Sanna Ghotbi e Benjamin Ladraa, gli attivisti per i diritti umani di #bike4westernsahara in viaggio in bicicletta da due anni per sensibilizzare sulla causa del popolo Saharawi, hanno incontrato lunedì scorso[1] il Presidente del Consiglio Comunale di Torino Maria Grazia Grippo ed alcuni consiglieri comunali.

Sanna e Benjamin sono stati ricevuti in Comune alle 12 accompagnati da rappresentanti delle organizzazioni che stanno supportando la loro permanenza in città. L’incontro è stato un’occasione per presentare alle autorità cittadine la situazione politica, sociale e dei diritti umani del Sahara Occidentale e del popolo Saharawi.

All’uscita dal Palazzo di Città, Sanna e Benjamin sono stati intervistati dal TGR Rai che ha mandato in onda un servizio specifico sulla loro iniziativa[2].

Sempre lunedì in serata, presso la Sala Poli del Centro Studi Sereno Regis, si è tenuto l’incontro Sahara Occidentale: un popolo, una cultura, un territorio da non dimenticare a cui hanno partecipato Sanna e Benjamin, Fatima Massoud, rappresentante per l’Italia del Fronte Polisario[3], moderati e tradotti da Zaira Zafarana del Centro Studi.

Fatima Massoud è intervenuta a distanza descrivendo l’attuale situazione del Sahara Occidentale[4], che risulta ufficialmente ancora una colonia spagnola in attesa di un referendum per decidere il suo futuro; gli spagnoli lasciarono il paese nel 1975, definendo un accordo non riconosciuto dall’ONU per dividere il territorio dell’ex colonia tra i paesi vicini, nello specifico Marocco e Mauritania, che hanno occupato militarmente il paese; questo accordo ha innestato un conflitto armato con la popolazione residente, organizzata nel Fronte Polisario, che riesce a conquistare la parte sud del paese occupata dalla Mauritania. Nel 1991 viene siglato il cessate il fuoco tra Marocco e Fronte Polisario per permettere ad un’apposita missione ONU di definire una soluzione stabile al conflitto e consentire finalmente l’autodeterminazione del popolo saharawi. Il piano Baker II, elaborato dall’ex segretario di stato USA James Baker nel 2003, è stato accettato dal Fronte, ma non dal Marocco e la situazione di stallo ha fatto ripartire le ostilità tra il Fronte Polisario e il Marocco nel 2020.

Il popolo saharawi conta circa 600.000 persone sparse per il mondo per la diaspora generata dal conflitto: di questi, circa 200.000 vivono attualmente nei campi profughi in Algeria, altri sono costretti a restare nei territori occupati dal Marocco.

Secondo Fatima Massoud, i saharawi sono un popolo mite e pacifico che odia tutto ciò che genera dolore e nei campi profughi hanno organizzato una società basata sulla tolleranza e la solidarietà; la guerra gli è stata imposta dall’occupazione marocchina e stanno combattendo per senso di giustizia e per far sopravvivere la propria cultura.

Sanna e Benjamin hanno raccontato l’esperienza fatta in due anni di viaggio e sensibilizzazione alla causa del Sahara occidentale: il loro viaggio in bicicletta è cominciato a Göteborg, in Svezia. Questa forma di attivismo è stata scelta perché giudicata efficace allo scopo e finora questa idea si è rilevata esatta; nel loro viaggiare si sono resi conto che la situazione del Sahara Occidentale è poco conosciuta dall’opinione pubblica mondiale, a cominciare dalla bandiera dello stato in esilio di cui riportano i colori nella tuta da bici.

Il popolo saharawi parla un dialetto arabo molto diverso dall’arabo parlato in Marocco; questo dialetto è proibito nei territori occupati perché l’occupante, come tutti i colonizzatori, cerca di cancellare la cultura dell’occupato.

Negli anni successivi all’invasione dell’esercito marocchino è stato costruito un muro lungo 2000 chilometri che divide le regioni del Sahara Occidentale occupato (80% del territorio) dal resto del paese (20% del territorio).

Nella zona occupata non possono entrare giornalisti, attivisti per i diritti umani, organizzazioni umanitarie, neanche gli operatori della Croce Rossa Internazionale.

Benjamin è entrato in passato nelle zone occupate con un visto turistico ed è riuscito in maniera rocambolesca ad incontrare alcuni dissidenti politici che gli hanno raccontato dei trattamenti brutali che i saharawi subiscono nelle prigioni marocchine.

Sanna è stata nei campi profughi algerini, rimanendo impressionata dalla generosità di un popolo che, malgrado le condizioni limite in cui è costretto a vivere, ha strutturato la vita nei campi in maniera democratica con elezioni periodiche a tutti i livelli ed un sistema scolastico funzionante.

Durante la loro recente permanenza a Roma, Sanna e Benjamin hanno incontrato il gruppo di parlamentari italiani che appoggiano la causa del Sahara Occidentale chiedendo la presentazione di una interrogazione parlamentare sulle attività industriali di ENEL nel paese occupato; ENEL sta infatti collaborando con aziende marocchine per la costruzione nel Sahara Occidentale di centrali eoliche.

Stessa richiesta è stata fatta ai parlamentari europei rispetto alle licenze di pesca nelle ricche acque territoriali del Sahara Occidentale che il Marocco sta vendendo ai paesi dell’Unione Europea, accordi che sono stati dichiarati illegali anche dalla Corte di Giustizia Europea.

[1] Il programma completo degli eventi legati al soggiorno di Sanna e Benjamin a Torino è disponibile qui

[2] Documentazione sul viaggio di Sanna e Benjamin è disponibile sul sito https://solidarityrising.com/campaigns/bike4westernsahara/

[3] Fronte per la liberazione del Sahara Occidentale

[4] Per approfondimenti https://www.limesonline.com/limesplus/il-vallo-del-sahara-2—il-referendum-della-discordia-14651898/