Vandana Shiva è dottore in fisica e in filosofia. Per promuovere la lotta alla privatizzazione delle sementi agricole, e per la libertà e la dignità dei contadini, ha fondato l’associazione “Navdanya”. Nel 1993 ha ricevuto il premio Nobel Alternativo.
 

Kaizen: Cosa fa la vostra associazione Navdanya?

Vandana Shiva: con Navdanya, che significa “9 semi” ma anche “nuovo regalo”, noi portiamo avanti tre azioni principali.

Prima di tutto, produciamo le sementi. Perché la sparizione delle varietà, ma anche in gran parte l’erosione della (bio)diversità, rappresenta la parte più grave della crisi ecologica che stiamo attraversando, benché rimanga invisibile. Perciò, salvaguardiamo ogni singolo seme riusciamo a trovare.

E siccome non aspiriamo a creare un museo delle sementi, ci preoccupiamo anche di utilizzarli, di coltivarli. Sono i primi anelli della catena alimentare. Pur avendo iniziato questa battaglia, 25 anni fa, per motivi filosofici ed etici, mi sono resa rapidamente conto che ci troviamo di fronte a una vera e propria sfida a livello produttivo. Intensificando la diversità (invece dei prodotti fitosanitari), si aumenta la resa.

Infine, il nostro terzo impegno è la lotta. Il principio fondamentale di Navdanya è che la Vita non può diventare proprietà dell’industria. Di conseguenza, ogni volta che possiamo portare avanti una lotta per impedire che una specie sia posta sotto brevetto, per impedire la biopirateria, lo facciamo. E spesso, vinciamo.

Kaisen: Per esempio?

Vandana Shiva : Nel 2004 abbiamo bloccato una legge che avrebbe limitato l’utilizzo delle sementi. L’India, inoltre, è anche il primo paese ad aver stabilito per legge il diritto dei contadini di scambiarsi i semi e di auto-produrli. É il risultato del lavoro di un decennio. Oggi ne vediamo i frutti.

Kaizen: Quale strategia avete utilizzato per riuscirci?

Vandana Shiva :  Abbiamo mobilitato la gente, riunito decine di migliaia di persone nelle strade. Ho viaggiato un po’ in tutta l’India per raccogliere le 100.000 firme che ho presentato di persona al primo ministro, informandolo che non avremmo rispettato quella legge anche se il parlamento l’avesse votata. Due grandi idee di Ganghi ci ispirano: una è “l’auto-organizzazione”, che potremmo anche chiamare la “democrazia interiore”, l’arte di auto-governarci, l’altra è la “lotta per la verità”, che si traduce soprattutto nel rifiuto di applicare leggi deleterie. Come quelle che criminalizzano l’utilizzo di sementi o piante per uso medico.

Kaizen: Crede dunque che non bisogna disertare l’azione politica? Questa è una questione attuale in Francia e in tutta l’Europa, dove diventa sempre più evidente che i deputati nazionali ed europei sono spesso impotenti e talvolta corrotti rispetto alle lobby, agli interessi finanziari e così via.

Vandana Shiva :  Io credo che dobbiamo dedicare il 90% del nostro tempo a elaborare alternative, comprese quelle politiche. Ma se non dedichiamo il restante 10% a sorvegliare il sistema politico, accettiamo implicitamente che il potere dei nostri governi e dei nostri deputati sia integralmente sottomesso a gigantesche multinazionali. E questo apparato quasi militare criminalizzerà e restringerà le nostre libertà sempre di più.

Kaizen: Lei ha spesso sotenuto che, per una popolazione, la possibilità di produrre il proprio cibo è una questione di democrazia…

Vandana Shiva :  Secondo me, è il cuore stesso della questione democratica, poiché siamo ciò che mangiamo. Ma, se i contadini non hanno il diritto di conservare le proprie sementi e di riprodurle, se la gente ignora la provenienza del proprio cibo e come è stato prodotto (è il caso degli Stati Uniti, dove non esiste l’etichettatura OGM), se sono le aziende a controllare ciò che mangiamo, allora l’aspetto più intimo della nostra libertà, cioè sostentarci, mantenere o meno il corpo in buona salute, ci viene negato. Al confronto, tutti gli altri aspetti della democrazia non sono che bei disegni sui muri.

