gli occupanti non pagano, anche quando potrebbero versare almeno una parte dell’affitto.  A causa della crisi molti assegnatari non sono più in grado di pagare. La Regione Lombardia non eroga finanziamenti e così la dirigenza ALER impone aumenti assurdi agli assegnatari. Il nostro appello a manifestare è stato raccolto da pochi, persino quando sono arrivati aumenti insostenibili e così tanti inquilini se ne lamentavano.

Questioni della casa e dei quartieri di case popolari, carne e sangue dei poveri

Le segreterie sindacali non ne hanno assunto la  rappresentanza come è loro compito.  Per la casa hanno organizzato una grande manifestazione, nel novembre scorso “Giunta Pisapia, per la casa è tutto da rifare”. Per i quartieri di case popolari, no.

Da un quarto di secolo noi lavoriamo ogni giorno  per il cambiamento delle politiche che riguardano i quartieri di case popolari. Sul nostro lavoro si fonda il “Rapporto sulla questione dei quartieri di case popolari a Milano”, firmato da comitati, parrocchie, associazioni, segreterie sindacali. Porta la data del maggio 2011, vigilia delle elezioni comunali. In questi tre anni noi non siamo mai stati invitati al Tavolo che abbiamo chiesto, con la partecipazione degli Assessori e dei Presidenti dei Consigli di Zona, per uscire dallo scaricabarile e coordinare le responsabilità, nella giusta relazione con gli abitanti dei quartieri, con i soggetti di rappresentanza.

Consideriamo la “questione casa”: da una parte chi è senza casa, dall’altra 8.000 case popolari vuote, 80.000 case di edilizia privata vuote, palazzi vuoti nella città da decenni, stabilimenti dismessi vuoti, caserme dismesse vuote. A chi spetta chiamare i grandi proprietari immobiliari, tutti, a rendere disponibili case vuote, a condizioni giuste, mentre i poveri e anche parte del ceto medio  sono senza casa?

Consideriamo la questione EXPO 2015. Ne sono stati esclusi i quartieri di case popolari del  degrado, dell’esclusione. Qui abitano persone e famiglie che non contano.

Razzismo vero

Su questa situazione di offesa alla dignità delle persone, che è stata patita per tanti anni con troppa pazienza, nel venir meno della volontà e della capacità di conoscere le cause e  i responsabili,  le nuove difficoltà causate dalle vostre occupazioni, da episodi di furti, di comportamenti sbagliati, offensivi, pericolosi, nella percezione  di molti, è esplosa una manifestazione di diffuso razzismo. Condizioni di povertà, di emarginazione, di arretratezza, in vari casi, richiedono mani tese per superarle. Non può discenderne che gli “Zingari” siano definiti una marmaglia di ladri, di incivili. Voi sapete di che cosa si tratta.

L’hanno saputo, con gli ebrei, con i comunisti, con gli omosessuali, con gli oppositori liberali, con i sofferenti psichici, gli “zingari” eliminati ad Auschwitz e negli altri campi nazisti di sterminio.  Noi, invece, che non siamo arretrati, noi siamo campioni della macelleria sociale nel mondo. Noi, così evoluti, abbiamo persino inventato le guerre umanitarie.

Una petizione razzista

Proprietari di case private, qui attorno, si sono allarmati, hanno temuto anche per la perdita di valore economico della loro proprietà. L’avv. Elisabetta Carattoni, dello Studio Legale Carattoni-Scordo,  ha firmato una petizione razzista, per la quale custodi ALER hanno raccolto firme fra gli inquilini, con un comportamento che è urgente prendere in esame nel suo senso e nelle sue conseguenze. Hanno così dato il via alla raccolta di firme anche da parte di inquilini. Fra gli abitanti dei nostri quartieri molti hanno firmato senza avere a disposizione la petizione, senza leggerla, non in grado di comprendere il suo vero senso: volevano chiedere lo sgombero degli zingari,  vivere senza paura, in tranquillità.

Va considerato che il personale del servizio di custodia subisce condizioni di lavoro molto ingiuste, esposto alla relazione con malviventi, spacciatori, prepotenti, che  impongono i loro abusi e minacciano, nel  contesto del degrado edilizio e del cumulo di situazioni di difficoltà, di sofferenza degli abitanti. Non ricevono sostegno da ALER, né possono contare su una adeguata, seria tutela sindacale. Firme sono state raccolte nell’area dei privati.

