In tutto il mondo, ma soprattutto in Europa, le città sono diventate un campo di battaglia chiave contro l’espansione e il potere delle multinazionali, potere che continua a crescere a dismisura. Questo è quanto si afferma in una pubblicazione comune della società civile europea e delle organizzazioni mediatiche, che sono parte della rete ENCO (rete europea degli osservatori aziendali)

La privatizzazione dell’approvvigionamento idrico, Airbnb e Uber, la lotta all’inquinamento ambientale causato dal traffico automobilistico e dalla circolazione di auto a diesel, l’insistenza su un’economia della “rilocalizzazione”, i cui profitti non finiscano nelle mani di azionisti all’estero – sono questi i motivi alla base di un duro scontro, uno scontro che vede coinvolti da una parte i cittadini che protestano e dall’altra i centri nevralgici del potere economico.

Il conflitto tra le città e le multinazionali non fa altro che rispecchiare quella pressione sulle istituzioni locali e sulle aree cittadine che, come conseguenza della crisi economica del 2008, ha continuato a crescere. La crisi ha poi portato con sé anche la politica dell’austerità, contrazioni dei bilanci, la finanziarizzazione del mercato immobiliare e una diminuzione del potere di acquisto, il tutto con drammatiche ripercussioni sulla popolazione. Dall’altra parte le città e i propri abitanti hanno però sviluppato una serie di strategie e iniziative forti e innovative, per affrontare le sfide globali, supportare l’economia locale, ridurre la propria impronta ecologica e garantire per ognuno una buona qualità di vita.

Il progetto “Città contro le multinazionali” è un segnale del fatto che i cittadini in tutta Europa stanno scendendo in campo per un cambiamento sociale progressivo e per la giustizia climatica. Tale iniziativa però mostra anche quanto siano numerosi gli ostacoli che questi attivisti si trovano a dover affrontare, a livello nazionale o europeo, nel rapporto con le potenti multinazionali.

Ad esempio, le normative europee in materia di appalti pubblici rappresentano ancora un ostacolo non irrilevante per tutti gli sforzi compiuti per supportare l’economia locale. Airbnb si è rivolta, con successo, alla Corte europea, potendo così evitare una regolamentazione delle sue attività da parte delle città. Ma non è tutto. Infatti, i gruppi aziendali hanno spronato la Commissione europea a imporre delle limitazioni ancora più restrittive alla politica comunale.

Le conseguenze di questa opera di convincimento sono diventate palesi nel piano d’azione per la definizione del mercato interno comune, piano presentato questa settimana. Esso prevede un nuovo impulso per le controverse linee guida sugli appalti di servizio. Diverse città europee temono che, nel momento in cui tali linee guida dovessero essere davvero implementate, alla fine si vedrebbero costrette a porre dei limiti al proprio diritto democratico di regolamentazione delle multinazionali.

 

Traduzione dal Tedesco di Emanuele Tranchetti