IL COSIDDETTO PIANO DI PACE

Sono giorni di grande agitazione e di forti pressioni contrastanti.  Molti di noi abbiamo grandi esitazioni su cosa pensare e come reagire: le speranze e le gioie si mescolano con i timori, le delusioni, il dolore. Una cosa mi pare certa: più i dominanti affermano che siamo vicini all’orizzonte della pace e della giustizia più esse si allontanano.

Siamo tutti sinceramente entusiasti della cessazione (temporaria) della totale distruzione della città di Gaza (ormai restava pochissimo da distruggere!),del rilascio degli ostaggi e del ritiro  parziale dell’esercito israeliano  dai nuovi territori occupati,  così come dell’autorizzazione (sic!) israeliana dell’entrata nella striscia  di 400 camions di viveri su due mila. Credo che pochi dimenticheremo le immagini apocalittiche di questi ultimi giorni di centinaia di migliaia di Palestinesi in cammino, prima in esodo da Gaza e poi di ritorno  a Gaza per ritrovare le loro case (!) e i corpi di diecimila dispersi  dei loro cari verosimilmente seppelliti dalle macerie.

Però, se gli USA e lo Stato di Israele, con la complicità cinica della maggioranza degli Stati europei e di alcuni Stati arabi mediorienali, imporranno l’applicazione delle fasi successive previste dal cosiddetto “piano di pace ” proposto dagli USA di Trump (che invito a leggere nei dettagli)  la situazione sarà nuovamente drammatica marcata dalla sparizione a termine dell’idea di uno  “Stato palestinese” sovrano (l’ANP della Cisigordania non è che una cattiva idea di quel che dovrebbe essere uno “Stato”), e dalla   creazione di un’autorità politica internazionale, presieduta dal presidente  degli Stati Uniti, incaricata di realizzare e far rispettare il piano di ricostruzione di Gaza. Questo,  come sappiamo, prevede una grande  operazione immobiliare  di trasformazione della regione di Gaza in una “Costa Azzurra”  per le classi ricche di Israele e dei paesi arabi della regione pronti a stabilire dei  rapporti di buon vicinato tra loro. Un’operazione concepita  da un  consorzio internazionale finanziario guidato da un’impresa del genero di Trump e il sostegno (più di due miliardi di dollari) da parte dell’Arabia Saudita. Non a  caso, il genero di Trump figura tra i protagonisti dei negoziati  di queste settimane in vista del piano azione per la pace.

E i palestinesi, la Palestina in questo scenario ? Forget about it. Al meglio che  vada, il risultato finale del piano di pace sarà  l’attribuzione alla “Palestina” di uno statuto di “colonia internazionale”, destino classico  accordato dalla “pace dei dominanti” ai  deboli e ai vinti. Vi dice qualcosa “la pax americana”? Altro che pace, giustizia, libertà… 

Ora, chi può affermare e credere che i cittadini palestinesi, libanesi  e i milioni di  cittadini che da almeno due anni nel mondo intero hanno manifestato in difesa della Palestina e dei diritti  del popolo palestinese potranno facilmente accettare lo scenario imposto dal presidente degli USA, che si crede il signore mondiale  al di sopra di qualsiasi altra legge che i suoi decreti, e che ha fatto ingoiare all’altro signore mondiale, il primo ministro israeliano, che si crede  anche lui, per mandato divino, al di sopra della legge?  

Oggi la Palestina è diventata – è una sorpresa per molti – il simbolo della lotta mondiale contro il disprezzo totale da parte dei dominanti  dei diritti universali e dei beni comuni pubblici mondiali e contro l’affermazione del totalitarismo coloniale planetario in nome dei dogmatismi di stampo religioso stile  Israele sionista e quello di stampo più volgare, trumpiano, legato alla potenza suprema ed al dominio assoluto del denaro, un dogmatismo di violenza erede dell’impero americano  che non vuole morire. 

Penso, tra l’altro, alla grande iniziativa luminosa,  di cittadini di vari Paesi del mondo, in particolare europei, di organizzare la navigazione di una Global Sumud Flotilla  (una cinquantina di imbarcazioni con equipaggi interamente disarmati) verso la striscia  di Gaza per portare viveri e medicinali ai palestinesi malgrado il blocco instaurato da Israele.  Israele ha preso d’assalto le imbarcazioni della Flotilla in acque internazionali, ha posto fine all’iniziativa e messo in prigione un buon numero di militanti, poi rilasciati. Ma  i militanti hanno vinto in stima e riconoscimento in seno all’opinione pubblica mondiale sul piano etico e politico.

Sono convinto che la forza etica, sociale e politica così espressa non si indebolirà nei prossimi  mesi se il piano di Trump dovesse essere messo in atto. La violenza dei dogmatismi autocratici ha sempre provocato disastri (persecuzioni, apartheid, guerre, genocidi), ma non ha mai vinto lo  spirito di giustizia. Neanche la violenza del sistema America di Trump e del sistema genocidario del governo di Netanyahu vincerà. La lotta dei  cittadini, del Sud globale come del Nord globale, lo impedirà.

