Il 13 aprile si è svolta a Dearborn in Michigan una strana festa di addio al lavoro presso la fabbrica Ford. Organizzata dal Sindacato.

L’impresa sta tagliando drasticamente l’occupazione in quello che è lo stabilimento più redditizio di Ford, che produce il pick-up F-150 Lightning.

Dearborn è una città simbolo dell’auto e del sindacato statunitensi, Vi fu fondata la Ford nel 1917 dall’antisemita e filonazista Henry Ford; nei suoi stabilimenti furono introdotti sia le otto ore di lavoro pagate cinque dollari che un dipartimento di sicurezza di 3.000 uomini, le cui squadracce parafasciste e i suoi detective spiavano anche la vita privata dei dipendenti e tennero il Sindacato fuori dai cancelli fino agli anni ’30. Nel 1932 un corteo di licenziati dalla Ford e di disoccupati che si dirigeva allo stabilimento di River Rouge (che, coi suoi oltre 100.000 lavoratori era allora la fabbrica d’auto più grande del mondo) fu affrontato dalla polizia e delle guardie private della Ford che aprirono il fuoco anche con le mitragliatrici, uccidendo quattro operai e ferendone un’ottantina. Nel 1937, nella cosiddetta “Battaglia del cavalcavia” un gruppo di dirigenti sindacali, che pur avevano ottenuto il diritto comunale di volantinare davanti ai cancelli di fabbrica, furono pestati duramente dalla solita polizia interna. Solo nel 1941, anche quegli stabilimenti furono al centro delle occupazioni degli impianti e il padrone più antisindacale fu costretto a firmare il contratto con il sindacato UAW.

Dearborn, sobborgo di Detroit, ha oggi 110.000 abitanti. E’ la settima città del Michigan per popolazione e ha la più grande comunità musulmana degli USA, il 30% dei residenti.

A testimonianza dei grandi cambiamenti subiti da un territorio che ospitava tutte le più grandi imprese auto degli USA e che è al centro ora della rust belt, la “cintura della ruggine”, dal colore degli impianti dismessi e arrugginiti.

A sei mesi dalla firma del rinnovo contrattuale dei lavoratori della Ford (e delle altre due grandi imprese auto degli USA), Ford ha annunciato che dal primo aprile, dei 2.100 lavoratori il Rouge Electric Veliche Center di Dearborn, un terzo rimarrà in loco, 700 saranno trasferiti allo stabilimento di assemblaggio del Michigan a Wayne per costruire il suv Bronco e il pack up Ranger (dove saranno assunti centinaia di operai), e i restanti 700, o accetteranno il trasferimento nel sud-est del Michigan o usciranno dall’azienda con un incentivo di 50.000 dollari (che non pare un grande importo).

In un primo tempo, risulterebbe che ai lavoratori fosse stato detto che la soppressione del lavoro a Dearborn sarebbe stata temporanea. Poi, che avrebbe riguardato un solo turno di lavoro. Infine è stata estesa a due turni su tre. Ford infatti sta tagliando gli obiettivi produttivi del suo pick-up F-150 Lightning completamente elettrico, a cui sarà dedicato un solo turno.

L’azienda sottolinea la volontarietà del trasferimento della maggioranza dei lavoratori in alternativa all’accettazione di un pensionamento incentivato, trattato a suo tempo col sindacato. Il tutto con un operazione che potrebbe impattare negativamente in gran parte solo sulle aziende esterne che producevano componentistica per il pick-up elettrico.

L’Amministrazione Biden aveva fortemente incentivato, con l’Inflation Reduction Act (IRA) dell’agosto 2022, la conversione ai veicoli elettrici ma senza deliberare, anche per la non maggioranza che aveva al Congresso, alcun vincolo per i diritti dei lavoratori, favorendo così una transizione al ribasso dei diritti collettivi. La legge IRA pone l’obiettivo che i veicoli elettrici rappresentino il 50% dei veicoli venduti entro il 2030 negli USA ed include grandi crediti d’imposta e incentivi per l’energia pulita e per i veicoli elettrici e per la produzione nazionale di batterie. Dalla sua entrata in vigore, le aziende auto degli USA hanno annunciato 120 miliardi di dollari di investimenti.

