… quel disastro orchestrato dagli Stati Uniti in Cile, che fece aprire gli occhi ad alcuni occidentali sulla politica estera statunitense. Quello che avremmo dovuto capire allora – ma che la maggior parte di noi non capì – è che molti Paesi, compreso il mio (la Norvegia NdT), hanno una politica estera ufficiale e una che non è ufficiale. Nel caso degli Stati Uniti, oltre che del mio Paese, ciò che la maggior parte di noi cittadini si sente dire, escludendo tutto il resto, sono frasi come “Stato di diritto”, “democrazia”, “libertà”, “pari diritti”, ecc. Ma i Paesi con cui in qualche modo interagiamo possono non vederci come ci vediamo noi.

Quello che pensavamo di sapere

Pochi di noi sapevano, l’11 settembre 1973, che il Cile non era né il primo né l’ultimo Paese a essere crocifisso dagli Stati Uniti, che il Cile, per gli USA, era solo business as usual. Ahimè, io per prima sono stata ingenua: pensavo che il Cile fosse un’eccezione.

Vedete, mentre il colpo di stato orchestrato dagli Stati Uniti in Cile ha sacrificato, nel corso degli anni successivi, circa tremila vite, la maggior parte delle quali è stata torturata fino alla morte, alcuni degli altri Paesi onorati dall’interessamento degli Stati Uniti hanno avuto una sorte ben peggiore. Per esempio, l’Operazione Condor costò solo in Argentina circa 30.000 vite. Ma la maggior parte di noi non ne ha mai sentito parlare. E se ci è capitato di sentir parlare della “Scuola delle Americhe”(1), abbiamo liquidato ciò che abbiamo sentito come quella che all’epoca si chiamava “teoria della cospirazione”.

Tuttavia, pochi di noi in Europa ignoravano l’orribile persecuzione di chiunque fosse anche solo vagamente sospettato di opporsi al dittatore cileno Pinochet, e pochi europei – di destra o di sinistra – condonavano la tortura e le esecuzioni extragiudiziali (anche se pare che Pinochet sia stato calorosamente applaudito da Margaret Thatcher). A nostro avviso, il presidente Salvador Allende e i suoi seguaci avevano lavorato per portare in Cile i diritti umani e la socialdemocrazia, mentre Pinochet e i suoi scagnozzi avevano definitivamente posto fine a tutto ciò in cui la maggior parte di noi – anche persone di destra – credeva.

Perché molti di noi qui sanno del Cile e non dell’Argentina, del Brasile, del Perù, dell’Uruguay, della Bolivia, eccetera, per non parlare degli orrori perpetrati dalle marionette statunitensi in America centrale? Per non dire l’Iran! Perché molti di noi qui cantano “Un pueblo/unido/jamás será vencido” oltre alle canzoni di Victor Jará? Pongo questa domanda perché la ritengo importante: il movimento di opposizione cileno deve aver fatto qualcosa di monumentalmente giusto, nel senso che si è fatto sentire alla grande, nonostante il fatto che fosse estremamente diviso.

Non so dirvi cosa abbiano fatto di buono, perché non lo so. Forse è stato l’eroismo di Victor Jara, che ci ha fatto alzare in piedi, urlando di indignazione. Sapevamo, naturalmente, che non era l’unico, ma la sua ultima resistenza è stata davvero magnifica.

La mattina presto dell’11 settembre era partito per l’Università Tecnica Statale (UTE) dove lavorava. Quel giorno il Presidente Allende stesso avrebbe parlato per annunciare che avrebbe indetto un plebiscito. Gli studenti dell’UTE erano tra i più calorosi sostenitori di Allende e da diversi giorni stavano preparando una mostra per dimostrare i progressi ottenuti durante l’amministrazione Allende. Tuttavia, quando hanno saputo del colpo di Stato, gli studenti e i loro insegnanti hanno occupato gli edifici e sprangato il grande cancello.

