Più di mezzo milione di persone in diversi paesi chiedono l’annullamento di due sentenze che condannano l’avvocatessa iraniana a 33 anni di carcere e 148 frustate per aver difeso i diritti delle donne in Iran.
Dallo scorso 11 marzo, quando Nasrin Sotoudeh è stata condannata a 33 anni di carcere, che si aggiungono ai cinque anni di una sentenza precedente, e 148 frustate, oltre mezzo milione di persone in tutto il mondo (più di 100.000 in Spagna) si sono unite alla campagna di Amnesty International che esige alle autorità iraniane il suo rilascio immediato e incondizionato e l’annullamento di queste sentenze.
La reazione in difesa di Nasrin Sotoudeh si è diffusa nei giorni scorsi in tutto il mondo, con il sostegno alla campagna proveniente, tra gli altri paesi, dall’Italia, dall’Olanda, dal Regno Unito e dal Canada. In Spagna, l’adesione di organizzazioni come la Fondazione spagnola dell’Albo degli avvocati o l’Ordine degli avvocati di Madrid, si è aggiunta alla massiccia reazione dei cittadini. Il ministero degli Affari esteri ha rilasciato una dichiarazione in cui si esprime preoccupazione per il caso.
Nasrin Sotoudeh ha attualmente la possibilità di impugnare la decisione giudiziaria. Tuttavia, ha rinunciato a farlo per non legittimare una sentenza derivante da quello che l’attivista considera un processo ingiusto.
“E’ la sentenza più dura degli ultimi anni contro qualcuno che difende i diritti umani. Con questa sentenza, le autorità iraniane ricordano alle donne che continueranno a essere soggiogate da leggi che violano la loro dignità e i loro diritti”, ha detto Yolanda Vega, portavoce di Amnesty International Spagna. “Questa condanna ha solo lo scopo di mettere a tacere le donne, ma non ci riuscirà perché il movimento globale per i diritti delle donne è inarrestabile”, ha aggiunto.
“Non possiamo permettere che questa donna riceva una sola frustata, né che passi un altro giorno in prigione per aver difeso i diritti umani. Dobbiamo continuare a raccogliere firme attraverso www.es.amnesty.org per chiedere che le autorità iraniane annullino la sentenza, che non riceva una sola frustata e che la liberino immediatamente”, ha precisato Yolanda Vega.
Amnesty International invita inoltre la comunità internazionale a prendere pubblicamente una ferma posizione contro questa condanna e a intervenire con urgenza per assicurare il rilascio immediato e incondizionato della donna.
Come attivista nella difesa dei diritti umani, Nasrin Sotoudeh ha dedicato instancabilmente la sua vita a lottare pacificamente come avvocatessa per difendere i diritti delle donne, opponendosi ad esempio alla legislazione che prevede l’uso forzato dell’hijab. Nell’ultimo anno, le autorità iraniane hanno aumentato la repressione contro le attiviste che hanno protestato pacificamente e pubblicamente contro questa legge e la condanna di Nasrin ne è l’esempio più crudele.
Nasrin Sotoudeh è stata giudicata colpevole, tra le altre accuse, di “incitare la corruzione e la prostituzione” e di “commettere apertamente un atto peccaminoso […..] apparendo in pubblico senza hijab”. Ecco alcune delle attività che le autorità hanno fornito come “prove”: opporsi all’uso forzato dell’hijab, rimuoverlo durante le visite in prigione, difendere le donne che protestavano pacificamente contro l’uso forzato dell’hijab, rilasciare interviste ai media per discutere riguardo all’arresto e alla detenzione violenta di donne che protestavano contro l’uso forzato dell’hijab, e collocare dei fiori nel luogo dove una donna che protestava era stata arrestata in modo violento.
Nasrin Sotoudeh è stata arrestata nel suo domicilio il 13 giugno 2018. Lo scorso febbraio, l’ufficio di polizia della prigione di Evín a Teheran, dove è imprigionata, l’ha informata di essere stata condannata a 33 anni di prigione e 148 frustate.
Nella sua sentenza è stato applicato l’articolo 134 del codice penale iraniano, che consente ai giudici di esercitare il loro potere discrezionale al fine di imporre una pena superiore al massimo stabilito dalla legge, quando l’imputato deve affrontare più di tre accuse. Nel caso di Nasrin Sotoudeh, il giudice Mohammad Moghiseh ha applicato la pena massima stabilita per ciascuna delle sette accuse, per poi aggiungere altri quattro anni alla pena detentiva totale, portandola a 33 anni e superando così il massimo legale di 29 anni.
Nel settembre 2016, Nasrin Sotoudeh è stata condannata in contumacia a cinque anni di carcere per un altro caso, dove è stata accusata di “diffondere propaganda contro il sistema” e “collusione allo scopo di commettere crimini contro la sicurezza nazionale”. Nasrin non ha potuto essere presente al processo perché le autorità giudiziarie le hanno negato l’ingresso in quanto non indossava un abbigliamento islamico adeguato.
Nel settembre 2010, Nasrin Sotoudeh era stata condannata a sei anni di carcere con l’accusa di “diffondere propaganda contro il sistema” e di “collusione allo scopo di commettere crimini contro la sicurezza nazionale” per il suo lavoro di avvocatessa, che comprende la difesa di innumerevoli casi di prigionieri e prigioniere per motivi di opinione e di persone condannate a morte per crimini commessi quando erano minorenni. Era stata rilasciata nell’aprile 2013 grazie a un’amnistia. Nel 2012 ha ricevuto il Premio Sacharov per la sua opera in difesa dei diritti umani.