A Palazzo Braschi Museo di Roma dal 1° marzo al 16 giugno è visibile la mostra “Giacomo Matteotti. Vita e morte di un padre della Democrazia”. Promossa nel centenario della morte dal Comune di Roma, con numerosi materiali inediti, l’esposizione è la prima dedicata a uno dei più importanti personaggi culturali e politici del secolo scorso. Intende ripercorrere con criteri di oggettività, di completezza e con alcune prove che mettono a tacere dubbi sulla scomparsa del politico, l’arco della sua breve e intensa vita e inquadra la sua tragica conclusione all’interno di una più complessa vicenda esistenziale, di coerente battaglia rigorosa per la democrazia e contro qualsiasi forma di totalitarismo.

Sono stati il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e l’assessore alla cultura Miguel Gotor a sottolineare l’importanza dell’evento. Gualtieri ha detto che la mostra è un momento di fondamentale educazione civica per i molti giovani che non conoscono la figura di Giacomo Matteotti; per quelli che ne hanno sentito parlare è un’occasione di riflessione che vada oltre il ricordo della sua tragica fine, per meglio approfondire il lavoro dell’uomo e del politico.

Nello specifico la mostra è stata curata dal Prof. Mauro Canali, uno dei massimi esperti della figura di Matteotti e da un importante comitato scientifico.

Nel suo libro “Il delitto Matteotti”, la messe di informazioni e indizi che lo storico ha raccolto rafforza la tesi del coinvolgimento diretto di Mussolini. Inseguendo la pista “affaristica”, quella secondo cui Matteotti è stato eliminato perché stava per rivelare dei torbidi affari relativi a una concessione petrolifera, poi ricostruendo le vicende del primo e del secondo processo, infine seguendo il destino dei protagonisti della vicenda (famiglia Matteotti compresa) durante il Ventennio, Canali delinea un quadro vivido e convincente di un’affaire che è all’origine del regime fascista e ne riassume emblematicamente le caratteristiche.

Il prof. Canali in particolare ha sottolineato che oggi non ha più senso sollevare il dubbio se mandante dell’omicidio di Matteotti sia realmente stato Mussolini; nella mostra di Palazzo Braschi a Roma ci sono atti che provano come il duce sia responsabile del misfatto. Prove che riconducono ad Amerigo Dumini, il militare criminale che si fece sicario.

“Oggi possiamo definire Matteotti un eroe” ha detto Claudio Martelli, presente alla conferenza stampa. Martelli è Presidente della fondazione Pietro Nenni che è partner della mostra ed ha contributo all’esposizione – insieme a Rai Teche, Istituto Luce e Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico – con un’ampia collezione di documenti, immagini e opuscoli riguardanti Giacomo Matteotti.

Anche Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente di Banca Ifis, che è main sponsor della mostra, è intervenuto affermando: “Matteotti è stato una delle figure più iconiche del primo Novecento italiano e ancora oggi, a cent’anni dalla sua scomparsa, i suoi valori e ideali ispirano la nostra democrazia. Come Banca attenta al mondo della cultura e dell’arte, siamo perfettamente consapevoli di come la conoscenza del passato sia fondamentale per costruire un futuro migliore”

Organizzata e prodotta dalla Società C.O.R., con il Patrocinio del Ministero della Cultura e con il sostegno attivo dell’Archivio Centrale dello Stato, degli Archivi di Stato di Rovigo e di Roma, delle Fondazioni Anna Kuliscioff, Circolo Fratelli Rosselli, Giacomo Matteotti e Filippo Turati, la mostra Giacomo Matteotti. Vita e morte di un padre della Democrazia rimarrà in esposizione fino al 16 giugno 2024.

Luogo

Museo di Roma Palazzo Braschi

Orario

Dal 1° marzo al 16 giugno 2024, dal martedì alla domenica ore 10.00-19.00
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura

Giorni di chiusura
Lunedì, 1° maggio

Mostra organizzata e prodotta dalla Società C.O.R., con il Patrocinio del Ministero della Cultura e con il sostegno attivo dell’Archivio Centrale dello Stato, degli Archivi di Stato di Rovigo e di Roma, delle Fondazioni Anna Kuliscioff, Circolo Fratelli Rosselli, Giacomo Matteotti e Filippo Turati.