Questo non è un appello. Non è una petizione. Non raccogliamo firme, né cerchiamo consensi. L’avevamo già detto per la Siria. Lo ripetiamo per l’Ucraina. Vogliamo solo offrire qualche spunto di riflessione per il dibattito che si sta sviluppando al seguito dei “venti di guerra” che provengono dai confini d’Europa.

Partiamo dalla questione più urgente ed immediata:

“cosa può fare ciascuno di noi?”:

  • sostenere attivamente le società civili ucraina e russa che rifiutano la soluzione militare del conflitto e sono impegnate per la costruzione di società democratiche, pluralistiche e nonviolente, non oligarchiche, identitarie e fasciste;

  • impegnarsi personalmente ed in primo luogo, per una politica di disarmo e di trasformazione civile delle spese militari. Qualunque altro impegno politico, sociale e culturale ne discende;

  • sostenere alle prossime elezioni europee persone candidate che abbiamo il disarmo e la costruzione dei corpi civili di pace europei tra i propri obiettivi espliciti e fondamentali;

  • attivarsi per costituire un comitato promotore per l’Arena di pace e disarmo del 25 aprile, perché “la liberazione oggi si chiama disarmo, la resistenza oggi si chiama nonviolenza”;

  • far diventare, tutti insieme, l’Arena di pace e disarmo il punto di partenza di una nuova grande mobilitazione europea per il disarmo.

 Poi c’è l’altro aspetto:

“cosa dovrebbero fare gli attori in gioco?”:

  • la Russia rinunciare ad ogni proposito annessionista nei confronti della Crimea e minaccioso nei confronti dell’Ucraina, eliminando le armi atomiche nella regione. Ridurre drasticamente le spese militari;

  • il governo provvisorio ucraino interrompere la scia di sangue del colpo di stato, indire al più presto libere elezioni che riconoscano pienamente i diritti delle minoranze etniche. Ridurre drasticamente le spese militari;

  • i governi europei non collaborare all’espansione minacciosa e destabilizzante della Nato ad Est, ma chiederne lo scioglimento per favorire la distensione internazionale. Rinunciare ai 28 eserciti nazionali, ridurre drasticamente le spese militari e preparare un efficace corpo civile europeo di pace, competente ad intervenire nei conflitti prima che degenerino in guerra.

Comunque andrà a finire la complicata vicenda Ucraina, essa ci dice alcune cose:

  • In Europa, la guerra, la sua preparazione e la sua minaccia non sono solo memoria, ma ancora realtà. Un secolo fa l’Europa “scivolava” nella prima guerra mondiale; anche le caste al potere non volevano una grande guerra in Europa, ma neppure volevano rinunciare alla guerra, agli armamenti e alla politica delle minacce come mezzo della politica internazionale. Queste stesse ragioni potrebbeo portarci nuovamente a “scivolare” dentro un’altra guerra, perché l’accumalzione attuale di armi in Europa non ha precedenti.

  • I dati 2013 del SIPRI ci dicono di una spesa militare europea di complessivi 407 miliardi di euro. Le spese militari russe saliranno dai 67,5 miliardi di dollari del 2013 ai 108,7 miliardi nel 2016 secondo il budget triennale di spesa federale recentemente presentato a Mosca. In termini percentuali il bilancio della Difesa russo avrà un incremento del 37,5 per cento tra il 2014 e il 2016 quando la spesa militare costituirà il 20,6 per cento del bilancio federale”.

  • Le spese militari non servono per accumulare inutili armi negli hangar, ma per realizzare la politica di potenza fondata sulla continua preparazione della guerra.

Movimento Nonviolento