Nel 2024 si è festeggiato il primo decennio di amministrazione condivisa: dieci anni dalla presentazione a Bologna del primo Regolamento sulla collaborazione fra cittadini e amministrazioni per la cura e la rigenerazione dei beni comuni. E in questi dieci anni oltre 300 Comuni in tutta Italia hanno adottato il proprio regolamento e oltre 8 mila patti di collaborazione sono stati stipulati tra amministrazione pubblica, società civile organizzata, gruppi informali e cittadini singoli che hanno tracciato così una traiettoria sempre più radicata e legittimata di “fare insieme”.
I Comuni che hanno approvato il regolamento al 31 dicembre 2024, secondo i dati reperiti da LABSUS, il Laboratorio per la sussidiarietà https://www.labsus.org/, nel corso di questi anni, risultano 312 e sono distribuiti in tutte le 21 regioni di Italia. Inoltre anche le Città Metropolitane di Milano e di Roma e le Provincia di Chieti e di Matera hanno redatto il proprio regolamento. Dalla mappa emerge una maggiore predisposizione amministrativa di alcune regioni in cui più Comuni hanno adottato il regolamento (il Piemonte, il Lazio, la Toscana, la Sicilia), alle quali però non sempre corrisponde un uso effettivo di tale strumento attraverso la stipula di patti di collaborazione. I due estremi sono rappresentati da un lato da casi come quello ligure, in cui nella sola città di Genova sono stati rilevati molti patti, e dall’altro lato la Lombardia e la Toscana, in cui al contrario è molto più diffusa e vivace la distribuzione dei Comuni attivi sul fronte dell’amministrazione condivisa dei beni comuni. Anche in Sicilia il numero di Comuni che hanno adottato il Regolamento è notevole, se comparato al dato nazionale, ma il numero di patti effettivamente stipulati resta basso, probabilmente perché molti dei dati non sono pubblicati sui siti istituzionali e, di conseguenza, non emergono dall’analisi desk.
Il numero totale è certamente sottostimato, poiché non si dispone di un sistema di rilevamento strutturato: esso è stato rilevato da un’analisi desk o attraverso rilevamenti diretti di persone impegnate in attività di accompagnamento ai Comuni e in contatto con LABSUS. È interessante evidenziare ultimamente un maggiore protagonismo delle regioni del Sud, in particolare la Puglia, la Sicilia e la Campania e di alcune regioni del Centro, come l’Umbria.
Cosa c’è al centro dell’azione di cura dei cittadini attivi? Anche il 10° Rapporto 2024 di LABSUS su Ambiente e Comunità conferma che le azioni di cura e rigenerazione di un bene comune “materiale” (dal giardino, all’aula scolastica, fino al cinema dismesso) sono sempre di più associate ad azioni “immateriali”, di tipo culturale, educativo e sociale, che rendono l’esperienza di cura attiva un’esperienza comunitaria e relazionale. Se è vero che prendersi cura di un giardino vuole innanzitutto dire imparare a prendersi cura di sé, farlo in un contesto di socialità permette di creare nuove amicizie e in molti casi di configurarsi come occasione per molte persone di uscire dall’isolamento (pensiamo alle persone anziane, ad esempio).
“Analizzando i patti per aree di intervento, si legge nel Report di LABSUS, i beni comuni ambientali e il verde urbano si confermano al primo posto, con un dato pari al 45.5% attuale rispetto ad un 47.92% del 2021 (in lieve flessione), ma che conferma un trend che avevamo rilevato già con i precedenti Rapporti. In quasi il 50% dei patti analizzati (precisamente il 48.97%) i principali luoghi dove si realizzano le azioni di cura delle comunità sono aiuole, giardini e parchi. I pattisti individuano il verde urbano ed extraurbano, di vicinato o a parco, le vasche e i vasi fioriti dell’arredo pubblico, gli orti comunitari, le aree naturali quali principali beni comuni di cui prendersi cura nell’interesse generale”.
Scorrendo le categorie di aree di intervento prevalenti, al secondo posto si conferma l’arredo urbano (14% del totale dei patti analizzati) e come luogo lo spazio pubblico inteso come piazze, strade, eccetera, che infatti si attesta al 16%. Altrettanto interessante è il dato che descrive l’area di intervento “Inclusione sociale”, che rispetto al Rapporto 2021 risulta in sorprendente crescita, con un incremento dal 7% al 11%. Un dato differente rispetto al 2021 è invece quello che riguarda i patti che hanno le scuole come luogo o soggetto e le attività educative come aree di intervento: la flessione negativa di circa 2 punti percentuali (da un 7.25 % del 2021 a poco più del 5% oggi) è molto probabilmente connessa alla diffusione dei “Patti educativi di comunità” quali strumenti precisamente introdotti a livello ministeriale per facilitare pratiche collaborative tra comunità educante, territorio e istituzione scolastica.
Quanto dura un patto di collaborazione? In linea con il trend dei precedenti Rapporti, l’analisi rileva ancora un considerevole aumento dei patti con una durata uguale o maggiore a un anno, che rappresentano quasi il 92% del totale. I patti con durata da uno a tre anni passano dal 41% al 51,45 % ma ancora più significativo è il dato che rileva la durata di oltre tre anni, che passa dal 14% del rapporto 2021 al 30,2%. Gli interventi occasionali, legati a eventi o iniziative di breve durata, sono ulteriormente scesi all’1% contro un 4% dell’ultima analisi.
Come scrive Gregorio Arena nella postfazione del Rapporto LABSUS 2024 “Non ci sono dubbi sul fatto che i cittadini che partecipano ai patti di collaborazione stiano esercitando i loro diritti di cittadinanza, dando vita così a nuove forme di partecipazione alla vita pubblica, cioè a nuove forme di democrazia”, aggiungendo che i patti rappresentano le moderne palestre diffuse di democrazia. “In un’epoca in cui ormai da tempo i partiti tradizionali hanno smesso di formare classe dirigente, sottolinea Gregorio Arena, i patti di collaborazione sono uno dei pochi luoghi oggi rimasti dove le persone possono incontrarsi con altre persone per confrontarsi su problemi che riguardano tutti e che solo con la collaborazione di tutti, istituzioni comprese, possono essere risolti.”
Qui per scaricare il Rapporto LABSUS 2024: https://www.labsus.org/2025/03/e-online-il-decimo-rapporto-labsus-su-ambiente-e-comunita/










