Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani la difesa comune è il punto di partenza per far compiere un “salto di qualità” all’integrazione europea. Parole d’ordine come la “tutela degli interessi strategici” e il “rafforzamento del pilastro europeo della NATO” hanno come conclusione la necessità di reperire nuovi finanziamenti per il settore militare.

A quale prezzo? Le ipotesi avanzate dal ministro Tajani (dallo scorporo delle spese per la difesa dai vincoli del Patto di Stabilità all’uso di eurobond e fondi del Next Generation EU) rischiano di sottrarre risorse preziose a settori cruciali come la sanità, l’istruzione e la transizione ecologica.

In un momento storico segnato da conflitti devastanti e crescenti tensioni globali, la risposta non può essere quella di destinare ulteriori fondi pubblici alla militarizzazione dell’Unione Europea. Al contrario – osserva Fabrizio Battistelli, presidente di Archivio Disarmo – è urgente investire in politiche di diplomazia preventiva, cooperazione internazionale e sviluppo sostenibile, uniche soluzioni per garantire sicurezza e stabilità nel lungo periodo.

Ha ragione Tajani ad auspicare di “superare i tabù” in materia di difesa europea. Ma il dibattito (che non c’è) si dovrebbe aprire sulle scelte di fondo circa il futuro dell’Europa. Per la sicurezza della U.E. non si può continuare a puntare tutto sulla deterrenza militare, senza interrogarsi sulle conseguenze di un’escalation negli armamenti.

Archivio Disarmo chiede con urgenza un’inversione di rotta: il vero salto di qualità per l’Europa è nella costruzione di politiche di pace. Il Governo italiano e le istituzioni europee devono riaprire il tavolo del controllo degli armamenti e del disarmo multilaterale e rilanciare iniziative diplomatiche per la pace in cui l’Europa abbia un ruolo di protagonista.