Tra i bossoli trovati lo scorso anno in piazza Tahrir anche quelli della Fiocchi di Lecco
Tra le armi in dotazione ai militari egiziani anche fucili d’assalto della ditta Beretta.

A fronte dell’ennesimo uso della forza e dell’impiego indiscriminato di armi e sistemi repressivi da parte delle forze di polizia egiziane conto i manifestanti, Rete Italiana per il Disarmo e Osservatorio OPAL di Brescia rinnovano la richiesta al ministro degli Esteri, Emma Bonino, affinché dichiari pubblicamente l’immediata sospensione dell’invio di armi in Egitto e si faccia promotrice in sede di Unione Europea di una analoga iniziativa fino a che la situazione nel paese non si sarà chiarita.

«Ministro Bonino, cosa deve succedere in Egitto per sospendere l’invio di armi italiane?». Aveva chiesto il 27 luglio scorso l’Osservatorio OPAL di Brescia a mezzo stampa al ministro degli Esteri a fronte della violenza repressiva delle forze di sicurezza egiziane sui manifestanti: in quell’occasione accreditate agenzie di stampa riportavano più di 80 vittime e centinaia di feriti tra i sostenitori del deposto presidente egiziano Mohammed Morsi a seguito dell’intervento delle forze di sicurezza governative alle manifestazioni di protesta al Cairo e Alessandria. Amnesty International segnalava inoltre che testimoni oculari e prove mediche e video mettevano seriamente in discussione la versione del Ministero di Interni egiziano che aveva negato l’impiego da parte della polizia di vere munizioni.

Oggi le agenzie di stampa riportano l’intervento con lanci di lacrimogeni e spari sulla folla da parte degli agenti antisommossa egiziani – anche appostati sui tetti – intervenuti per sgomberare i sit-in dei manifestanti favorevoli al deposto presidente.

«Abbiamo apprezzato la costante attenzione e la profonda preoccupazione espressa dal ministro Bonino che nei giorni scorsi ha dichiarato in Parlamento che la situazione in Egitto è ancora esplosiva e permane il rischio di un bagno di sangue», commenta Francesco Vignarca, coordinatore nazionale della Rete Italiana per il Disarmo. «Crediamo perciò che sia venuto il momento per la Farnesina di passare dalle parole ai fatti decretando la sospensione dell’invio di armi e promuovendo in sede europea di un’analoga iniziativa per l’interruzione da parte di tutti i paesi dell’Unione dell’invio di sistemi militari all’Egitto, fino a quando la situazione non si sarà chiarita», conclude Vignarca.

«Le esportazioni di armi verso l’Egitto sono tuttora in corso e vedono l’Italia tra i principali fornitori europei», dichiara Piergiulio Biatta, presidente dell’Osservatorio OPAL. Nel 2012, durante il governo Monti, hanno raggiunto i 28 milioni di euro e vi figura di tutto: dai fucili d’assalto e lanciagranate della Beretta alle munizioni della Fiocchi, dalle bombe per carri armati della Simmel alle componenti per centrali di tiro della Rheinmetall, dai blindati della Iveco alle “apparecchiature specializzate per l’addestramento militare”. L’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere (OPAL) di Brescia ha infatti potuto esaminare attentamente la Relazione ufficiale sulle esportazioni di sistemi militari inviata nelle scorse settimane al Parlamento dal governo Letta.

Con la riforma avvenuta lo scorso anno, la titolarità delle esportazioni di materiali militari risiede nella nuova Autorità nazionale dell’Unità per le Autorizzazioni di Materiali di Armamento (UAMA) presso la Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese (DGSP) del Ministero degli Affari Esteri.

Le esportazioni di armi dall’Italia all’Egitto sono in costante crescita e vedono il nostro paese tra i cinque maggiori fornitori europei delle Forze Armate egiziane. Lo spiega Giorgio Beretta, analista di OPAL. «Le autorizzazioni ministeriali per forniture di armamenti all’Egitto non superavano i 10 milioni di euro del 2010, sono salite a oltre 14 milioni di euro nel 2011 e lo scorso anno, col governo Monti, hanno toccato il picco di oltre 24,6 milioni di euro. E di conseguenza sono cresciute le consegne effettive di sistemi militari, che nel 2012 hanno superato i 28 milioni di euro (€ 28.679.837). Esportazioni che sono tuttora in corso, visto che nei primi tre mesi del 2013 l’ISTAT ha già rilevato spedizioni all’Egitto di armi e munizioni per oltre 2,6 milioni di euro», conclude Beretta.

