Si è svolta oggi a Budapest l’udienza del processo contro Ilaria Salis, di nuovo presente in aula in catene; il giudice ha liquidato in pochi minuti la richiesta della difesa di arresti domiciliari dichiarando che “13 mesi di detenzione non sono molto rispetto all’accusa di cui è oggetto”. L’accusa, ricordiamolo, è quella di aver aggredito estremisti di destra durante una manifestazione, accusa della quale Ilaria si è sempre dichiarata innocente.

Già in mattinata Riccardo Noury, portavoce italiano di Amnesty International prima della sentenza, aveva manifestato la propria preoccupazione (si veda la dichiarazione completa).

Prima del procedimento ci sono stati tentativi di aggressione nei confronti del padre di Ilaria, dell’avvocato difensore e di Zerocalcare che era presente al processo e che al caso Salis sta dedicando una serie di strisce sulla sua ribrica Questa notte non sarà breve su  Internazionale. Il fumettista  – noto per il suo impegno in campagne “scomode ” ha dicharato al Corriere della Sera: “«L’ingresso del tribunale era presidiato dai neonazisti che filmavano e fotografavano tutti quelli che arrivavano, con telefonini e telecamere», e continua: «All’inizio pensavo fossero guardie, poi ho visto i vari simboli nazisti» .

Altre persone hanno descritto il tono intimidatorio e il fatto di essere filmati da persone che erano chiaramente estremisti di destra.

Maurizio Acerbo e Attila Vajnai, come rappresentanti della Sinistra Europea, hanno seguito l’udienza del processo a Ilaria Salis a Budapest.
“Oggi a Budapest si è consumata una palese violazione dei diritti umani. Il governo di Orban, amico di Giorgia Meloni, ha nuovamente sottoposto la prigioniera politica Ilaria Salis a un trattamento inumano e degradante che non ha alcuna giustificazione di sicurezza. Una donna indifesa è entrata in aula circondata da poliziotti con passamontagna come se fosse una pericolosa criminale. Ilaria Salis è stata riportata in aula in catene e il giudice ha respinto la sua richiesta di arresti domiciliari in Italia e persino a Budapest con argomenti inaccettabili”.

Da più parti è stata sottolineata l’assoluta assenza di qualunque rappresentante del Gioverno Italiano. Nicola Fratoianni, anche lui in tribunale, ha chiesto al Governo di “dire all’amico Orban che questa idea della giustizia che loro hanno deve stare fuori dai confini dell’Europa”.

Il processo è stato aggiornato a Maggio.