Forse non gli stessi numeri di ieri, ma è stato comunque un corteo molto partecipato, questa volta con tutte le età presenti. Una grande varietà di gruppi, organizzazioni, comitati, movimenti, striscioni che non chiedono, ma pretendono un cambiamento: molta determinazione e soprattutto la gioia di ritrovarsi in piazza. Se molti di noi vivono in un’angoscia latente ascoltando le notizie sul pianeta, sul tempo che stringe, sulle variazioni climatiche e le catastrofi naturali sempre più frequenti, oggi prevaleva la gioia di essere di nuovo in piazza, a calpestare chilometri di pavé in una Milano che si ritirava forse con un filo di vergogna, sapendo che quello che hanno gridato i giovani e i meno giovani in queste piazze, ieri e oggi, è giusto e sacrosanto.

Le critiche alle politiche di facciata, al greenwashing, fioccano; si vuole un cambiamento radicale, è il sistema che non funziona, il modello capitalista che sfrutta gli altri esseri umani così come il pianeta e le sue risorse. Il cambiamento è necessario e non potrà che avvenire dal basso, questo è chiaro a tutti e tutte.

Musica, ritmo, percussioni, fiati e ottoni, balli e pupazzoni, impianti di varie misure, su carretti, su bici o tricicli, per gridare slogan e ricordare l’urgenza della mobilitazione. Un corteo lunghissimo arrivato fino a destinazione, tutti coscienti che questo cambiamento lo otterremo con grandi manifestazioni, ma anche con un lavoro certosino, quotidiano, martellante, che difenda su territori piccoli e grandi modelli alternativi, di riduzione di crescita, consumi, spreco, combustione, in vista di modelli circolari di produzione, virtuosi, rispettosi dei diritti, della natura nel suo insieme, dell’ambiente.

Foto di Andrea Mancuso