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Accordo Italia-Albania: illegale, disumano e impraticabile

Nel porto di Shengjin verrà costruito un hotspot per gestire gli sbarchi, l’identificazione e il primo soccorso. Nell’area di Gjade,  verrà invece costruita una struttura per l’accoglienza temporanea sul modello dei Centri per il rimpatrio (CPR) presenti sul territorio nazionale. I due centri saranno utilizzati per esaminare, teoricamente i 28-30 giorni, le richieste di asilo e per detenere coloro che si vedranno respinta la richiesta di protezione internazionale, in vista del rimpatrio nei paesi di origine. La giurisdizione delle strutture dovrebbe essere italiana, mentre il controllo esterno sarà affidato alle autorità albanesi: un aspetto, questo, molto problematico, di difficile applicazione, nonché di difficile controllo.

Il provvedimento – che si colloca nell’ormai consolidata strategia di esternalizzazione delle politiche migratorie dell’Italia e dell’Unione europea –  ha l’obiettivo di impedire l’accesso al territorio europeo delle persone soccorse in mare da navi italiane, in modo da eludere l’applicazione del diritto internazionale e del diritto europeo in materia di protezione e asilo. Una misura punitiva e di contenimento che non farà altro che incrementare la sofferenza delle persone migranti e incidere negativamente sull’esercizio dei loro diritti e sul loro benessere personale, come diverse esperienze passate dimostrano.

Ancora una volta, le persone migranti vengono considerate come merci. “Con i suoi profili di dubbia legittimità e praticabilità, questo accordo vuole solo perseguire una strategia di disumanizzazione delle persone migranti, contribuendo a diffondere un messaggio all’opinione pubblica: le persone non devono spostarsi, non ne hanno diritto, non li vedrete qui. Anziché migliorare il sistema di accoglienza e puntare alla coesione sociale, si punta a criminalizzare le migrazioni”, sottolinea la direttrice di Refugees Welcome Italia, Fabiana Musicco.

Particolarmente preoccupante sono la gestione extra-territoriale delle richieste di asilo e delle procedure di trattenimento e, in generale, l’applicabilità della giurisdizione italiana – e quindi delle leggi nazionali ed europee –  in uno Stato al di fuori dell’Unione europea. I/le richiedenti asilo potrebbero essere sottoposti a detenzione automatica e prolungata e ad altre violazioni dei diritti umani, in un paese terzo e al di fuori di un effettivo controllo delle autorità giudiziarie italiane.

Non è ancora chiaro come l’Italia gestirà le richieste di asilo, come le persone migranti potranno accedere alla tutela legale da parte di avvocati italiani mentre sono in Albania e cosa succederà a coloro a cui non verrà riconosciuta la protezione internazionale attraverso una procedura accelerata di esame della domanda, in palese violazione delle norme interne ed europee che non prevedono procedure accelerate in frontiera al di fuori del territorio europeo. Non è precisato come avverranno i rimpatri, né chi se ne occuperà, considerando anche la mancanza di accordi di riammissione tra l’Albania e molti paesi di origine delle persone migranti. Non si comprende neppure quali saranno i criteri per “selezionare” le persone soccorse in mare dalle navi militari italiane, o per verificare l’età dei minori.

Inoltre, l’assegnazione automatica alle navi militari italiane di un porto distante limiterà ulteriormente le capacità di soccorso in mare e avrà ripercussioni  sulla salute fisica e mentale delle persone soccorse, costrette a diversi  giorni di navigazione, violando le norme che impongono  lo sbarco nel porto sicuro più vicino.

Questo accordo presenta, quindi, tutta una serie di problematiche legali, complessità logistiche e organizzative che ne rendono difficile l’applicazione.

Ribadiamo che occorre rimettere al centro la dignità e i diritti di ogni essere umano. Le migrazioni sono un fenomeno strutturale da governare attraverso soluzioni politiche frutto di una gestione coordinata a livello europeo e basata sul rispetto del diritto internazionale e del diritto europeo.

Chiediamo al governo italiano di rispettare i suoi obblighi in materia di asilo derivanti dal diritto internazionale ed europeo  e chiediamo alla Commissione europea di vigilare affinché gli Stati membri non violino l’insieme delle norme in materia di protezione internazionale.

Refugees Welcome

L’articolo originale può essere letto qui

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