La prossima tappa per instaurare una vera democrazia è dunque quella di riconoscere questo collegamento tra salute e alimentazione. Un collegamento che dovrebbe essere ovvio, ma che si dimostra essere sempre più trascurato nelle nostre civiltà, se non addirittura negato ed eliminato per legge.

Kaizen : Cosa pensa dello studio del professor Seralini pubblicato su Food and Toxicology, a proposito della tossicità del Round up e degli OGM ?

Vandana Shiva : Questo tipo di studi è di importanza assolutamente vitale. Sono impegnata su questi problemi sin da quando esistono. Persino da prima che gli OGM fossero commercializzati. Ho visto come l’industria ha letteralmente perseguitato i migliori scienziati. É stato dimostrato che, quando Ignacio Chapela ha pubblicato nella rivista Nature la sua ricerca sulla propagazione del mais transgenico, l’industria ha letteralmente fabbricato risposte pseudo-scientifiche e bombardato la rivista di questi falsi pareri per screditarlo. E la cosa ha funzionato. Oggi, la stessa cosa succede a Gilles- Eric Séralini e a Food and Tox i c o l o g y. Ma le esperienze precedenti hanno messo in grado la comunità degli scienziati indipendenti di organizzare un sostegno reciproco in modo molto più efficace. Questo studio, poi, arriva al momento giusto, proprio prima del voto californiano sull’etichettatura degli OGM. Se questa diventa obbligatoria e se i californiani rifiutano gli OGM, allora il lavoro di Séralini avrà senza dubbio dato il proprio contributo.

Kaizen: Di fronte a un simile rullo compressore finanziario, politico ed economico, che detiene quasi tutti i poteri, pensa che sia veramente possibile cambiare la nostra società senza utilizzare alcuna violenza?

Vandana Shiva : Vengo dal paese della nonviolenza. Un principio che funziona, che porta a un cambiamento reale. Ci sono dunque molto attaccata per motivi etici e filosofici. Ma quand’anche non si trattasse che di una tattica, credo proprio che è quella che sceglierei. La nonviolenza lancia un messaggio a quanti non sono attivamente impegnati. Non possiamo più permetterci di essere solo un club, un’ottima armata sotterranea ma con pochi adepti. Se si vuole ampliare il cerchio delle persone coinvolte, la nonviolenza rappresenta la strada migliore. La maggior parte della gente non vuole né violenza né caos.

Kaizen: Pensa che sarà necessario subire delle catastrofi prima che avvenga il cambiamento?

Vandana Shiva: Quando avviene una catastrofe, la gente non va verso il cambiamento, va nel panico. Ed è proprio su questo fertile terreno che si sviluppano le dittature o le prese di potere. L’idea che le genti più sfruttate nel più profondo di una società possano rialzarsi miracolosamente non è realista.

In compenso, la solidarietà funziona. L’opposizione a qualsiasi forma di sfruttamento costituisce un legame tra tutti questi esseri e può apportare vere e proprie trasformazioni. Per lo meno, questo è quanto si è potuto verificare là dove il cambiamento è avvenuto.

Kaizen: Crede dunque che portare la gente a cambiare è il risultato di un processo, e che una catastrofe non può suscitare un risveglio da un giorno all’altro?

Vandana Shiva : No, è impossibile. E soprattutto non oggi. Prima, le cose erano più semplici: nutrirsi, avere un’abitazione, vestirsi…Oggigiorno, non sappiamo nemmeno da dove arriva il nostro cibo, né di quale natura siano i semi che fanno crescere il grano di cui è fatto il pane che mangiamo.

Tutto è diventato molto complicato, è illusorio credere che una catastrofe possa risvegliare le coscienze in un sol giorno. Si tratta di un processo che necessita di una educazione, ecco perché il nostro lavoro, dedicato a tutti, è così importante.

Kaizen: Cè un consiglio che le piacerebbe condividere con i nostri lettori sul modo di partecipare al cambiamento?

Vandana Shiva : Non amo molto dare dei consigli. Li invito semplicemente a unirsi a noi in questo movimento per la libertà delle sementi. Può sembrare un problema troppo specifico e limitato, ma non è affatto così. Nelle sementi riposa la nostra democrazia, la nostra alimentazione, il nostro futuro. Allora, chiunque voi siate, questo problema vi riguarda. ◗

Intervista raccolta da Cyril Dion

Fonte : www.tree2share.org

Traduzione dal francese di Giuseppina Vecchia