Il 6 maggio la marea transfemminista di Non Una di Meno occupa le strade di Ancona con una manifestazione nazionale per l’interruzione volontaria di patriarcato e per difendere il diritto all’aborto libero sicuro e gratuito – con quelli ad esso connessi – dagli aggiramenti della legge 194 di ogni natura. Le manovre sul corpo delle donne, oggi, non puntano più solo e direttamente sull’obiezione e la “difesa della vita” ma soprattutto sul valore economico, fiscale e imprenditoriale della natalità.

Il presunto “inverno demografico” è infatti da tempo la nuova chiave di volta anti-abortista. Viene agitato con grandi campagne propagandistiche per varare manovre finanziarie “contro la povertà” che incentivano criteri familistici arcaici e tendono a ostacolare con ogni mezzo la libera scelta delle donne. Negli ultimi anni, diverse leggi regionali che vanno esplicitamente in questa direzione sono state applicate nelle Marche, in Umbria, Piemonte, Veneto e Abruzzo. Una sorta di laboratorio politico per attaccare non solo il diritto all’interruzione di gravidanza, ma anche i diritti lgbt e le persone razzializzate. Nelle Marche, in particolare, c’è un’offensiva molto più pesante con uno stanziamento di 950 mila euro volto a sostenere con pieni poteri i centri per la vita e le collaborazioni esterne con associazioni come Famiglia Nuova e consultori dichiaratamente anti-aborto.

Dal congresso di Verona a oggi il panorama internazionale ed europeo vede la presenza sempre più capillare delle politiche sociali familistiche in concertazione con le ali fondamentaliste dell’area movimentista e associazionista no choice anti abortiste e omolesbobitransfobiche che in Italia ormai sono all’interno del tessuto politico, sociale e imprenditoriale. È importante focalizzarci sul cambio narrativo degli ultimi anni in cui si è fatta una campagna martellante sulla denatalità prendendo tre fronti: economico, fiscale, imprenditoriale.

Il terreno per l’attacco al diritto all’aborto non si gioca più direttamente sulla vita da difendere ma sul valore economico, fiscale e imprenditoriale. Ad aggirare la legge dello Stato 194/78 non è solo l’obiezione garantita negli articoli di legge ma le manovre finanziarie varate dal governo in questi anni dal DEF (documento economia e finanza). Già nelle manovre finanziarie del precedente governo Draghi, nel PNRR si prevedeva il capitolo di spesa per il sostegno alla famiglia e alla natalità, ripreso dall’attuale governo di destraL’attuale manovra finanziaria con delega fiscale ha come carattere principale il criterio familiare incentrato sugli aiuti alle donne per sostenerne la gravidanza e dissuaderle dall’aborto. Ecco qui la chiave di volta anti abortista.

Foto di Alessia Aicardi tratta dalla pagina Fb di Non una di meno

Nel passaggio del documento del DEF vi è un chiaro riferimento agli organi competenti per incentivare le nascite: i consultori saranno al centro del sostegno alla natalità, già prevista dalla legge 405 del 1975, e verranno sostenute le associazioni dei centri per la vita. Questo ci riporta alle leggi regionali che in questi ultimi anni sono state applicate nelle regioni Marche, Umbria, Piemonte, Veneto, Abruzzo. Le giunte regionali guidate dalla destra hanno fatto da laboratorio in cui si svuota il diritto di scelta con leggi familistiche, volte a peggiorare l’accesso all’ivg, che fanno leva sulla povertà. Per laboratorio intendiamo una fucina di politiche che vanno ad attaccare non solo il diritto all’interruzione di gravidanza, ma anche i diritti lgbt e le persone razzializzate. L’attacco concertato si è sempre più palesato nel tempo. L’attacco non è solo all’aborto, ma ai diritti civili in toto.

Nelle Marche la legge regionale dgr 1271/2021 con 950 mila euro dà pieni poteri ai centri per la vita e alle collaborazioni esterne con associazioni come famiglia nuova e con consultori dichiaratamente anti aborto. La nuova legge regionale sulla sanità con il passaggio da asur ad ast ha falcidiato due convenzioni con strutture e associazioni private che si occupavano del servizio IVG: l’Aied, che serviva l’ospedale di Ascoli Piceno e Villa Igea che serviva l’ospedale del capoluogo delle Marche, Ancona. Di 11 punti ospedalieri in totale dove si effettuavano ivg tre sono saltati (al Salesi si praticano ivg solo per minorenni, in caso di gravidanze a rischio per la madre o per il feto, e di gravidanze oltre il terzo mese) e solo 5 Ascoli Piceno, Urbino (PU), San Benedetto del Tronto (AP), Macerata, Senigallia (AN) effettuano ivg farmacologico a 7 settimane. La percentuale di ivg farmacologiche nel 2020 si attestava ad un solo 13%.