Che cosa è successo il 19 maggio 2014 in Via Ciceri Visconti

A pochi giorni dalle elezioni per il Parlamento Europeo è stato dato il via ad una messinscena, il cui promotore si è dichiarato fascista. Grida di “W il Duce”, applausi, saluti romani. Inquilini dicono che fra gli organizzatori di questa messinscena c’erano i componenti del racket che hanno organizzato le occupazioni. Dicono che tra di loro c’erano persone note a Polizia e Carabinieri, perché vivono di microcriminalità. Per tutto il pomeriggio fino a sera abbiamo atteso che dall’Amministrazione, da ALER, dalla Regione Lombardia si presentasse qualcuno. A sera inoltrata si è presentato l’Assessore Granelli: alla Sicurezza e Coesione Sociale, Polizia Locale, Protezione Civile, Volontariato.  Quando ha dichiarato che soltanto entro un mese si sarebbero avuti i primi interventi di sgombero, la messinscena della trattativa è cessata e i suoi organizzatori hanno urlato: se non lo fanno subito  loro, lo facciamo noi. Si sono schierati di fronte alle facciate di Via Tommei 3 e 4 per lanciarsi all’interno e fare subito lo sgombero delle vostre famiglie. Si sono interposti gli agenti. C’è stata dunque anche questa manifestazione di violenza, con il rischio che sfuggisse ad ogni controllo. Di lì a poco la messinscena ha avuto termine.  Nei giorni successivi, la raccolta firme sulla petizione razzista è proseguita con un banchetto in via Ciceri Visconti. Il nostro Comitato, io stessa, siamo stati oggetto di calunnie, di accuse, di offese, siamo diventati un bersaglio.  La stampa, le radio-TV, di nuovo assenti.

Microcriminalità nei nostri quartieri

Ci sono inquilini che dicono: gli zingari ladri, nuovi arrivati,  sono entrati in concorrenza con i ladri  già installati. Per i giovani segnati da un destino di devianza, noi con il Contratto di quartiere abbiamo chiesto di fare qualcosa per cambiare quel destino. Abbiamo presentato, fra l’altro,  la richiesta di organizzare una cooperativa di lavoro per l’inclusione di giovani abitanti dei nostri quartieri, disoccupati, ai margini, fuori dei margini, con l’incarico di uno o più servizi da svolgersi nei nostri quartieri. Né ALER né il Comune hanno mai risposto, per quanto fra gli scopi del Contratto di quartiere siano  previsti interventi per  la riqualificazione sociale, economica.

C’è un articolo della Costituzione che ne tratta? E’ l’art. 3?

Le occupazioni – Che cosa pensiamo, che cosa abbiamo fatto

Abbiamo allertato in tempo. Dopo la raffica di occupazioni che ha colpito il quartiere Ponti nel 2013, abbiamo posto la “questione delle occupazioni” perché infine fosse affrontata nelle diverse sedi responsabili. Abbiamo chiesto interventi.  Abbiamo continuato a chiedere interventi di fronte alle recenti occupazioni. Noi non abbiamo mai favorito l’occupazione come parziale soluzione alla tragedia della mancanza di case che colpisce i più poveri. Abbiamo chiesto di assegnare le case vuote, di dare una risposta sociale adeguata al bisogno della casa dei più poveri. Quando si è presentata alla nostra sede una famiglia di occupanti con bambini, con vecchi, con malati, una madre occupante in stato di gravidanza, abbiamo scritto ad ALER, al Comune, abbiamo chiesto attenzione. A queste persone ci siamo rivolte trattandole da persone, non da scarti della società. Abbiamo dato una mano, quando e come abbiamo potuto farlo: una coperta, ad esempio, e anche un libro o un giocattolo per i bambini. Abbiamo fatto pulizia nella casa occupata da una donna che stava per partorire, perché la casa era ridotta a una discarica. Questa donna ha partorito nella notte.

Proviamo a fare una domanda: che cosa farei, in stato di gravidanza, con bambini, con vecchi malati, se non avessi una casa? Chi si pone questa domanda nella città?

Il Presidente della Repubblica dovrebbe ricevere una delegazione di madri occupanti, chiedere scusa, consegnare medaglie.

L’immigrazione – la guerra contro i poveri

Se non ci sono politiche di accoglienza che distribuiscano sull’intera società e principalmente su chi sta meglio il  costo dell’immigrazione, casa, lavoro, scuola, sanità, cultura, pagano i poveri. Così si verificano contrapposizioni anche disperate a cui, con approccio interessato o ignorante, si dà il nome di “guerra fra poveri”. Noi non usiamo questa espressione. La guerra è contro i poveri, italiani, stranieri. Per rispondere a questa guerra, per ottenere politiche di giustizia è necessaria la difficile unità fra italiani e stranieri poveri, la vera coesione sociale non imbrogliona.

A quali porte abbiamo bussato in questi giorni

Alla porta di papa Francesco, nella trasmissione I visionari, puntata su Martin Luther King, trasmessa il 12 maggio 2014. Sappiamo che ha tanto da fare, il suo lavoro riguarda il mondo intero. Alla porta del Sindaco, del Presidente della Regione Lombardia, del Presidente ALER, del Prefetto, del Questore, della Presidente del Consiglio di Zona 4. Alla porta di responsabili e rappresentanti istituzionali. Alla porta delle segreterie sindacali.  Alla porta della Chiesa cattolica milanese, Cardinale Angelo Scola, Parroci delle nostre Parrocchie.

Vogliamo ricostruire l’onestà delle relazioni, vogliamo la città per l’uomo

Per le offese, per le minacce, per la paura vostra e dei vostri bambini, vi abbiamo chiesto perdono. Forse qualcuno fra di voi chiederà perdono per i comportamenti che hanno offeso? Hanno provocato una comprensibile  protesta   che poi ha assunto un colore nero, di violento razzismo. Ora bisogna guarire da questo veleno, ricostruire fiducia, umanità. Noi, da soli? Con i responsabili, con i rappresentanti istituzionali? Con la Città?

Comitato Inquilini Molise-Calvairate-Ponti – Presidente – Franca Caffa