C’è ancora molto da fare per assicurare i diritti umani più elementari ai Rom e ai Sinti presenti sul territorio italiano. Ne parliamo con Ernesto Rossi, presidente dell’Associazione Aven Amentza, che si occupa da anni della questione.

Prima di tutto una domanda generale: che differenza c’è tra Rom e Sinti?

Sono popolazioni affini e allo stesso tempo diverse, che si sono mosse dall’India nord-occidentale per spostarsi gradualmente verso l’Europa. I Rom sono arrivati in Italia alla fine del 1300, attraverso l’Adriatico, i Sinti nei primi decenni del ‘400 attraverso le Alpi. Molti confondono i Rom con i Romeni, con cui invece non hanno nulla a che fare. In Romania sono stati schiavi per cinquecento anni, dai tempi del principe Vlad detto Dracul fino a metà dell’Ottocento. La loro lingua, il romanès, deriva dal sanscrito.

In Italia i Sinti sono arrivati come giocolieri e saltimbanchi, divenuti poi giostrai e circensi. Pochi sanno che i circhi, fra cui i famosi Togni, Orfei, ecc., sono stati fondati proprio da loro. Attualmente sono 30.000-35.000 in tutta Italia, mentre i Rom sono 140.000, di cui un po’ meno della metà italiani.

Veniamo a Milano. Cosa si è fatto per assicurare i diritti umani fondamentali a queste popolazioni?

Nel 1983 Carlo Cuomo, assessore ai Servizi Sociali e poi al Decentramento fra il 1975 e il 1985, ha fondato la sezione milanese dell’Opera Nomadi, un’associazione con numerose sedi e centro a Roma. Esisteva già a Milano un Ufficio Comunale Stranieri e Nomadi, a cui Carlo ha dato un ruolo di coordinamento dei primi campi comunali; l’obiettivo era quello di assicurare la residenza, con tutto quel che ne segue, togliendo i Rom dalla strada e dagli sgomberi e di avviare elementi di cittadinanza e la scolarizzazione dei loro figli.

E’ stato così realizzato un importante progetto di mediazione culturale, scolastica e poi sanitaria, in collaborazione con Susanna Mantovani, Preside dell’allora Facoltà di Magistero: dopo un corso di abilitazione per mediatori, delle ragazze Rom con la licenza media (cosa rara per quei tempi) sono state inserite nelle scuole più frequentate dai bambini Rom, stando in classe insieme alla maestra titolare. Si è trattato di un passo importante per cambiare l’immagine diffusa di questo popolo: per la prima volta i bambini Rom e i loro compagni vedevano delle ragazze ‘zingare’ in una posizione autorevole.

Nel 1996 sono entrato nell’Opera Nomadi, quando in alcune zone della città si è avviata anche la mediazione sanitaria: dopo un corso presso i consultori familiari e con il supporto degli operatori dell’USSL locale, delle mediatrici Rom portavano alle altre donne della comunità informazioni sui consultori, i loro orari e i servizi offerti e le assistevano nel periodo pre e post parto.

Questi progetti sono stati via via ridimensionati dalle giunte Albertini e soprattutto Moratti.

Nel 2004 ho fondato nel campo di Triboniano l’associazione “Aven Amentza” (in romanes “Venite con noi”), con l’appoggio della Camera del Lavoro, della CGIL regionale e di Coop Lombardia. Era un’associazione mista: i Rom erano più della metà, gli altri erano Gagé (ossia i non Rom e non Sinti). Una delle attività che mi ha dato più soddisfazione è stata un anno e mezzo di sportello sindacale dentro il campo. Man mano però il Triboniano è diventato una sorta di lager, presidiato dalla polizia, dove non si poteva entrare dopo le 10 di sera. Dopo la chiusura preelettorale del campo, l’associazione continua comunque a fare attività culturale, con conferenze e proiezioni di film su Rom e Sinti.

Con De Corato vice-sindaco gli sgomberi erano all’ordine del giorno (540 in due anni e mezzo-tre): i bambini venivano strappati alla scuola e alcuni avevano subito più sgomberi degli anni della loro età.

Nel 2006 il Sindaco di Buccinasco mi ha chiesto di diventare presidente dell’associazione “Apertamente”, che è tuttora molto attiva e lavora con una famiglia allargata di Sinti lombardi che vivono in città.

Com’è ora la situazione a Milano?

Purtroppo gli sgomberi continuano, anche se non hanno più la brutalità dei tempi di De Corato. La buona notizia è che si è formato un Tavolo di lavoro sul tema, con le associazioni che si occupano di Rom e Sinti e gli assessori Majorino e Granelli, con un progetto di integrazione legato a quello approvato dal Governo e varato dal ministro Riccardi, in attuazione delle prescrizioni dell’U.E, mai prima rispettate in Italia. Ci sono già stati vari incontri e ho fiducia che si possa avviare un percorso interessante.

E’ vero, la maggior parte dei Rom sono poveri e suscitano pregiudizi radicati, ma lasciandoli rinchiusi nei ghetti e non affrontando i loro problemi la situazione non può sbloccarsi. E io parto da un concetto molto semplice, che ha animato tutta la mia azione in questi anni: i diritti umani appartengono a tutti dalla nascita: non sono divisibili, né negoziabili. Quando qualcuno se li vede negare, è un’offesa per ognuno di noi.