MA DI QUALE PACE  PARLANO?

Come si può parlare di pace se il cosiddetto «trattato di pace » proposto da Trump costituisce un  esempio quasi perfetto della “pace del più forte “, cioè di un sistema di regole e di relazioni ineguali imposto con la forza  da parte del belligerante più potente? Che si tratti di una pace del più forte l’ha spiegato chiaramente lo stesso Trump nel suo discorso alla Knesset di Israele. Egli ha affermato che sovente  la sola soluzione alla guerra passa attraverso l’uso della forza per obbligare i belligeranti ad accettare la fine della guerra.  Ed è cosi che Trump ha usato la forza per far accettare a Hamas il disarmo, con la minaccia, in caso di rifiuto, della distruzione  totale da parte dell’esercito israeliano con l’appoggio degli Stati Uniti  e aNetanyahu, l’irrealizzabilità, per il momento, dell’annientamento o dell’annessione di  Gaza e della Cisgiordania, con la minaccia di cessare  gli aiuti degli Stati Uniti.

Cosi, il trattato proposto prevede la creazione di un’autorità palestinese per Gaza senza la presenza di Hamas (ma la sua messa al bando), composta solo da esperti tecnocrati sotto il controllo e il governo di una Commissione politica internazionale composta da rappresentanti dell’Arabia Saudita, del Qatar, della Turchia sotto l’autorità  del  presidente degli Stati Uniti, esplicitamente lo stesso Trump e diretta dall’ex-premier britannico di cattiva memoria Tony Blair.  Alla Commissione spetta il governo della transizione per tutto il periodo della  ricostruzione economica di Gaza (una quindicina di anni) gestita da un grande consorzio  finanziario ed industriale di imprese private guidato da un’impresa del genero di Trump e formato da imprese americane e medio orientali (arabe e israeliane).  Le imprese dei Paesi dei governi alleati e cortigiani di Trump riceveranno qualche briciola.

Parlare di pace alla luce di quanto precede  è pura spudoratezza, un atto inammissibile. Anzitutto è confermato che secondo il potente oggi più potente al mondo vale non solo il principio assurdo  «Se vuoi la pace prepara  la guerra», ma anche quello tautologico  e ancora più assurdo «Se vuoi la pace dalla guerra imponi la  tua pace con la forza, senza negoziare». Altrimenti detto, come proposto da Trump : a) la tua pace deve implicare la messa fuori gioco, l ’eliminazione del tuo  nemico più importante sul piano politico-ideologico-popolare, e b) il trattato di «pace »  deve difendere e promuovere i benefici e gli interessi del più potente. In questo caso degli  Stati Uniti e soprattutto dell’autore della proposta, Donald Trump . Il quale, peraltro, non ha nemmeno consultato formalmente  il Congresso USA, facendo capire che in quanto presidente USA, e quindi capo potente dello Stato potente egli crede di poter  fare da solo quello che gli pare nel mondo!  

 Così i diritti  e gli interessi dei palestinesi sono tenuti in pochissimo conto. Addirittura anche  quelli degli israeliani, per quanto importanti, devono sottostare agli  interessi e ai diritti del presidente degli USA (caso della gestione della ricostruzione di Gaza e presenza di Israele nella Commissione di controllo e di governo della transizione).

Non parliamo poi della presa in conto (nessuna) delle regole internazionali  e delle posizioni/ interventi da parte delle massime istituzioni politiche e giuridiche  della comunità internazionale (ONU, Corte Internazionale  di Giustizia, e Corte Penale Internazionale, Organizzazione Mondiale della Salute, UNICEF…). 

Infine, a mio avviso fatto ancor più grave sul piano dei valori di civiltà e di rispetto degli esseri umani, il trattato proposto da Donald Trump è un puro atto di pirateria. Non ci sono altre parole appropriate per definire, da un lato, il disprezzo   con cui  Trump ha considerato di nessun  valore i milioni e milioni di cittadini che nel mondo hanno manifestato,  con grande spirito di giustizia in favore della dignità e dei diritti della Palestina,  facendone il simbolo chiave attuale della dignità dell’umanità e, dall’altro, la cinica, falsa ignoranza e assenza di condanna del genocidio perpetrato da Israele,  con il sostegno  degli Stati Uniti, la parola fine essendo  per il mondo il principale obiettivo  della pace.  Per Trump, la sola colpa di Israele è di costare troppo agli Stati Uniti e di non obbedire immediatamente alle sue proposte..

Che  scempio totale della vita in nome della pace grazie alla guerra!! In quanto cittadino europeo, mi domando come fanno i dirigenti degli Stati  europei,  salvo il premier spagnolo,  a camminare a testa alta mentre calpestano i valori di libertà, uguaglianza e fraternità.

Fontaine de Vaucluse, 16 ottobre 2025