Occorre ricordare anche che la grandissima presenza di pick-up e di suv negli Stati Uniti origina dalla crisi petrolifera del 1973 coi paesi arabi produttori di petrolio e dalla norma governativa introdotta nel 1975 dal governo che imponeva di produrre veicoli che consumassero meno benzina Auto che erano più costose, però, e che avrebbero messo fuori mercato le piccole aziende che producono veicoli industriali e agricoli. Per questo e per contenere anche i costi di acquisto per i loro clienti, il governo esentò tali mezzi dalla nuova norma.

Ma nella lista dei veicoli che potevano mantenere i più alti consumi precedenti, le lobby dei grandi motori riuscirono a far entrare anche i suv. Le imprese auto cavalcarono così l’occasione per “produrre veicoli di grandi dimensioni con standard ambientali più bassi piuttosto che auto piccole meno inquinanti, e cominciarono a presentare suv e pick-up come un simbolo di americanità, espressione di libertà, potenza e spirito d’avventura”. E ne aumentarono la richiesta sul mercato.

Sulla falsariga di ciò, il direttore finanziario di Ford, John Lawler, ha dichiarato recentemente che la domanda di veicoli elettrici è molto più lenta di quanto l’industria si aspettasse. E dato la batteria che li fa viaggiare è la componente più costosa del veicolo, più i veicoli sono grandi più grande è la batteria. E “i costi vanno fuori controllo”.

Ford, nell’ambito della prevista transizione ai veicoli elettrici, sta sviluppando anche un piccolo veicolo elettrico per competere con le case automobilistiche cinesi e di Tesla (E pare che chiederà a quest’ultima l’accesso alla sua collaudata rete di ricarica). Ma il CEO di Ford, Jim Farley, ha dichiarato che non ha intenzione per il momento di abbandonare i suoi veicoli con motore a combustione interna (con questo non apparendo coerente con la transizione assai rapida stabilita dal governo degli USA). Ford inoltre aveva già annunciato l’intenzione di scaricare sugli acquirenti i costi del recente rinnovo contrattuale con UAW, valutati in circa 800 dollari per auto.

Ciò premesso, il 13 aprile, nell’occasione in cui molti operai lasceranno l’azienda per trasferimenti e dimissioni “volontarie”, la sezione locale del sindacato UAW, la local 600, ha organizzato un “Going Away Party” in cui si vanta l’appartenenza all’azienda e la soddisfazione che il pick-up F-150 Lightning sia stato nominato Truck of the Year nel 2023.

Un festa, quella sindacale, preceduta il 10 aprile, dall’iniziativa aziendale di un “TOTAL TRUCK TAKEOVER” che declamava: “Unisciti a noi per una Ford Truck Celebration l’11 aprile dalle 12:00 alle 12:50.” Il pranzo offerto includeva BBQ Chicken Slider, Mac & Cheese, Biscotti, Acqua in bottiglia e Limonata e il volantino suggeriva: “Durante l’evento, goditi il pranzo gratuito e l’intrattenimento dal vivo”.

Aggiungendo festa a festa, nella serata dello stesso giorno il presidente della United Automobile Workers (UAW) Shawn Fain era presente alla cena di Biden col primo ministro giapponese.

Ed era anche invitato il giorno successivo al consueto discorso presidenziale sullo “Stato dell’Unione” come rappresentante del mondo del lavoro.

Queste occasioni potrebbero esser state propizie per ricordare al presidente Biden che la transizione ai veicoli elettrici, così come comincia ad attuarsi, non pare finora così positiva per i lavoratori, in quanto le aziende che la stanno attuando non appaiono così interessate a mantenere l’occupazione negli stabilimenti e nell’indotto che stanno producendo auto a benzina, in modo che si possano coniugare la necessaria lotta al cambiamento climatico e i diritti dei lavoratori.

Questo problema impatta anche sul tentativo in corso di UAW di sindacalizzare le altre imprese auto, europee e asiatiche, che hanno stabilimenti negli USA, i cui lavoratori, mai aderenti al Sindacato, sono addetti anche loro alla produzione di auto in prospettiva elettriche

Fonti principali:

Alessio Marchionna, Guidare in grande, Internazionale, Americana, 17.3.2024

Phoebe Wall Howard – Olivia Evans, Ford to dramatically cut hourly workforce at F-150 Lightning plant in Dearborn, Detroit Free Press, 27.3.2024

Tim Rivers, Rouge workers denounce union-sponsored “Going Away Party”, World Socialist Web Site, 11.4.2024