E’ scaduto ieri, domenica, l’ultimatum imposto al Niger dall’organizzazione dei paesi dell’Africa Occidentale, l’ ECOWAS – CEDEAO [1] dopo che in quel paese, lo scorso 26 luglio, una giunta militate guidata dal colonnello Abdourhmane Tchiani [nella foto] ha preso il potere mettendo agli arresti domiciliari Mohamed Bazoum il presidente eletto appena nel 2021.

Con un messaggio indirizzato agli Stati Uniti e pubblicato sul quotidiano americano Washington Post [2] il presidente deposto ha chiesto l’intervento del blocco imperialista occidentale per imporre ai golpisti, con la forza, di restituirgli il potere.

Via Twitter, la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Layen ha già assicurato il proprio sostegno.

Sanzioni e minacce dell’Ecowas – Cedeao contro il Niger

Nella riunione straordinaria svoltasi a Abuja, Nigeria, lo scorso 30 luglio, presenti, tra gli altri, i presidenti di Nigeria, Senegal, Togo, Guinea Bissau, Ghana, Gambia, Benin e Costa d’Avorio, si è « richiamato il principio di tolleranza zero per il cambio di governo anticostituzionale », e deciso di « prendere ogni misure necessarie per ristabilire l’ordine costituzionale nella Repubblica di Niger, incluso l’uso della forza » [3]. A tal fine, i Capi del personale della difesa dell’ECOWAS – CEDEAO si sono incontrati il successivo 3 e 4 agosto per definire le azioni militari conseguenti.

Tra le misure deliberate il 30 luglio dall’organizzazione dell’Africa Occidentale c’è « la sospensione di tutte le transazioni commerciali e finanziarie tra gli stati membri dell’ECOWAS – CEDEAO e il Niger, inclusi i servizi ».

In tale ambito, la Nigeria ha sospeso le forniture elettriche che pesano il 70% sui consumi del Niger.

Silenzio ci fu invece quando il Niger – sin dal 2015 – fu accusato di torture nei campi di prigionia dei migranti ( stile Libia ).

Chiusi anche gli “spazi aerei” tra i paesi ECOWAS – CEDEAO e il Niger; con le conseguenze evidenziate da Fightradar24 ( allungamento di 1.000 kilometri e più di un’ora di volo per alcune rotte ).

Diversi paesi si schierano col Niger, l’Italia ritira i propri militari

Tuttavia non si è creato quell’isolamento politico sperato dal presidente nigeriano Bola Ahmed Tinubu che guida la CEDEAO: Mali, Burkina Faso e Guinea ( membri “sospesi” dell’ ECOWAS – CEDEAO ) hanno dichiarato che forniranno ogni sostegno, anche militare, alla giunta del Niger qualora il paese fosse attaccato. Anche pezzi da novanta, quali l’Algeria, pur condannando il colpo di stato, si sono apertamente schierati contro un’azione militare.

L’Italia nel frattempo – lo ha annunciato con un tweet il ministro della difesa Guido Crosetto lo scorso 5 agosto – ha iniziato a ritirare da Niamey i primi 65 dei 320 militari italiani in “missione” in Niger.

Con ciò rivelando una linea apparentemente neutrale del governo Meloni, rispetto all’iniziale dispiegamento delle truppe neo coloniali italiane avvenuto sotto gli scorsi governi ( a partire dal governo Gentiloni, PD, del 2018 ) in chiave di blocco dei migranti nonché, tramite i carabinieri, per « pianificare, organizzare e condurre in modo efficace le attività di intervento antisommossa ».

La stessa popolazione del Niger appare stare, sostanzialmente, dalla parte dei golpisti piuttosto che del governo costituzionale – per come conferma pure dall’italiana agenzia di stampa ANSA – a vedere le recenti manifestazioni di sostegno al colonnello Abdourhmane Tchiani svoltasi allo stadio di Niamey.

Il governo “di transizione” del Niger, guidato dal colonnello Tchiani, contemporaneamente, ha intimato alle truppe francesi presenti nel Paese – circa 1.500 uomini – di lasciarlo entro i prossimi trenta giorni e varebbe pure chiesto il sostegno di consiglieri militari e addestratori della milizia Wagner, secondo fonti dell’agenzia di stampa Associated Press.

Il segretario dell’ONU, Antonio Guterres, si è limitato, con un tweet del 27 luglio, a « condannare fermamente l’incostituzionale cambio di governo in Niger » senza fiatare in alcun modo sulle minacce di guerra espresse del blocco occidentale per il tramite dell’ECOWAS – CEDEAO e senza convocare un apposito Consiglio di Sicurezza dell’ONU per esaminare la minaccia per la pace in Africa Occidentale.

Le soluzioni diplomatiche alla crisi restano sempre aperte, ma quali gli spazi di “manovra” delle parti?

Fonti e Note:

[1] L’ECOWAS ( CEDAO, in francese ), vedi pagina “About us” del loro sito web, è un’organizzazione che, secondo l’articolo 3 dello statuto, dovrebbe essere una sorta di “piccola EU” ovvero una Comunità economica di stati che ha come obiettivo la rimozione degli ostacoli al libero movimento di persone, beni e servizi nonché l’adozione di una politica commerciale comune coi terzi.

Tra i “principi fondamentali” dell’ECOWAS (art. 4) sono altresì indicati quelli della “promozione e consolidamento di un sistema di governo democratico in ciascun stato”, “la risoluzione pacifica delle controversie tra gli stati membri”, “la non aggressione tra stati membri”.

[2] FronteAmpio5 agosto 2023, “Niger: il presidente deposto chiede aiuto agli Stati Uniti”.

[3] Ecowas – Cedeao, 30 luglio 2023, “Final communique – Extraordinary Summit of the ECOWAS Authority of Heads of State and Government on the political situation in Niger (latest version)”.