In concomitanza con l’Energy Council dell’Unione europea, Re:Common, insieme a Platform e alla rete CEE Bankwatch, lancia il suo rapporto “La trappola del gas”, in cui evidenzia come la nuova strategia della Commissione, fortemente improntata sull’export di gas, non solo è contraria ai suoi obiettivi di lungo termine di lotta ai cambiamenti climatici, ma anche ingiustificata dalla domanda interna.

All’incontro in programma oggi a Bruxelles, l’UE discuterà delle lista di progetti prioritari segnalati dalla Commissione lo scorso ottobre e il blueprint per la sicurezza energetica reso pubblico a maggio, come detto tesi ad accrescere la realizzazione di gasdotti e di terminali per il gas liquefatto. Così facendo, si finirà per dare un forte sostegno a regimi autoritari che violano costantemente i diritti umani, quali quelli dei paesi dell’Asia Centrale o del Nord Africa.

L’inserimento di tali opere nella lista dei progetti prioritari dell’UE comporterà quasi sicuramente il loro finanziamento da parte di istituzioni comunitarie come la Banca europea per gli investimenti (BEI), la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e gli Europe 2020 Project Bonds. I fondi pubblici dovrebbero sostenere così un revival del gas all’interno dei confini del Vecchio Continente.

Dei 248 progetti presenti nella lista, infatti, 100 riguardano il trasporto e l’approvvigionamento di gas naturale e liquefatto. I più grandi e problematici tra questi sono il Trans Adriatic Pipeline (TAP) e il Trans Anatolian Pipeline (TANAP), parte del Corridoio Sud che porterà il gas azero in Europa. In particolare il TAP interessa anche l’Italia, visto che la pipeline approderà sulla costa salentina, a San Foca, in uno dei punti di maggior pregio naturalistico di tutta la regione.

“È quasi impossibile costruire dei così grandi progetti infrastrutturali senza che il pubblico si accolli una consistente fetta dei rischi. Ma la società civile si deve opporre a tutto ciò” ha dichiarato Elena Gerebizza di Re:Common. “L’uso di meccanismi finanziari innovativi, come i Project Bonds, faranno sì che fondi delle istituzioni pubbliche saranno usati a totale beneficio del settore privato e dei suoi profitti, a tutto svantaggio dei cittadini europei. È ancora più scioccante che sia in Europa che al di fuori dei confini continentali numerose comunità siano completamente escluse dai processi decisionali sulle infrastrutture e sul modello energetico che in teoria dovrebbero servire i loro bisogni” ha concluso la Gerebizza.

Val la pena inoltre rammentare che la maggior parte delle infrastrutture europee per l’importazione di gas sono sottoutilizzate e secondo le previsioni sulla domanda del gas elaborate dalla stessa UE nella Energy Roadmap 2050 le opere esistenti basterebbero e avanzerebbero anche per i prossimi decenni.

Per scaricare il rapporto “La trappola del gas”: http://www.recommon.org/?wpdmact=process&did=MjYuaG90bGluaw