Il movimento NoTav organizza una serie di manifestazioni a Torino ed in Val Susa per ricordare i quindici anni dall’occupazione del cantiere di Venaus, avvenuta l’8 dicembre 2005.

Il filo rosso delle manifestazioni di quest’anno è la richiesta di potenziare la sanità pubblica, rilevatasi totalmente inadeguata a gestire l’attuale pandemia, riallocando in tal senso i nove miliardi di euro preventivati per il solo tunnel del TAV; una richiesta totalmente in sintonia con il Manifesto per la Società della Cura a cui il movimento ha aderito.

Il presidio torinese in piazza Castello è iniziato alle 11 con una serie di interventi che hanno illustrato le attuali rivendicazioni e le idee portanti del movimento che ha, tra le sue peculiarità, la capacità di trasformarsi e adattarsi ai tempi, caratteristica che gli ha consentito di sopravvivere a trent’anni di lotta contro interessi enormi.

Il progetto TAV Torino-Lione è una grande opera inutile, finanziata con soldi pubblici a scapito di altri investimenti pubblici che dovrebbero essere prioritari: lo status di opera inutile è certificato persino da uno studio della corte dei conti europea.

Il progetto TAV Torino-Lione è un crimine climatico e un pericolo sanitario a causa delle polveri sottili che genereranno dieci/quindici anni di cantiere e delle relative emissioni di CO2.

Risulta necessario cambiare un modello di sviluppo che privilegia l’interesse dei grandi gruppi economici ai danni della popolazione, dell’ambiente e della giustizia; tale modello sta alla base del progetto TAV così come sta alla base dello smantellamento dello stato sociale e dei crimini ambientali; interessi così grandi che coinvolgono le istituzioni, i mass media e persino i tribunali e possono essere contrastati solo da una grande ed informata mobilitazione popolare.

Nicoletta Dosio è intervenuta telefonicamente per ricordare che la lotta contro un sistema ingiusto a volte si paga di persona come è successo a lei, a Dana e ad altri attivisti NoTav. Ma la felicità di una vita coerente con i propri principi non ha prezzo.

Foto di Valeria Chiabotto