Delusione per un programma politico bruscamente interrotto, ripetute denunce di brogli, ipocrita e autoritaria ingerenza straniera, riassetto del potere economico e politico di fatto, radicato nel monopolio mediatico, nel bipartitismo tradizionale e, naturalmente, nello Stato.
Un potere di fatto alleato del peggior conservatorismo statunitense, che non ha smesso un solo istante di cospirare e preparare le condizioni per il fallimento del governo di Xiomara Castro. A qualsiasi costo.
Come era prevedibile, il bipartitismo si sta ora unendo con un obiettivo chiave: affossare definitivamente una terza via di carattere progressista che, sebbene con molti limiti, imperfezioni e contraddizioni, ha osato proporre e promuovere un cambiamento di modello e una democratizzazione dell’economia nazionale.
L’accelerazione del processo di revisione speciale di migliaia di verbali elettorali con incongruenze, imposta pochi giorni fa da due dei tre consiglieri dell’autorità elettorale (Cne) in violazione della legge che amministra la materia, ha consegnato la presidenza al candidato del Partito nazionale, Nasry Asfura, sostenuto sfacciatamente da Trump e Milei.
Ana Paula Hall, del Partito liberale e Cossette López, del Partito nazionale, erano sparite per alcuni giorni, suscitando molte speculazioni, tra cui quella che stessero preparando l’atto finale di questa commedia tragica da una sede diplomatica, individuata come quella argentina.
Un presidente di fatto
La dichiarazione ufficiale si è quindi basata sui “dati disponibili fino a quel momento” (23/12). Una misura intempestiva e sui generis presa dopo essersi assicurate la firma e il voto di Carlos Cardona, consigliere supplente di Marlon Ochoa, che nelle settimane precedenti aveva ripetutamente denunciato tutte le irregolarità commesse prima, durante e dopo il voto del 30 novembre e che aveva abbandonato la seduta plenaria prima della votazione.
Ochoa aveva abbandonato la sessione rifiutandosi di legittimare ciò che riteneva uno sfrontato golpe elettorale. Aveva inoltre ricordato che solo nel 30% delle urne (5.690) era stata accertata una coincidenza totale tra i dati biometrici e i verbali scritti, mentre nelle restanti 13.135 erano state rilevate forti discrepanze.
Nonostante ciò, le due consigliere del bipartitismo avevano deciso di inviare a revisione solo poco più di 2.000 verbali. Inoltre, interrompendo i lavori per dichiarare frettolosamente un vincitore, non avevano permesso di controllare gli ultimi 500 verbali.
“Quello che stiamo vivendo oggi è un nuovo golpe elettorale. Le due consigliere del bipartitismo, strumentalizzate da pressioni interne e dall’estero, hanno deciso di nominare un presidente senza esaminare circa 288 ricorsi e più di 10.000 verbali con incongruenze, che erano in attesa di scrutinio speciale e conteggio voto per voto”, ha denunciato Ochoa.
Il consigliere in carico al partito di governo Libertà e Rifondazione (Libre) ha chiarito che qualsiasi dichiarazione emessa non avrà valore legale, già che la legge obbliga prima a controllare tutti i verbali che sono stati sottoposti a scrutinio speciale.
La decisione di dichiarare i vincitori a livello presidenziale, legislativo e municipale ha infatti interrotto lo scrutinio speciale di migliaia di verbali, ignorando tutti i ricorsi presentati dai vari partiti. Fino a quel momento era stato ricontrollato solo il 97,7% dei verbali presidenziali, il 74,8% di quelli municipali e appena il 58,8% di quelli legislativi.
Nonostante ciò, il Cne ha dichiarato Nasry Asfura, il candidato di Trump, come nuovo presidente dell’Honduras con lo 0,72% di voti in più di Salvador Nasralla del Partito liberale.
Ochoa ha infine informato di avere già presentato una denuncia per possibili reati elettorali.
Due pesi, due misure
Contrariamente alla posizione assunta nelle passate elezioni in Venezuela, dove il conteggio voto per voto e la revisione di tutte le contestazioni erano diventati il mantra di Stati Uniti e dei suoi alleati non riconoscendo la vittoria di Maduro, questa volta sembra non avere la stessa importanza. L’ipocrisia dei “due pesi e due misure” non è certo nuova e mostra l’importanza geostrategica e geopolitica che l’Honduras ha per Washington.
“Le voci di 3,4 milioni di honduregni devono essere rispettate e ascoltate. Oggi il Dipartimento di stato ha revocato il visto a Mario Morazán (magistrato della Corte di giustizia elettorale) per aver ostacolato il riconteggio dei voti nel processo elettorale democratico dell’Honduras. Gli Stati Uniti non tollereranno azioni che minino la nostra sicurezza nazionale e la stabilità della nostra regione”, ha scritto il segretario di Stato, Marco Rubio, sul suo account X.
Anche l’Organizzazione degli stati americani (OSA) ha lanciato un appello urgente alle autorità elettorali dell’Honduras affinché concludessero lo spoglio “il più velocemente possibile, nel rigoroso rispetto della legge e con piene garanzie per tutti gli attori politici e sociali”. Parole al vento.
Lo stesso giorno della dichiarazione rilasciata da Rubio, gli Stati Uniti hanno respinto la richiesta di visto di Marlon Ochoa e revocato il visto al presidente del Congresso, Luis Redondo, “per aver minato la democrazia”.
In Honduras si apre ora un difficile processo di transizione verso la restaurazione di un modello che ha ridotto più del 70 per cento della popolazione in miseria.










