“Mentre in Afghanistan si combatte ovunque, il pensiero di alcuni paesi europei è rimpatriare i profughi afgani e riportarli indietro, in un paese che è meno sicuro che mai.” Questa la reazione di EMERGENCY dopo che Austria, Danimarca, Belgio, Grecia, Paesi Bassi si sono ribellati allo stop dei rimpatri dettato dalla Commissione Europea per i richiedenti asilo afghani che hanno visto rifiutata la propria domanda.

“Di quale Afghanistan stanno parlando questi paesi? – dichiara Alberto Zanin, medical coordinator dell’ospedale di EMERGENCY a Kabul.  “Quello che conosciamo noi continua, soprattutto negli ultimi mesi, a essere dilaniato da scontri quotidiani in quasi tutte le province. Dai nostri ospedali, il nostro staff impegnato a curare le vittime è testimone di un paese al collasso, in preda alla violenza, all’insicurezza e alla paura. La crisi umanitaria è già in atto, vediamo i civili coinvolti nei combattimenti, gli sfollati stanno già uscendo dalle città ammassandosi dove possono: è il momento di essere solidali con un popolo che vive da quarant’anni la guerra.”

“Secondo il report UNAMA, gli sfollati interni sono oltre 200mila dall’inizio dell’anno: le persone hanno abbandonato le proprie case e sono rimaste senza niente. Molte altre sono rimaste intrappolate nei distretti occupati e non sanno se riusciranno a fuggire  conclude Zanin. “Anche solo pensare di rimpatriare persone nello stesso paese da cui sono scappate a causa della guerra ci sembra fuori da ogni logica, ma soprattutto inumano.”

EMERGENCY è presente in Afghanistan dal 1999 con due Centri chirurgici per vittime di guerra nelle località di Kabul e Lashkar-gah, un Centro chirurgico e pediatrico, un Centro di maternità ad Anabah, nella Valle del Panshir e una rete di 44 Posti di primo soccorso. Nei primi quattro mesi del 2021, i suoi ospedali hanno già ricoverato 1.853 pazienti vittime di guerra. Si tratta di un aumento del 202% rispetto al 2011, quando la guerra era in corso da 10 anni.