Il numero di persone sul pianeta in condizione di sradicamento forzato ha toccato la cifra record di 123,2 milioni (+6% rispetto al 2023). Un mondo in stato di crisi permanente continua a generare spostamenti di popolazioni, mentre i sistemi di protezione sembrano arretrare, tra esternalizzazioni, reclusione e rimozione della responsabilità politica. E’ quanto si legge nella IX edizione del Report “Il diritto d’asilo” della Fondazione Migrantes (con Tau Editrice), dal titolo “Richiedenti asilo: le speranze recluse”.

A metà 2025 le persone in fuga risultano in calo: 117,3 milioni. Un calo dovuto però in prevalenza a “ritorni” in Paesi insicuri. Sono 46 milioni gli “sfollati climatici” nel solo 2024 e tre rifugiati su quattro continuano a essere accolti in Paesi a basso o medio reddito. Il nostro Paese è però in controtendenza: mentre le domande di asilo nell’Ue sono calate (-13%; Germania -30%), l’Italia nel 2024 ha segnato il suo massimo storico (quasi 159 mila). Anche se vi è stato il record di dinieghi: nel 2024, le Commissioni territoriali hanno pronunciato il 64% di dinieghi, contro una media Ue del 51%. E nel primo semestre 2025 i dinieghi sono al 69,5%. Rifugiati che sono sempre più poveri: secondo una ricerca finanziata da Unhcr, il 67% dei beneficiari di protezione internazionale e temporanea in Italia vive in povertà relativa, a fronte del 17% degli italiani e del 39,5% dei cittadini extra-Ue. Ma come si può qualificare il nostro sistema d’accoglienza?Un’infrastruttura di esclusione”, così uno studio “basagliano” inserito nel Report definisce il sistema di accoglienza italiano, fatto di marginalità e “zone di non essere”: spazi di disumanizzazione (come le “file della vergogna” in Questura, le espulsioni improvvise, le segregazioni nei Cpr e la rinuncia dei territori ai progetti SAI.) in cui i migranti sono ridotti a “oggetti amministrati”.

Il Report si focalizza sui morti e sulle persone scomparse durante i movimenti migratori. “Chiedere giustizia e verità nel caso di persone morte o scomparse lungo le rotte migratorie, sottolinea la Fondazione Migrantessignifica scontrarsi con una normativa ancora inadeguata nel fornire risposte ai bisogni dei loro familiari e ai loro diritti estremi. Partendo dal caso del giovane Yonas, deceduto a Ventimiglia all’inizio di quest’anno, il contributo denuncia le difficoltà che si riscontrano nelle procedure di identificazione delle persone che perdono la vita sulle rotte migratorie, nel coinvolgimento dei familiari in tali procedure e nel rispetto della loro volontà legata alla sepoltura. Il dolore dei familiari e le conseguenze culturali e legali legate all’incertezza sulla sorte dei propri cari pongono ulteriori sfide agli attori coinvolti nell’accertamento della verità sul destino di queste persone. Un tema oggetto ancora di studio e dibattito, che pone numerosi interrogativi legali e morali, ma che si muove nel solco di un principio di umanità: far sì che il tempo non cancelli la memoria di questi giovani uomini e donne morti o dispersi nell’inseguire il sogno di un futuro migliore”.

Per la prima volta il Report dedica un focus agli USA. L’amministrazione Trump ha emanato almeno 12 ordini esecutivi che hanno generato paura, persecuzione e sfiducia. Secondo l’American Immigration Council siamo di fronte alla “fine del sistema d’asilo”. Intanto, il Patto europeo su migrazione e asilo, che entrerà in vigore a giugno 2026, accentua la logica del contenimento: procedure accelerate, esternalizzazione dei controlli, applicazione estesa del concetto di “Paese terzo sicuro”. Si rischia la limitazione di fatto del diritto d’asilo, con preoccupanti conseguenze per i minori stranieri non accompagnati. Nel mentre l’Italia, alla quale come a tutti i Paesi dell’Ue era stato richiesto di coinvolgere la società civile nella scrittura del suo piano di attuazione, non l’ha fatto e non l’ha ancora reso pubblico. Infine, si assiste, a una trasformazione della cooperazione internazionale: l’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) ha perso la sua funzione originaria (riduzione della povertà) per assumere un ruolo subordinato alle logiche della sicurezza, del controllo migratorio e dell’interesse economico nazionale. Il Report 2025 invita istituzioni e società civile a ricollocare al centro “diritto internazionale, diritto d’asilo, diplomazia e bene comune”. In un mondo che rischia di normalizzare la crisi e la disumanizzazione, il riconoscimento dell’umanità di chi fugge rimane il fondamento irrinunciabile di ogni democrazia. Come scrivono le curatrici del rapporto Chiara Marchetti e Mariacristina Molfetta nell’Introduzione, “le guerre non sono il nostro destino ineluttabile, così come non lo è la corsa al riarmo. Il diritto internazionale, il diritto d’asilo, la diplomazia e la ricerca del bene comune possono e devono tornare al centro. La fraternità e la sorellanza, insieme al rispetto per la terra, sono valori che possiamo e dobbiamo continuare a coltivare”.

Qui la sintesi del Report sul diritto d’asilo della Fondazione Migrantes: https://www.migrantesonline.it/wp-content/uploads/2025/12/ReportDdA25_Sintesi.pdf.