Amnesty International Italia esprime profonda preoccupazione per la conferma della fiducia da parte della Camera al DL 20/23, noto come Decreto Cutro.

“La fiducia della Camera alla conversione in legge del Decreto 20/23 è l’ennesimo passo falso di una norma nata sbagliata. Il decreto è stato elaborato dopo la tragedia che si è consumata al largo di Cutro, che è costato la vita a oltre 90 persone. È una norma ufficialmente presentata come una risposta alla strage: in realtà propone formule inefficaci e controproducenti, che non intervengono in alcun modo sulle cause delle stragi e delle violazioni dei diritti”, ha commentato Serena Chiodo, senior migration campaigner per Amnesty International Italia.

Se il decreto insiste sulla lotta al traffico di esseri umani, in realtà non propone, con il coraggio che il contesto meriterebbe, un cambiamento delle norme per l’ingresso.

“Al fine di fermare il traffico di persone, è urgente prevedere l’implementazione di canali di ingresso legali e sicuri, che finalmente consentirebbero alle persone di non dover più utilizzare rotte rischiose, spesso controllate dai trafficanti”

“Inoltre, il provvedimento restringe lo spazio di protezione con nuove disposizioni che prevedono procedure di inammissibilità, procedure accelerate di frontiera per chi proviene da Paesi di origine considerati sicuri – nonostante alcuni versino in condizione di forte crisi, ad esempio la Nigeria – e modifiche delle procedure espulsive, che di fatto rischiano di trasformare il sistema di asilo in Italia in un sistema detentivo”, ha concluso Serena Chiodo.

Amnesty International ritiene un grave errore lo smantellamento dell’istituto della protezione speciale, nella misura in cui tutelava i percorsi di vita, privata e familiare, intrapresi dalle persone straniere presenti in Italia. Eliminarla significa gettare nell’irregolarità molte persone già da tempo in Italia, e aumentarne la vulnerabilità.

Sul DL 20/23 si ravvisa anche un forte rischio di incostituzionalità, a causa dell’articolo 7 ter, che potrebbe impedire i ricorsi in caso di rigetto delle domande di protezione internazionale, violando gli articoli 24 e 113 della Costituzione.

È urgente cambiare le lenti politiche con cui si guarda al fenomeno delle migrazioni, sostituendo quelle di una presunta emergenza con altre che, riconoscendo la strutturalità del fenomeno, insistano finalmente sulla tutela del diritto alla protezione, all’asilo, alla ricerca di migliori condizioni di vita, e che elaborino intanto percorsi di inclusione.