L’inquinamento dell’aria è uno dei problemi più urgenti che la Cina deve affrontare: lo smog non sta soffocando solo le città, ma si sta espandendo come una nube tossica sull’intero paese ed ha raggiunto addirittura il Tibet e la catena himalayana. A fine dicembre, infatti, la capitale del Tibet, Lhasa, è stata completamente circondata da una fitta coltre di smog per due giorni consecutivi.

Alcune fotografie pubblicate in rete da siti indiani, mostrano il famoso Palazzo del Potala (la residenza del Dalai Lama fino al 1959, anno dell’esilio in India, e patrimonio dell’Unesco) avvolto da questa fitta “nebbia” e difficilmente riconoscibile, anche in pieno giorno. E non è tutto: a causa della scura nube di smog, la visibilità era così ridotta che i voli diretti a Lhasa sono stati cancellati.

Come è stato reso noto da un sito governativo, la nube che circondava Lhasa era costituita da PM 2,5 – le polveri più sottili e pericolose per la salute umana – in concentrazioni che superavano i 500 microgrammi per metro cubo: una densità venti volte superiore al limite fissato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per un’esposizione massima di 24 ore. L’inquinamento atmosferico sta provocando in Cina un aumento esponenziale di malattie e tumori dell’apparato respiratorio e sta accrescendo la sensibilità dell’opinione pubblica su questo tema.

Tutto il mainstream cinese ha attribuito questa concentrazione di smog ad oltre 3.000 metri di altezza alla bassa pressione e al calo delle temperature di fine anno. Mentre secondo fonti indiane non sembrano esservi dubbi che si tratti di una diretta conseguenza della politica di sfruttamento intensivo delle risorse da parte della Cina e della migrazione di milioni di cinesi dalle campagne verso le città.

Ma non è solo la nube di smog arrivata fino a Lhasa a preoccupare la popolazione tibetana: la costruzione della ferrovia Golmud-Lhasa e di numerose fabbriche, la massiccia deforestazione, lo sfruttamento intensivo delle miniere di oro, rame e altri metalli preziosi – con conseguente sversamento di rifiuti tossici, derivanti dalle operazioni di estrazione, in fiumi e corsi d’acqua dolce – e la costruzione di dighe, stanno mettendo in serio pericolo l’intero ecosistema himalayano.

La situazione sarebbe talmente grave da aver indotto lo stesso Dalai Lama a dichiarare: “Lo scioglimento dei ghiacciai, la deforestazione e l’acqua sempre più inquinata dalle attività estrattive, sono problemi che non possono attendere”.