Venerdì 29 novembre 2013

ore 18.30, Sala dei Matrimoni, Palazzo Reale, Milano

A 4 anni dalla morte di Stefano Cucchi, Altreconomia presenta il libro-inchiesta

Accanto all’autore Duccio Facchiniinterverranno i genitori di Stefano, Rita e Giovanni Cucchi. A portare un saluto iniziale ci sarà anche Basilio Rizzo,

presidente del Consiglio comunale di Milano.

“Stefano Cucchi e lo Stato s’’incontrano giovedì 15 ottobre 2009”, comincia così il libro-inchiesta “Mi cercarono l’’anima. Storia di Stefano Cucchi”, in uscita il 22 ottobre 2013, quarto anniversario della morte del 31enne geometra romano. Una settimana prima era stato arrestato per possesso di stupefacenti. Stefano trascorrerà sette giorni “nelle mani dello Stato”, dai Carabinieri alla Polizia penitenziaria, dai magistrati ai medici del carcere, dell’ospedale e del Pertini.

Morirà a Roma il 22 ottobre 2009 in un letto del presidio ospedaliero protetto Pertini. “Presunta morte naturale” c’’è scritto sul suo certificato di morte. Ma non c’’è nulla di naturale nella sua morte: la famiglia – che l’’aveva lasciato una settimana prima in buona salute – lo rivedrà dietro a una teca di vetro. Sul suo corpo, inequivocabili segni di percosse. Ma dopo tre anni e mezzo, la sentenza del processo commina condanne lievi ai medici, assoluzione per tutti gli altri, compresi i tre agenti di Polizia penitenziaria accusati di averlo pestato.

Una ricostruzione dalla parte dei “vinti”, aggiornata e fedele – minuto per minuto, attore per attore – che recupera testimonianze accantonate – come quella di Rolando Degli Angioli e Samura Yaya -, riporta tutte le contraddizioni delle dichiarazioni e delle perizie e depura i fatti da silenzi e omissioni.
Stefano non ha avuto una vita facile. Lo racconta Giovanni Cucchi, che racconta la persona Stefano, suo figlio, con grande delicatezza, e aggiunge: “Poi – ironia della sorte – dopo aver corso tanti pericoli anche gravi, uscito da quella palestra, è incappato nello Stato, che forse avrebbe dovuto proteggerlo, e qui è finita la sua storia”.
Ilaria Cucchi, la sorella, sottolinea il senso profondo di questo libro: “Quanti dubbi, quante domande che restano appese. In un sistema, quello della giustizia, tutto teso a nascondere, o a sminuire in maniera imbarazzante quando proprio è impossibile negare, le responsabilità delle istituzioni e dei loro appartenenti.

Stefano era un essere umano, ma negli ingranaggi della giustizia e prima ancora nell’immaginario della società benpensante questo viene dimenticato. Per quel meccanismo tanto crudele quanto emblematico di colpevolizzazione della vittima. E come lui tanti altri.”

“Questo libro è necessario – conclude l’’autore, il giornalista di Altreconomia Duccio Facchiniperché racconta la storia di un ragazzo di 31 anni nato a Roma e morto nell’ottobre del 2009 in un ospedale-carcere della sua città. Aveva una madre, un padre, una sorella, degli amici e dei nemici, un cane, una macchina in arrivo, una casa e uno sport preferito. Un giovedì sera, dopo il lavoro, una cena in famiglia e la palestra, è stato arrestato e – dopo sette giorni – è morto. Una vita normale, con inciampi sofferenze e sbagli normali, finita in un modo che normale non è. E se è molto probabile, ma non certo, che ‘possa succedere a chiunque’, è un dato di fatto che ciò sia successo a Stefano. Ed è normale ricordarlo.

Un libro scritto con l’aiuto della famiglia di Stefano, dell’’avvocato Fabio Anselmo e con importanti contributi di numerosi esperti su temi quali l’“’esercizio esclusivo della forza” da parte dello Stato, la situazione delle carceri italiane, il reato di tortura, la legge Fini-Giovanardi sulle droghe. Prefazione di Luigi Manconi fondatore di “A buon diritto” e presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato e Valentina Calderone, giornalista e direttrice di “A buon diritto”. Testi di Ilaria e Giovanni Cucchi, Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, interviste a Mauro Palma, presidente della Commissione ministeriale sul sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani e al giornalista Lorenzo Guadagnucci.