Sono iniziati i rastrellamenti, casa per casa, per arrestare i primi migranti che verranno deportati in Ruanda secondo il “Ruanda Bill”, approvato giorni fa dal Parlamento inglese dopo un iter a dir poco travagliato.

I video fieramente pubblicati dal governo britannico sul proprio sito pare abbiano ricevuto migliaia di commenti sdegnati.

Guardare la realtà in faccia, o quantomeno in video, anziché sentire solo parlare di migranti impersonalmente o di numeri è ben diverso. Teniamo presente che, essendo video ripresi e pubblicati dal governo, è scontato che non siano, diciamo così, un fedelissimo esempio di quel che accade o che accadrà in realtà, in assenza di telecamere. In questa realtà edulcorata non solo non si vedono violenze e urla, ma non si vede la minima traccia dello strazio dei familiari o amici al momento del distacco.

Per farla brevissima, con una legge con un complicato iter, il Parlamento britannico ha deciso che il Ruanda deve essere considerato un Paese sicuro; ha così eliminato alla radice il problema delle polemiche sollevate riguardo al rispetto dei diritti umani con il patto stretto dalla Gran Bretagna con il Paese africano, secondo il quale le persone richiedenti asilo nel Regno Unito possono essere trasferite in Ruanda per l’esame della domanda.

Dopodiché, se saranno riconosciute titolari di protezione internazionale, resteranno in Ruanda, mentre se non lo saranno potranno essere deportate da qui al loro Paese d’origine o ad un Paese terzo considerato sicuro. Insomma, dopo l’arresto non torneranno in alcun modo a casa, neppure se considerate aventi diritto all’asilo.

Ironia – se non ci fosse da piangere – della sorte, in questi giorni vi sarebbe un esodo dall’Inghilterra verso l’Irlanda, la quale chiede al Regno Unito di riprendersi i migranti in fuga; se non fosse che ciò non può nei fatti avvenire perché questo a sua volta non risulterebbe un Paese sicuro (in effetti.. .). Di qui il progetto di una legge irlandese che lo definisca tale, proprio come fatto da questo con il Ruanda.

Persone bistrattate e sempre più respinte, emarginate, isolate, e appunto addirittura deportate, con gravissime picconate ai diritti fondamentali dei nostri ordinamenti.

La cosa più grave è che si tratta di persone richiedenti asilo,  che dovrebbero essere considerate regolari sul territorio e che invece vengono private della libertà personale e deportate ancora prima dell’esito della loro domanda.

Rete Mai più lager – NO ai CPR