Non erano del tutto impreparati: il Paese era profondamente polarizzato. “Si parlava di colpo di Stato, ma se non si è mai vissuto un colpo di Stato, non si possono immaginare le ripercussioni sulla propria vita o su quella dell’intera società… È come parlare di guerra, quando non se ne è mai vista una. Così, quando abbiamo preso in considerazione la possibilità di un colpo di Stato, ci siamo limitati a dire che avremmo occupato l’università”. Fonte

Purtroppo, la mattina presto del 12 settembre, le forze di sicurezza hanno sfondato il cancello e hanno iniziato a sparare. I sopravvissuti – 600 studenti e i loro insegnanti, tra cui Victor Jará – furono infine portati allo stadio e torturati. A loro si aggiunsero presto migliaia di altre persone. Victor Jará dovette sopportare quattro giorni di trattamenti indicibili. “Lo riconobbero subito e cominciarono a rompergli la faccia”. Gli furono negati cibo e acqua. Uno degli altri prigionieri riuscì a portargli di nascosto un quaderno in cui scrisse le sue ultime strofe, intitolate “Somos cinco miles” (Siamo cinquemila). Gli tagliarono la lingua perché smettesse di cantare, gli ruppero tutte le dita e… devo continuare? Il 16 settembre hanno finalmente posto fine alle sue sofferenze con almeno 23 colpi di pistola, forse di più, e hanno gettato il cadavere in una strada. Fonte.

Dovrei spiegare che le forze contrarie alla socialdemocrazia dovevano impedire a tutti i costi che Allende convocasse il plebiscito e dimostrasse le sue intenzioni democratiche?

La maggior parte di noi ha visto il meraviglioso film di Costa Gavras Missing e ha letto il romanzo di Isabel Allende La casa degli spiriti, ma entrambi sono del 1982, nove anni dopo il colpo di Stato!

Un regista, tuttavia, era sul pezzo: Patricio Guzmán. Egli riuscì a documentare alcune delle iniquità subite dal popolo cileno durante la dittatura. La sua trilogia del 1975, 1977 e 1979 – La batalla de Chile – è liberamente visibile con sottotitoli in inglese. Rappresenta una testimonianza indelebile di ciò che il Cile ha subito. I suoi film hanno sostenuto la piccola fiamma di speranza che è esplosa nella rivolta “estallido” iniziata il 18 ottobre 2019.

La Costituzione – atto I

Il Cile di Pinochet è stato il “laboratorio” di quello che oggi chiamiamo “neoliberismo”. Per citare Naomi Klein in conversazione con Democracy Now:

Il Cile è stato il laboratorio di quella che viene chiamata la Scuola di Economia di Chicago. È stato il primo posto al mondo in cui le idee radicali di Milton Friedman, che credeva nella privatizzazione di tutto, tranne che delle forze armate… venivano applicate. Erano idee dirompenti negli anni Sessanta, quando era ancora, come dire, un’epoca keynesiana, e quindi non erano in grado di introdurre queste idee negli Stati Uniti. … E così, fu solo in Cile, all’indomani del brutale colpo di stato e della morte di Salvador Allende, che gli economisti di Chicago ebbero il loro piccolo parco giochi dove poter testare molte delle politiche che sarebbero state poi globalizzate.

L’esperimento ha funzionato, nel senso che il PIL è salito alle stelle, ma il PIL non ci dice nulla su come viene distribuito il reddito nazionale: in Cile, non è affatto distribuito.

Il più grande trionfo neoliberista è stata la Costituzione di Pinochet del 1980, che più o meno santifica la proprietà privata. È stata una benedizione per i ricchi sfondati e un flagello per il resto della popolazione. Con pochi emendamenti, è ancora in vigore oggi. Impedisce di fatto la creazione di un servizio sanitario nazionale e di un’istruzione universitaria pubblica. Tutto, compresa l’acqua, è in vendita al miglior offerente. I giovani non hanno futuro. Gli anziani possono a malapena permettersi di sopravvivere quando vanno in pensione.

Circa un anno fa, ho trascorso alcune ore a leggere la bozza finale di una nuova Costituzione (traduzione in inglese qui). Ho letto molti documenti legali nella mia vita, ma quella bozza di Costituzione era uno dei testi più belli che abbia mai incontrato. Secondo un articolo molto accurato di Wikipedia (aggiornato al 13 agosto 2023) il suo preambolo recita:

“Noi, popolo del Cile, composto da diverse nazioni, ci concediamo liberamente questa Costituzione, concordata in un processo partecipativo, paritario e democratico”.

In effetti, il progetto di Costituzione è stato creato dal “popolo cileno”, che ha eletto ciascuno dei 155 membri della “Convenzione Costituzionale” direttamente, cioè non attraverso il Congresso.

Vi invito a guardare il film di Patricio Guzmán Il mio paese immaginario che racconta l'”estallido” e gli eventi successivi che hanno portato alla creazione del progetto di Costituzione del popolo.

