Biella, la piccola città del Piemonte che conta poco più di quaranta mila abitanti (40.000) e il Biellese, il territorio che circonda la città, che invece ne ha poco meno di centosettanta mila (170.000) ha retto i quattrocento mila (400.000) alpini che il 9/10/11 maggio si sono riversati nella città e in tutto il territorio circostante; per quanto, commercialmente, le ricadute si siano concentrate in uno spazio ristretto del centro. Tanto che molti ambulanti hanno avanzato merce, o disdetto ordini ai fornitori che, ora, svendono. La cittadina laniera piemontese è stata infatti la sede dell’Adunata Nazionale degli Alpini.

Questa la considerazione sulla logistica che ha funzionato. E viene da chiedersi, perché poi normalmente il servizio treni, e anche quello dei pullman ATAP, sia così scadente.

Anche ieri, sabato 17 maggio, la tratta ferroviaria Milano-Torino è stata un disservizio totale. Si trattava di potenziare gli interregionali ciòè quei treni che, facendo anche le fermate intermedie della tratta, caricano i giargiana che vogliono andare al Salone del libro di Torino. Ma no, non era proprio possibile dare un servizio decente e abbiamo viaggiato come sui carri bestiame. Si vede che la cultura, anche quando paga, non merita. Ah, per chi non lo sapesse, i giargiana a Milano sono tutti quelli che non sono nati in città.

Ripartiamo dalla foto. E’ stata scattata da Serena, mia moglie, a casa nostra e ritrae me con i nostri ospiti alpini. Quello alto, il Lippa, è un amico del mare. Ci siamo frequentati per molti anni ai lidi comacchiesi. Così gli abbiamo dato volentieri una mano, essendo alpino, per fare in modo che l’esperienza biellese dell’adunata, sua e dei suoi amici, fosse positiva.

E così è stato.

Tra le cose piacevoli annovero la serata insieme a Roppolo di chiacchiere di naja. Loro che raccontavano la naja, quella alpina e io il servizio civile. E vi assicuro che i racconti del mio anno da obiettore di coscienza al militare presso la comunità di diversamente abili del Don Gnocchi, non erano certo meno avventurosi dei loro. Anzi univano avventura e utilità sociale. Ma questa è un’altra storia.

Quello che voglio dire è che non ho, come credete, un atteggiamento aprioristicamente contrario all’adunata. E’ un bene per il Biellese che abbia funzionato la macchina e che ci sia stato un ritorno – sul breve – dal punto di vista della socialità e dell’economia.

E’ anche un bene che il Mucrone, il monte alle spalle di Biella, che sarebbe dovuto essere illuminato per tre notti di rosso, bianco e verde, invece lo è stato assai meno e anche solo parzialmente. Non è stato un ripensamento né degli organizzatori dell’Adunata, né dell’ente finanziatore, la Provincia di Biella. Ci hanno pensato le nuvole; segno che  l’uomo deve proprio rendersi conto che dovrebbe limitare i suoi deliri prometeici. Prometeo, nei miti greci, è un titano amico dell’umanità e del progresso poiché ruba il fuoco agli dei per darlo agli uomini. E fa poi una bruttissima fine.

Devo però dire, alla luce dei fatti, che avevamo ragione noi. “Noi chi?” Mi chiederebbe il mio censore. Ma noi che abbiamo organizzato il 5 maggio, pochi giorni prima dell’adunata, un incontro, tra l’altro molto partecipato, dal titolo “Addio alle armi” presso la sede del Centro Territoriale Volontariato di Biella. Ospiti, non di richiamo, ma di spessore (che è anche meglio): Giorgio Monestarolo, Marco Meotto, Simonetta Valenti e Daniele Gamba .

Oggi mi è arrivato nella chat del circolo Tavo Burat un link da infoaut che riporta in modo attento, preciso e completo gli interventi e il senso della nostra contrarietà al clima neo bellicista e patriottico di questa 96esima Adunata degli Alpini a Biella. Tavo Burat sta per Gustavo Buratti, politico, poeta, saggista biellese a cui è dedicato il circolo che presiedo.

A proposito mi è stato detto, da chi di adunate ne ha fatte assai, che non si erano mai viste così tante bandiere italiane come a Biella, anzi no, come nel Biellese.

Non mi soffermo quindi sui singoli fatti che macchiano il risultato di questo evento Adunata e di cui sono piene le cronache dei giornali locali e nazionali e le pagine social. Queste anche pienissime di commenti fascistissimi. E sì, non si può che definire così chi fa dello squadrismo in salsa digitale, arrivando a far togliere i post critici o che semplicemente riportano verità scomode.

Un po’ come facevano le squadracce fasciste nel 1920 e 21 quando bruciavano le Case del Popolo, picchiavano i socialisti e i comunisti con il manganello e somministravano anche l’olio di ricino. Sento già i”bei tempi quelli” che fioccano nei commenti social.

Non è questo ridicolo suprematismo delmastriano che toglierà Biella dai luoghi che non contano, come ha scritto Filippo Barbera su Il manifesto di venerdì scorso. Biella e il Biellese possono riappropriarsi di un ruolo di primo piano, invece, proponendosi come esempio di conversione ecologica.

Proprio parlando di impronta ecologica mi viene da chiedere in chiusura di questa ultima cronaca della 96esima Adunata degli Alpini a Biella: ma la quantità abnorme di bandiere appese verrà tolta? E per caso il tessuto di cui sono fatte è riciclabile?

Ah l’impronta ecologica misura l’area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e ad assorbire i rifiuti prodotti.