Ne avevamo scritto quattro mesi fa. In tutto questo tempo i-le giovani accampati su una collina in località Eclépens, nel cantone di Vaud, hanno resistito, hanno presidiato un pezzo del pianeta terra. Un pezzetto, che una multinazionale vuole sventrare per trarne ricchezza. Aspettavano, sapevano che non sarebbe stata una Fortezza Bastiani, come nel famoso romanzo di Dino Buzzati “Il deserto dei Tartari”. Sapevano che gli interessi in gioco erano potenti.

Qualche giorno fa è arrivata la conferma dai tribunali svizzeri: la multinazionale può procedere con i lavori di ampliamento della cava. Se l’aspettavano? Non se l’aspettavano? Non lo sappiamo, ma non si sono scomposti.

Hanno cominciato da tempo a costruire rifugi e casette sugli alberi, corde tese, passaggi in aria, come nel romanzo di Calvino “Il barone rampante”. Sono arrivati altri, la solidarietà si è raccolta, almeno una cinquantina o più sono lì, a presidiare.

La preoccupazione maggiore? Non lasciare tracce. Per ora dormono ancora nelle numerose tende, ma appena scatterà l’allarme si rifugeranno in alto e faranno di tutto per resistere il più a lungo possibile. Nulla di violento, ma sicuramente qualcosa di visibile, colorato e teatrale. Avverrà forse giovedì o venerdì… Sono stanchi e stanche, ma soddisfatti.

Riusciamo in qualche modo a contattarli e lo confermano, per quanto quasi nessuno sia dotato di cellulare per non essere facilmente localizzati, o forse perché in questi mesi è stata intensa e sufficiente la comunicazione diretta. E sì che parlavano varie lingue perché diversi di loro non erano svizzeri.

Cosa possiamo dire? Buona resistenza, grazie per quello che avete fatto e farete nelle prossime ore. Grazie da tutti noi che bloccati in casa cerchiamo di lottare coi tasti del nostro computer e del telefono; meglio che niente.

Se fossimo in un film forse ci sarebbe un colpo di scena e i “cattivi della multinazionale” sarebbero messi in fuga da un branco di capre arrabbiate. Invece i nostri amati poliziotti con le loro divise ultima moda faranno il loro becero compito. Cosa rischiano i nostri? Non lo sanno neppure.

Qualsiasi cosa succeda promettiamo di seguire gli eventi e le conseguenze.

P.S. La ciliegina sulla torta? La multinazionale Lafarge-Holcim, protagonista di questa vicenda, ha interessi anche in Siria. Nel 2019 la Corte d’Appello di Parigi l’aveva messa sotto accusa addirittura per complicità in crimini contro l’umanità, dicendo che per difendere i propri interessi aveva finanziato gruppi armati. L’accusa poi è stata annullata, con la motivazione che la multinazionale è là per garantirsi i lavori di ricostruzione. Da che guerra è guerra si sa che dopo c’è da ricostruire e come dicevano i latini “pecunia non olet”.