Lunedì 6 gennaio è stato presentato a Palermo presso il circolo Arci “Andrea Ballarò” il volume di poesie A che i poeti nei tempi bui? Versi di oggi contro la guerra, curato da Antonella Chinnici, Alessandra Colonna Romano e Daniela Musumeci, per Navarra Editore.

Alessandra Colonna Romano ha avuto il compito di sintetizzare la bella e appassionata introduzione al volume, scritta a quattro mani con Daniela Musumeci, spiegando per prima cosa la scelta del verso di Hölderlin, a che scopo i poeti nei tempi bui? Che pone la questione di come sia stato possibile dedicarsi ancora all’arte dopo i terribili eventi del secolo scorso.

Questione non risolta, ma che si ripropone in tutta la sua drammaticità nel nostro tempo presente, in cui la guerra è tornata prepotentemente sulla scena mondiale e dunque “ricorre, inquietante, il quesito sull’utilità dell’arte o della riflessione a fronte di un mondo che sembra crollare, devastato da una violenza che ci fa sentire impotenti”.

Bisogna dunque appendere le cetre alle fronde dei salici? Non lo fecero allora i poeti e proprio ora occorre “ridestare la nostra coscienza nonviolenta e l’impegno per il disarmo”, come scrivono le curatrici. Ora più che mai è necessario denunciare la barbarie della guerra, una guerra sempre esistita e da sempre condannata, ma mai seriamente osteggiata anche dopo l’esperienza tragica dei due conflitti mondiali. Una guerra frantumata in tanti scenari, finora considerata lontana ma che è tornata in Europa, con il serio pericolo di una minaccia nucleare, nonostante l’esperienza di Hiroshima e Nagasaki.

Non è solo la denuncia contro le guerre di oggi che ha spinto le curatrici a raccogliere in un volume i versi di poeti e poete contemporanei. Di fronte ad una propaganda che banalizza fatti storici e scenari sociali ed economici complessi, che riduce tutto ad un linguaggio semplicistico e ad una logica duale, amici/nemici, pacifisti/bellicisti…. occorre “ribadire il paradigma della complessità”, combattere contro l’assuefazione alle immagini che entrano nelle nostre case e che rischiano di rendere gli scenari di guerra impersonali, lontani e inevitabili.

Ed è proprio per denunciare le menzogne e l’inganno di guerre spesso giustificate ora come di difesa, ora come esportatrici di civiltà e democrazia che è necessario trovare voci di lotta, resistenza e impegno civile; sono voci di poeti e poete che raccontano e denunciano l’orrore di una tragedia che si ripete nel tempo. Ci parlano di lotte, di diserzione ma anche di pace, di speranza e solidarietà e di un’altra via possibile, una via difficile, che esige forza e coraggio ma che è l’unica alternativa al disastro a cui assistiamo impotenti.

È una poesia che annichilisce, è vero, di fronte allo sterminio di uomini, donne e soprattutto bambini ai quali viene sottratto il futuro, ma che non scagiona mai la rassegnazione; vuole anzi, attraverso questi poeti e queste poete,  instaurare un dialogo, come conclude Alessandra Colonna Romano, proprio con quegli uomini e quelle donne che vivono nelle zone di guerra, obiettori di coscienza, disertori, attivisti e attiviste di associazioni come Wahat al Salam/Nevé Shalom (Oasi di Pace) o Combatants for Peace, per unirsi idealmente “alle tante voci che da sempre e da tutte le parti del pianeta si alzano e continuano ad alzarsi perché si comprenda che non c’è assolutamente alternativa alla pace.”

Così la prima sezione di poesie, Di denuncia e di protesta, che non a caso si apre con un bellissimo testo di Danilo Dolci, racchiude testimonianze di dolore che esprimono lo sgomento di fronte ad una strage che si ripete da sempre e sempre uguale. Come Cimitero di guerra (Antonio Minaldi):
… Chi erano mai costoro “Caduti per la Patria”?
E chi mai si celerà dietro costei “La Patria”?

Disincanto propone poesie amare e satiriche che rendono così immediata l’assurdità della guerra. Chi meglio di Bertold Brecht poteva introdurla?
Quando chi sta in alto maledice la guerra
le cartoline precetto sono già compilate.

Di tormenti e di macerie sono poesie che parlano dei luoghi della guerra, alcuni dei quali ormai conosciamo bene come Bucha … “e la conta dei morti che non sanno perché sono morti” (Maria Nivea Zagarella), Gerusalemme – “Cicatrici e lividi lacrime e sorrisi tristi” che rivive nei meravigliosi versi di Mohammed El -Kurd , Libano, Gaza…

Al Dio tradito è una raccolta di versi che denunciano il tradimento della/ delle religioni, ma si chiude con “Le Tavole della legge” (Daniela Musumeci) in cui ogni comandamento è un anelito di speranza, di gioia, un inno alla pace, alla nonviolenza, alla vita.

Profanate e offese sono le donne in guerra, madri che piangono i propri figli, donne da sempre e in ogni luogo stuprate, sorelle unite tutte nella sofferenza, nel destino di ogni guerra che le considera prede e che le condanna al martirio.

Assedio d’anime include versi che narrano una guerra interiore, come la breve vita di Peppino Impastato (Lunga è la notte) che apre la sezione o come la Tregua di Yousif Latif Jaralla, cantastorie e narratore iracheno: … Oggi non si muore, oggi tregua… Oggi non si uccide, oggi tregua, eppure, l’aria geme.”

Di fughe e migrazioni ritrae uomini e donne in fuga dalle guerre in cerca di pace, ma che trovano violenza, discriminazione, morte. Cercare orizzonti di senso nelle dissennate carneficine nelle radici divelte dissolte in migrazioni senza meta… (Ornella Mallo)

“n cerca di un varco”, infine, ci dice  della speranza esistenziale che forse può consentirci di superare quel male di vivere di montaliana memoria e di intravedere un simbolo che apra alla “Pace”… ora che tace l’unica parola benedetta stretta tra il fuoco che sempre è del nemico della pace”: (Maria La Bianca)

Chiude il volume un saggio di Antonella Chinnici Guerra, un deserto chiamato pace. Dall’Iliade ai nostri giorni , un vero e proprio excursus storico- filologico per comprendere la guerra dai tempi di Caino e Abele ad oggi.