La Costituzione – atto II

Ahimè, il plebiscito del 4 settembre ha respinto il bellissimo progetto di Costituzione popolare, come in effetti avevo temuto. Oltre a molte ridondanze nel testo, che avrebbero potuto essere facilmente eliminate, c’erano anche difetti del tipo “troppo, troppo in fretta”. Sebbene la maggior parte dei cileni desiderasse una riforma sociale e avrebbe probabilmente preferito vivere in una cosiddetta “socialdemocrazia”, tra loro c’è molto conservatorismo e nazionalismo. L’espressione “diversità sessuali e di genere e dissidenti”, ripetuta sei volte in tutto il testo, avrà generato diffidenza e persino disgusto, mentre il riferimento a 11 popoli indigeni come “nazioni” nell’articolo 5 avrà diffuso confusione e persino rabbia.

Ovviamente, la stampa prevalentemente di destra ha capitalizzato sulla confusione e la sfiducia e ha avvisato i suoi lettori che, se la Costituzione fosse stata approvata, il risultato sarebbe stato una disoccupazione di massa, a cui si sarebbero aggiunti un’inflazione ancora maggiore, un aumento della criminalità e dell’immigrazione clandestina. Inoltre, le case sarebbero state espropriate. Ci sarebbe stata la dissoluzione delle famiglie, aborti a bizzeffe, confusione sessuale generale e depravazione.

Secondo la mia esperienza, se dite alla gente che se non fa quello che gli dici di fare, perderà il lavoro e le loro nipoti femmine si trasformeranno in nipoti maschi e viceversa, nella maggior parte dei casi seguirà i vostri dettami. Soprattutto se gli avete impedito di ricevere un’istruzione decente, in modo che non possa scoprire il vostro trucco. Si chiama ricatto.

Eccoci quindi tornati al punto di partenza: un Congresso a stragrande maggioranza di destra è stato incaricato di redigere una nuova Costituzione. Una cosiddetta Commissione di esperti (CE), composta da 24 membri selezionati dal Congresso, ha già preparato una prima bozza, alla quale sono stati proposti emendamenti che vengono discussi da un cosiddetto Consiglio costituzionale composto da 50 membri, 33 dei quali sono rappresentanti dell’estrema destra. Il destino della bozza finale dipenderà dal referendum del 17 dicembre 2023.

Per chi legge lo spagnolo, la bozza del CE e le successive proposte di modifica possono essere esaminate qui. Ciò che è chiaro, tuttavia, è che alcuni degli emendamenti proposti dall’estrema destra sono di cattivo auspicio. Secondo  la testata on line Ciperchile, undici di essi, in particolare, portano il marchio dell’ideologia di Pinochet. Ad esempio, rispetto al progetto della CE:

– Attualmente gli emendamenti alla Costituzione devono essere approvati dal 66,6% del Congresso. Di conseguenza, è stato praticamente impossibile introdurre cambiamenti. L’estrema destra vuole che le cose rimangano così (la CE ha proposto di ridurre l’approvazione del Congresso al 60%).

– L’estrema destra vuole anche mantenere il potere della Corte costituzionale di bloccare la legislazione. (La CE riduce il potere della Corte costituzionale e lo ridefinisce come consultivo).

– L’estrema destra vuole mantenere quello che Ciperchile definisce il “modello di sussidiarietà” dell’UE, una buona cosa, forse, per l’UE ma non per il Cile. In pratica funziona così: lo Stato deve impegnarsi solo in attività che non sono di interesse per gli investitori privati. Per esempio: se tutte le persone hanno il diritto di scegliere se pagare un’assicurazione sanitaria privata o pubblica, gli ospedali pubblici saranno sottofinanziati o inesistenti. Lo stesso vale per gli istituti di istruzione superiore e per i programmi di sicurezza sociale, compresi i fondi per la pensione e la disoccupazione.

Questa è stata una questione fondamentale per coloro che hanno partecipato alle proteste. L’implicazione è, ovviamente, che se gli ospedali pubblici e le università pubbliche devono essere finanziati dallo Stato, sarà necessaria una riforma fiscale. Il sistema fiscale cileno “è molto regressivo, con una forte dipendenza dalle imposte indirette, che colpiscono principalmente i settori a medio e basso reddito della popolazione”. È necessaria “l’introduzione di un’imposta progressiva sui patrimoni più elevati e di una tassa sulle grandi ricchezze. Meno dello 0,1 %  della popolazione, i ricchissimi, possiedono l’equivalente del PIL del Cile. Tassando la loro ricchezza con un’aliquota del 2,5% si raccoglierebbero circa 5 miliardi di dollari, pari all’1,9% del PIL”. Fonte

– L’estrema destra riconosce i trattati internazionali sui diritti umani solo nella misura in cui sono compatibili con la Costituzione cilena.

