ll Tribunale di Messina ha accolto la questione di illegittimità costituzionale della legge Italicum, accogliendo in parte le obiezioni costituzionali che il Comitato per la democrazia costituzionale sta sottoponendo a vari tribunali di capoluoghi di tutta la penisola.

Abbiamo chiesto di commentare ed approfondire la notizia al Dott. Roberto Lamacchia,  presidente di Giuristi Democratici, associazione che aderisce all’iniziativa.

Dott. Lamacchia potrebbe riassumere l’iniziativa che state portando avanti e il suo significato di fondo?

Si tratta di far valutare subito alla Corte Costituzionale l’esistenza di una illegittimità costituzionale, sotto diversi profili, a nostro giudizio evidenti, della nuova legge elettorale Italicum, per evitare che, come successo per il Porcellum, la eventuale declaratoria di incostituzionalità arrivi anni dopo e ad elezioni avvenute. Per tale ragione, abbiamo presentato in 19 Tribunali italiani ricorsi simili, sottoscritti da elettori di quel territorio, volti ad affermare il diritto dei cittadini ad esprimere il loro voto secondo Costituzione: per giungere a ciò, si chiede ai Giudici di quei Tribunali di sollevare la questione di illegittimità costituzionale di parti essenziali dell’Italicum.
I ricorsi sono stati fissati a date molto diverse tra loro, tra febbraio e giugno 2016; la prima causa discussa è stata quella avanti il Tribunale di Messina e quel Giudice ha accolto le nostre osservazioni, sollevando questione di illegittimità costituzionale in relazione a sei dei tredici motivi che gli avvocati presentatori di quel ricorso avevano indicato.
Meglio di così!

Come prosegue l’iniziativa e quali sono le vostre previsioni e i tempi?

In attesa che la Corte Costituzionale, ricevuti gli atti da Messina, fissi l’udienza, dovranno essere discusse tutte le altre diciotto cause, rispetto alle quali quei Giudici potrebbero rilevare ulteriori profili di illegittimità costituzionale e rinviare anche loro gli atti alla Consulta che, a quel punto, riunirebbe tutte le questioni sollevate; ma anche se quei Giudici non rilevassero profili di illegittimità, la Consulta dovrà, comunque, pronunciarsi.
Quanto ai tempi, ho letto qualche giorno fa che il nuovo Presidente, Grossi, ha affermato che la Corte ha pochissimo arretrato, onde possiamo sperare in una sollecita fissazione.

Abbiamo da anni un dibattito politico che sembra tener poco da conto dei dettami della Costituzione. Cosa dice di certo la Costituzione in materia di sistemi elettorali?

Secondo quanto affermato dalla Corte Costituzionale nella famosa sentenza n. 1/2014, dichiarativa dell’illegittimità del Porcellum, il sistema elettorale che dà le maggiori garanzie di rappresentanza dei cittadini è il sistema proporzionale, con possibilità di attribuire preferenze, possibilmente con liste di candidati brevi, in maniera da consentire al cittadino di conoscere i candidati; ha poi aggiunto la Corte che il criterio della governabilità può consentire qualche deroga all’applicazione rigida del sistema proporzionale, ma deve trattarsi sempre di regole che non alterino la necessaria rappresentatività dei cittadini del Parlamento eletto, in un sistema che tenga assoluto conto del principio “una testa, un voto”.
Quanto ai dettami della Costituzione, è evidente che, in questa fase storica, essi sono sottoposti a violenti attacchi che hanno portato, sino ad ora, alle modifiche costituzionali della Legge Boschi, che saranno sottoposte a referendum popolare, e che, qualora queste passassero, potrebbero indurre l’attuale maggioranza di governo a proporne ulteriori, nel solco di quelle a suo tempo proposte dal governo Berlusconi, quali la modifica dell’art. 41 Cost. che prevede che “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.” Berlusconi aveva semplicemente proposto di limitare l’art. 41 al primo comma “L’iniziativa economica privata è libera”! Se mai passasse una simile riforma, non ci resterebbe che attendere anche la riforma dell’art. 1, comma 1 della nostra Costituzione “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”: ma perché mai sul lavoro? Abroghiamo!