Sorprende soprattutto la tipologia di armi esportate dall’Italia all’Egitto proprio tra il 2011 e il 2012, cioè durante le rivolte che hanno portato alle dimissioni del presidente Hosni Mubarak e  alla nomina del nuovo presidente Mohamed Morsi, oggi a sua volta destituito.

Quello inviato dall’Italia alle Forze armate egiziane è un autentico arsenale bellico (vedi elenco a fine comunicato). «Soprattutto – evidenzia Carlo Tombola, coordinatore scientifico di OPAL – sono da segnalare nel 2011, cioè nel bel mezzo delle rivolte popolari, le esportazioni di munizioni dalla provincia di Lecco probabilmente prodotte dalla ditta Fiocchi. Si tratta di forniture per oltre 41.900 euro, che possono corrispondere ad oltre 100mila munizioni. Ricordiamo che – come ha documentato Amnesty International – in piazza Tahrir dopo gli scontri tra manifestanti e forze armate del 2011 sono stati ritrovati dei bossoli di munizioni della Fiocchi».

Riguardo alle esportazioni della Fiocchi, l’Osservatorio OPAL fa notare una costante anomalia. Da oltre dieci anni le effettive spedizioni di munizioni ad uso militare della Fiocchi non sono mai riportate nella Relazione della Presidenza del Consiglio: ci sono le autorizzazioni rilasciate dai Ministeri degli Esteri e delle Finanze (per i pagamenti) ma manca il riscontro dell’Agenzia delle Dogane.

«In parole semplici – commenta Tombola – da oltre dieci anni la Fiocchi sta esportando munizioni di cui l’Agenzia delle Dogane non dà alcun riscontro nelle Relazioni governative, quasi si trattasse di munizioni per armi ad uso civile o sportivo e non invece di munizioni da guerra e che come tali sono autorizzate e dovrebbero essere puntualmente riportate nella relazione governativa. Su questa stranezza, che potrebbe coprire ulteriori esportazioni di munizioni oltre quelle autorizzate, abbiamo chiesto con un’interrogazione parlamentare al ministro Bonino di fare subito chiarezza», conclude Tombola.  

 

ARMI ESPORTATE DALL’ITALIA ALL’EGITTO NEL TRIENNIO 2010-2012

–        Già nel 2010 erano state esportati al Cairo ben 2.450 fucili d’assalto automatici della ditta Beretta modello SCP70/90 corredati di 5.050 parti di ricambio a cui sono seguiti nel 2012 altri 1.119 fucili automatici sempre modello SCP70/90 e 2.238 caricatori e da altri 35 fucili d’assalto calibro 5,56 NATO modello ARX-160 ciascuno corredato da caricatori e baionetta e muniti di 35 lanciagranate e da silenziatori tutti dell’azienda bresciana Beretta.

–        Nel 2011 è stata autorizzata, dal governo Berlusconi, l’esportazione di 14.730 colpi completi per carri armati del calibro 105/51 TP-T IM 370 (equivalente al colpo completo cal. 105/51 TP-T M490) e nel 2012 altri 692 colpi completi calibro 40/70 PFFC IM212 con spoletta e altri 673 colpi completi 76/62 TP tutti prodotti da Simmel Difesa.

–        Sempre nel 2011 è stata autorizzata l’esportazione di 355 componenti per la centrale di tiro Skyguard per missili Sparrow/Aspide e affusti a cui sono seguiti nel 2012 altre 1.000 componenti e corsi d’addestramento per la stessa centrale di tiro prodotta dalla Rheinmetall Italia;

–        Nel 2012 è stata autorizzata dal governo Monti l’esportazione di 55 veicoli blindati Lizard della Iveco;

–        Vanno poi segnalate le esportazioni autorizzate nel 2012 a Oto Melara per attrezzature del cannone navale 76/62 S/R e apparecchiature elettroniche e software della Selex Elsag.

 

Rete Italiana per il Disarmo – 

Osservatorio Permanente Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa

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