– L’estrema destra intende limitare il diritto di sciopero dei lavoratori.

– L’estrema destra vuole proibire l’aborto.

– L’estrema destra non vuole aumentare i diritti delle comunità indigene.

La parte della Costituzione che riguarda l’acqua

Forse sapete che il Cile soffre da diversi anni di grave carenza d’acqua. Nelle zone centrali e più popolate, l’acqua deve essere consegnata con camion cisterna. Ciò che non è stato detto, tuttavia, è che questo non è solo il risultato del cambiamento climatico. Uno degli slogan dei manifestanti dell'”estallido” era “Non è siccità, è furto”.

Si potrebbe pensare che l’acqua sia un diritto umano. Non è così in Cile, dove la proprietà dell’acqua è definita dal mercato e l’attuale costituzione dice espressamente che i ‘diritti dell’acqua’ sono considerati proprietà privata. La proprietà dell’acqua non richiede la proprietà della terra, per cui ci sono proprietari di acqua che non hanno terra e proprietari di terra che non hanno acqua.

Secondo un’intervista rilasciata ad esempio a Resilience.org dal Presidente Piñera (fino al 2020)

… il ministro dell’Agricoltura, Antonio Walker Prieto e la sua famiglia possiedono più di 29.000 litri al secondo, che equivalgono alla fornitura ininterrotta di acqua utilizzata da circa 17 milioni di persone.

Un’ultima citazione, questa volta da Earth.org:

Il sistema consente alle aziende agricole, energetiche e minerarie di acquistare e vendere le assegnazioni di acqua come se fossero azioni della società. Ma mentre questo ha favorito una fiorente economia di esportazione, trasformando il Cile in un grande esportatore di prodotti, dal rame agli avocado e al vino, milioni di persone sono state lasciate indietro. Gli agricoltori di tutto il Paese hanno visto andare in fumo anni di lavoro, poiché la siccità ha lentamente consumato il loro raccolto e compromesso in modo irreversibile colture come patate, riso, mais, fagioli, alberi da frutto e vigneti. Nel frattempo, centinaia di comunità rurali che hanno perso tutto non hanno avuto altra scelta che vendere le loro terre e trasferirsi nei centri urbani.

L’economia cilena – la più grande del Sud America per PIL pro-capite – si basa su tre industrie che hanno bisogno di molta acqua: l’industria mineraria, l’agricoltura e la silvicoltura. Sostenuta dal sistema dei diritti privati, quest’ultima – che rappresenta solo il 3% del PIL del Paese – ha accesso a quasi il 60% delle risorse idriche cilene. Un altro 37% è destinato al settore agricolo, lasciando solo il 2% circa per il consumo umano.

Nei media cileni si è parlato molto di acqua durante la preparazione del progetto di Costituzione popolare. Per qualche motivo, trovo che la parola “acqua” non venga quasi mai menzionata in relazione al progetto di Costituzione del Congresso. Sospetto che nessuno creda che l’estrema destra rinuncerebbe mai e poi mai ai diritti di proprietà sull’acqua. Se avete visto il film Mi país imaginario di Patricio Guzmán, avrete notato che il Congresso viene talvolta definito come una “cricca di famiglie interconnesse”.

Credo di aver dimostrato che lo Stato cileno e il suo Congresso sono palesemente al servizio degli interessi di una parte infinitesimale della popolazione cilena. La politica interna del Cile appare estremamente cinica. È un’eccezione?

NOTA: (1) Fin dalla sua fondazione nel 1946, la Scuola delle Americhe (ribattezzata Istituto dell’Emisfero Occidentale per la Cooperazione alla Sicurezza o WHINSEC, nel 2001) ha addestrato assassini, capi delle squadre della morte e violatori dei diritti umani per il lavoro sporco in America Latina.

Traduzione dall’inglese di Daniela Bezzi. Revisione di Thomas Schmid


Katjana Edwardsen è una linguista e traduttrice norvegese. Ha lavorato principalmente per il Servizio nazionale norvegese di investigazione criminale. Scrive spesso su diversi argomenti sociali e politici, soprattutto sul suo blog: pelshval.com. Uno dei principali campi di interesse di Katjana è l’America Latina.