Rinviate a data da definire le elezioni presidenziali senegalesi previste il prossimo 24 febbraio, a poche ore dall’avvio della campagna elettorale.

Alle 14.00 in punto di sabato 3 febbraio, il presidente della Repubblica del Senegal Macky Sall ha annunciato alla nazione con un messaggio trasmesso a reti unificate su tutti i media tradizionali e digitali la decisione di rinviare le elezioni presidenziali del 25 febbraio, a poche ore dall’inizio della campagna elettorale, avvalendosi da quanto previsto dall’articolo 52 della costituzione che riporto qui sotto.

“Quando le istituzioni della Repubblica, l’indipendenza della Nazione, l’integrità del territorio nazionale o l’esecuzione degli impegni internazionali sono minacciati in modo grave e immediato, e il regolare funzionamento delle autorità o delle istituzioni pubbliche è interrotto , il Presidente della Repubblica ha poteri eccezionali. Egli può, dopo aver informato la Nazione mediante un messaggio, adottare qualsiasi misura tendente a ripristinare il regolare funzionamento delle autorità e delle istituzioni pubbliche e ad assicurare la salvaguardia della Nazione. Non può, in virtù di poteri eccezionali, procedere ad una revisione costituzionale”.

In un’atmosfera plumbea e tesa il presidente Macky Sall ha motivato la sua scelta, resa necessaria da una grave crisi istituzionale provocata da un “conflitto aperto sullo sfondo di un presunto caso di corruzione di giudici”.

A questa dichiarazione, abbastanza grave e confusa, il presidente uscente ha aggiunto tutta la sua disapprovazione “per la polemica di un candidato la cui doppia nazionalità è stata scoperta dopo la pubblicazione della lista definitiva da parte del Consiglio Costituzionale; il che costituisce violazione dell’articolo 28 della Costituzione che prevede che ogni candidato alla presidenza debba essere esclusivamente di nazionalità senegalese”.

Non occorreva dire altro. Dallo scorso 20 gennaio, con la pubblicazione della lista ufficiale dei 20 candidati alla presidenza ammessi dalla Commissione Elettorale, uno degli esclusi più illustri tra i 27 non ammessi, Karim Wade, figlio dell’ex presidente della repubblica Abdoulaye Wade (il terzo in ordine cronologico), aveva subito presentato un ricorso dai vaghi contorni: poco si sa del documento, ma soprattutto della data, che attesterebbe la rinuncia alla cittadinanza francese dell’interessato e ancora più inspiegabile appare la sua mancata consegna al momento della presentazione alla Commissione Elettorale.

Il messaggio delle 14.00 arriva a due ore esatte dalla dichiarazione trasmessa alle 12.00 dal Consiglio Costituzionale, che si era pronunciato in merito al ricorso di Karim Wade definendolo “ricevibile”. E’ bastato questo per spingere Macky Sall a dichiarare che “queste condizioni oscure potrebbero nuocere gravemente alla credibilità delle elezioni piantando i semi di controversie pre e post elettorali”. Perché, si è giustificato, “mentre porta ancora le cicatrici di marzo 2021 e giugno 2023 (riferendosi all’ondata di proteste, violenze e repressione innescate attorno alla vicenda giudiziaria di Ousmanne Sonko, leader del disciolto partito di opposizione Pastef) il nostro Paese non può permettersi una nuova crisi”. Il presidente ha subito promesso l’avvio di “un dialogo nazionale aperto per creare le condizioni per elezioni libere e inclusive”.

Alla fine, nel tentativo di cercare di rassicurare almeno in parte gli elettori senza elezioni, Macky Sall, firmando il nuovo decreto che abroga quello di convocazione del corpo elettorale, ha ribadito il suo impegno a non partecipare a queste elezioni.

A dire il vero, in questa situazione assolutamente inedita, la sua partecipazione o meno alle elezioni è del tutto secondaria. Poche le reazioni ufficiali di peso finora. Dopo le 18.00 Abdou Latif Coulibaly, attuale Segretario Generale del governo, in aperto contrasto ha annunciato le sue dimissioni. Alcune organizzazioni della società civile hanno bizzarramente annunciato che domani inizieranno comunque le attività previste per la campagna elettorale, omettendo di definire in quale forma e con quali obiettivi.

Tutti gli oppositori, ammessi e non ammessi, arrivati assolutamente impreparati e in ritardo all’appuntamento delle presidenziali, hanno rilasciato qualche dichiarazione contrariata di circostanza. Forse è troppo presto per fare delle previsioni sensate a breve e medio termine. Qui, a questo punto, tutto può succedere.

Resta il forte sospetto che Macky Sall possa continuare a governare. Del resto, da oggi 3 febbraio 2024, in Senegal le elezioni, all’occorrenza, possono essere rinviate anche senza fissare la data.

Fonte corsivi e dichiarazioni: https://www.seneweb.com/

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