L’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ad Andrea Costa, Presidente di Baobab Experience, ha basi infondate. Fa parte del piano politico di criminalizzazione della solidarietà che ha colpito associazioni di volontariato e ONG dedicate all’aiuto e al salvataggio dei migranti.

Il processo ad Andrea Costa è un fatto politico. Lo ha detto ieri Alice Basiglini, portavoce di Baobab Experience, alla conferenza stampa ospitata a Roma dall’Associazione Stampa Estera, a due settimane dalla prossima udienza che potrebbe chiudersi con una condanna in primo grado nei confronti del presidente dell’associazione. L’accusa è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nel 2016 Andrea Costa avrebbe donato, insieme ad alcuni volontari, pochi euro per comprare biglietti del pullman per Genova a 9 migranti originari del Sudan e del Ciad, diretti al campo della Croce Rossa di Ventimiglia. Un gesto di solidarietà e di aiuto a delle persone che Baobab non era in grado di ospitare nel presidio umanitario di via Cupa a Roma, da poco forzatamente sgomberato.

I nove giovani migranti erano stati opportunamente identificati e godevano del pieno diritto di muoversi sul territorio italiano – sia Genova che Ventimiglia sono sul territorio nazionale. Le accuse infondate rientrerebbero nell’ondata di criminalizzazione della solidarietà iniziata nel 2015, che ha rappresentato un vero e proprio attacco politico contro i migranti e tutto il settore di volontariato che sopperisce alle carenze dell’accoglienza in Italia.

La solidarietà è diventata un crimine

Il 3 maggio verrà pronunciata dal giudice la sentenza in primo grado. Per la sua azione umanitaria, Andrea Costa rischia dai 6 ai 18 anni di carcere. A prescindere dall’esito positivo o meno del processo, comunque una grossa parte di Baobab Experience, così come di molte associazioni di volontari che aiutano i migranti, è gravemente danneggiata.

La criminalizzazione della solidarietà, iniziata con la caccia alle streghe contro le ONG che salvano i migranti in Mar Mediterraneo, è la macchina del fango che ha travolto in diversi modi organizzazioni, associazioni e anche singoli cittadini volontari che si adoperano ad aiutare persone che scappano da guerre, da povertà e da condizioni di vita inconciliabili con l‘esistenza.

Un fatto politico mirato a colpire le migrazioni e i migranti, dunque, ha dichiarato Alice Basiglini, così come è un fatto politico aprire le frontiere a profughi e rifugiati di una data nazionalità e chiuderle ad altri, come vediamo in questi giorni con i cittadini ucraini, mentre i profughi afghani vivono ammassati nei campi lungo la rotta balcanica.

La portavoce di Baobab ha continuato a spiegare: “Altro fatto politico è aver abdicato completamente al soccorso nel Mar Mediterraneo mentre migliaia di persone continuano a perdere la vita ed è un fatto politico l’aver definito le ONG del soccorso in mare  ‘taxi del mare’. È una guerra di logoramento basata su questa assurda equiparazione tra trafficanti di esseri umani e chi invece lotta contro la tratta e il traffico di esseri umani con un impegno quotidiano sul campo. Tutti i volontari e le volontarie di Baobab Experience sono con Andrea Costa. Senza alcuna retorica, se Andrea è colpevole lo siamo tutte e tutti”.

Favoreggiamento all’immigrazione clandestina: un processo alle intenzioni

Alice Basiglini ha inoltre messo in luce gli equivoci della configurazione del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nella giurisprudenza italiana: “Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, così come è disciplinato dal nostro ordinamento in maniera opaca, in maniera equivoca, è un fatto politico, al quale nessun governo di nessun colore ha finora posto rimedio. Così  numerosi attivisti si trovano continuamente infangati e criminalizzati, mentre nessun trafficante ad oggi è stato consegnato alla giustizia. Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è un reato di pericolo. Perché si configuri è sufficiente che vengano poste in essere delle azioni come agevolare il valico di una frontiera; non è nemmeno necessario che questa frontiera venga o meno superata. È di fatto un processo alle intenzioni”.

Baobab è il nemico numero uno dei trafficanti

“Quando, nel 2015, abbiamo cominciato ad aiutare donne, uomini, ragazzi e ragazze in Via Cupa, nessuno pensava che ci saremmo ritrovati qui”. Così ha esordito Andrea Costa quando ha preso la parola. Il Presidente di Baobab Experience ha evidenziato come l’associazione negli anni ha allacciato collaborazioni e legami con piccole e grandi organizzazioni italiane e internazionali, con le quali ha condiviso e condivide progetti e missioni. Allo stesso tempo ha lavorato congiuntamente con le Forze dell’Ordine. Così come tutte le organizzazioni umanitarie europee che si occupano di migranti, Baobab è il nemico numero uno dei trafficanti.

Altro aspetto su cui Costa ha posto l’accento è l’attività a titolo di volontariato di tutti coloro che operano in Baobab. Un dettaglio importante che ha fatto crollare i tentativi di accusa di associazione a delinquere. Così come i risultati dei controlli bancari hanno dimostrato che l’organizzazione è addirittura andata in perdita.

“Abbiamo fatto tutto sempre alla luce del sole e non è solo una frase metaforica – ha detto il Presidente di Baobab – perché siamo in strada dal 2015. Non abbiamo mai dovuto nascondere nulla di quello che facciamo”.

Andrea Costa: “Aiutiamo senza fare domande”

Andrea Costa ha poi spiegato: “Noi non chiediamo quando siamo in strada da che paese vieni o se la tua è più guerra o meno guerra. Né misuriamo il colore della pelle”.

Il presidente di Baobab è da poco tornato dalla Moldavia, al confine con l’Ucraina, dove ha portato aiuto. “Siamo orgogliosi di averlo fatto con mamme e bambini – ha raccontato – ai quali non abbiamo chiesto né come si ponessero rispetto al tema della guerra, né da quale zona provenissero. Abbiamo attraversato cinque frontiere di cui due extracomunitarie, con il sorriso, la compiacenza, l’applauso delle autorità, delle istituzioni, delle guardie di frontiera. Eravamo molto felici che si fosse arrivati a questo. Il tutto strideva molto con il fatto che a Roma invece ci troviamo a dover affrontare un processo con un’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Io ancora non ho capito quale sia il reato”.

L’intero settore di organizzazioni e volontari che aiutano i migranti sta sostenendo Andrea Costa. “Abbiamo ricevuto moltissima solidarietà – ha detto – e questo ci ha fatto molto piacere, ma ne avremmo fatto volentieri a meno. La solidarietà va portata alle persone, che arrivino o dall’Ucraina o dal Corno d’Africa o dall’Afghanistan, come le migliaia di persone che proviamo ad aiutare e vengono bloccate, respinte violentemente dall’Europa al confine tra Bosnia e Croazia. Loro hanno bisogno di solidarietà”.