In occasione della Giornata internazionale sui migranti (18 dicembre) l’UNICEF ha lanciato “La frontiera dei diritti”, un rapporto costruito come un viaggio tra la frontiera Nord e la frontiera Sud del Paese nei principali luoghi di sbarco, hotspot, centri di prima accoglienza e centri d’emergenza in cui l’UNICEF, insieme ai partner di progetto, è attivo nell’ambito del progetto PROTECT. Attraverso il progetto, lanciato lo scorso 15 febbraio con la Direzione generale della Migrazione e degli affari interni (HOME) della Commissione Europea in collaborazione con il Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno, l’UNICEF e i suoi partner hanno raggiunto nel 2023 in frontiera oltre 7.000 persone, tra cui oltre 6.000 minori.

Dall’inizio dell’anno a oggi sono arrivate in Italia via mare oltre 153 mila persone, tra cui oltre 17.000 minori stranieri non accompagnati. Altri ingressi hanno interessato le frontiere terrestri del Nord del Paese con gli arrivi dalla rotta balcanica, per i quali però non sono disponibili dati aggiornati. Il rapporto ripercorre i principali fatti dell’anno e le modifiche più rilevanti che hanno interessato lo scenario normativo. Tra queste la dichiarazione dello “stato d’emergenza in conseguenza dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo”. La misura ha permesso di velocizzare i trasferimenti dall’hotspot di Lampedusa, portando tuttavia, durante il picco di sbarchi registrato nel periodo estivo, al sovraffollamento delle strutture emergenziali in Sicilia, Calabria e Puglia. In molti casi si tratta di strutture pensate per una permanenza temporanea, che non permettono l’accesso a servizi indispensabili per favorire la protezione e l’inclusione di bambine, bambini, ragazze e ragazzi.

Sotto forma di reportage dal campo, il rapporto racconta, attraverso le storie raccolte tra Sicilia, Calabria, Puglia e Liguria, i diversi contesti in cui l’UNICEF opera e il modo in cui la risposta all’emergenza si è adattata per fare fronte ai continui cambi di scenario. L’UNICEF lavora in queste aree in collaborazione con il partner Save the Children garantendo l’individuazione dei casi vulnerabili e il rinvio ai servizi specializzati territoriali. In collaborazione con il Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno, l’UNICEF nel 2023 ha inoltre dislocato personale specializzato a supporto di sei Prefetture per facilitare il coordinamento tra gli attori che operano nel sistema di protezione a livello locale e per accelerare l’identificazione, la presa in carico e il rinvio dei casi di maggiore vulnerabilità. È il caso ad esempio di Mohamed, tunisino, di 10 anni, arrivato in Italia via mare con la mamma per curare una rara sindrome degenerativa. Grazie all’attivazione tempestiva dei servizi sociali e della rete di protezione oggi il bambino è in cura in una struttura ospedaliera del Nord Italia.

In particolare, l’UNICEF attraverso i soli interventi in frontiera supportati dalla Direzione generale della Migrazione e degli affari interni (HOME) della Commissione Europea ha raggiunto quest’anno:

  • con il partner Save the Children, oltre 700 persone, di cui oltre 6.100 MSNA e quasi 500 donne sopravvissute a violenza di genere;
  • attraverso il personale dispiegato nelle Prefetture, l’UNICEF ha inoltre preso in carico in soli 4 mesi oltre 320 casi con vulnerabilità specifiche;
  • circa 500 minori stranieri non accompagnati e giovani migranti e rifugiati sono stati invece raggiunti tramite la piattaforma digitale U-Report on The Move attraverso informative utili per la loro protezione e inclusione sociale e oltre 300 casi sono stati seguiti invece con il servizio di supporto.

Il Rapporto è ricco di testimonianze e “storie di vita”, come quella di un adolescente siriano. “Quando arriva in Sicilia Amir (nome di fantasia), 12 anni, siriano, in mezzo a un gruppo di altre 600 persone, è visibilmente spaventato, ha le lacrime agli occhi e stringe a sé una piccola borsa. Ha attraversato il Mediterraneo racimolando un po’ di soldi in Libia con piccoli lavoretti, vivendo con alcuni vicini che si sono presi cura di lui. L’UNICEF, attraverso il case manager operativo sul campo, prende in carico il caso e inizia così la procedura di segnalazione del minore ai soggetti chiamati a fornire assistenza e protezione. A seguito di un colloquio, Amir si apre e racconta la sua storia. Chiede inoltre di parlare con la mamma al telefono e tira fuori dalla sua piccola borsa un rotolo di carta. Si tratta di una lista di contatti da chiamare e di documenti che attestano i rapporti familiari con quelle persone. Amir viene finalmente messo in contatto con la famiglia e anche le autorità competenti a livello locale riescono ad avere un colloquio con i familiari del bambino. È la mamma a raccontare, in lacrime, la storia: “Amir è stato mandato in Europa dopo il terremoto perché qui non abbiamo abbastanza per mantenere i nostri cinque figli – dice – C’è una nostra nipote in Germania e abbiamo chiesto ai nostri vicini di portarlo lì perché lei può prendersi cura di lui”. Nella sua condizione, il bambino ha diritto di accedere al ricongiungimento familiare attraverso un percorso gratuito, legale e sicuro. Oggi Amir è accolto in una casa di accoglienza per minori in Sicilia, in attesa di ricevere tutto il supporto per raggiungere la cugina in Germania. Continua intanto il lavoro dell’UNICEF in sinergia con i servizi e gli attori rilevanti a supporto del bambino e delle realtà coinvolte a livello territoriale, per facilitare i passaggi nell’interesse superiore del minore.”

Il Rapporto ripercorre i principali fatti avvenuti nel 2023 in Italia sul fronte della migrazione, con particolare riferimento ai minori stranieri non accompagnati, e alle misure principali che hanno riguardato il sistema d’accoglienza, messe in atto per gestire il recente incremento dei flussi migratori che hanno interessato l’Italia. Sottolineando nelle conclusioni che: “L’approccio di risposta emergenziale adottato rischia di trasformarsi in un’emergenza dei diritti dei minori, spesso minati da trasferimenti non tempestivi e dalla mancanza di attivazione dei servizi necessari per garantire la protezione di bambine, bambini, ragazze e ragazzi che arrivano in Italia, sfuggendo spesso da conflitti e condizioni di povertà estrema.” 

Per questo, l’UNICEF chiede al governo italiano di rafforzare la protezione delle persone di minore età migranti e rifugiate: fornendo a bambine/i, ragazze e ragazzi percorsi sicuri e legali per la migrazione e la richiesta di protezione, tra cui l’ampliamento delle quote di ricongiungimento familiare; garantendo adeguate misure per tutelarli dal rischio di sfruttamento e violenza, in particolare i minori stranieri non accompagnati; favorendo soluzioni di accoglienza su base familiare quali l’affido, in linea con quanto previsto dalla Legge 47/2017; assicurando la nomina tempestiva del tutore, a garanzia del rispetto dei diritti del minore; garantendo alle persone di minore età l’accesso alle informazioni e l’orientamento per fare scelte sicure e informate sulle loro opzioni; facendo in modo che tutte/i, adolescenti e giovani rifugiati e migranti, abbiano accesso a percorsi educativi e formativi e dando loro accesso alla salute e ad altri servizi essenziali.

Qui il Rapporto: https://www.datocms-assets.com/30196/1702629600-report-unicef-frontiera.pdf.