Secondo il rapporto del Ministero della Salute l’obiezione nel 2019 era al 63%; secondo i dati dell’Asur nel 2021 era al 73% e dai riscontri che abbiamo ora all’80%Un aumento vertiginoso che ci riporta alle dichiarazioni dell’assessore alla sanità Filippo Saltamartini che si congratula degli esiti positivi per le politiche familiari messe in campo con il fondo della famiglia per dissuadere e rimuovere i dubbi sulla gestazione. In questa cornice regionale si innesta la narrazione martellante dell’inverno delle nascite, rafforzata dall’ imprenditoria che si sta ponendo in atteggiamento benevolente nei confronti delle donne. Ma è un inganno.

L’assunzione delle donne è già garantita dalla legge 300 ART.13 e secondo il dlgs del 26/03/01 n.151 è assolutamente vietato licenziare lavoratrici in gestazione. Nella legge 300 si enuncia che non vi possono essere discriminazioni in atto sulle lavoratrici gestanti in essere in azienda. La normativa italiana prevede già misure di tutela che la parte datoriale in tutti questi decenni ha disatteso bellamente. Il presidente di Confindustria Bonomi nel commentare il calo delle nascite prospetta il declino della Nazione per mancanza di manodopera futura e l’impiego forzato di manodopera fuori dall’Unione europea. La manodopera di “casa nostra” viene contrapposta a quella fuori dai confini della fortezza Europa. È qui che il presidente Meloni interviene con un “noi in Italia abbiamo un problema di tenuta del nostro sistema economico e sociale dato che non si è investito sulla natalità”. 

L’Istat da un forte assist al governo e conferma le parole del presidente Meloni rimarcando il crollo delle nascite come catastrofico, non potendo sostenere un capitolo di spesa pensionistico. Il ministro dell’economia sottolinea l’importanza degli incentivi alle nascite per sostenere la fiscalità alle generazioni future. Il Ministero della natalità, famiglia e pari opportunità incassa il plauso per la manovra economica /finanziaria in cui si toglie il reddito di cittadinanza a tutt* per sostenere le famiglie numerose e le nascite. Una combo perfetta in cui non si parla mai della genitorialità come una scelta, come da agenda no choice. La famiglia, rigorosamente bianca e ciseterosessuale, come la povertà, vengono esclusivamente usate per il capitale mentre si cerca di revocare ogni diritto per le famiglie lgbt* e di respingere le persone migranti minacciando il pericolo della sostituzione etnica, con incuranza per le loro vite.

Nella nostra Regione è Ciccioli che si occupa di sottolineare un legame tra “ideologia gender” e denatalità. Se l’obiettivo è contrastare la denatalità va da sé che vengano attaccate tutte quelle pratiche che per la destra rientrano della definizione di “ideologia gender”, quali l’educazione sessuale nelle scuole, la carriera alias, l’educazione al rispetto delle differenze.

Foto tratta da https://www.facebook.com/rivolta.femminista?locale=it_IT

In tutti questi anni la destra ha lavorato ovunque nel paese per tagliare i diritti conquistati. Si tratta di un attacco su tutti i fronti. Le Marche sono solo una delle regioni dove le politiche economiche, sociali, liberiste e antiabortiste hanno intaccato una legge già messa in discussione e dove il razzismo e l’omolesbobitransfobia la fanno da padrone. In questo ultimo ventennio le destre di casa nostra hanno stretto alleanze con le forze politiche conservatrici. Unendo i punti del puzzle dalla manif pour tous al family day per passare al congresso mondiale delle famiglie di Verona, assistiamo ad un cambio di pelle narrativo tra sovranismo, omolesbobitranfobia, razzismo, repressione delle libertà.

È in atto un attacco a diritti che sono strettamente legati. Abbiamo supportato la manifestazione del 28 aprile a Roma “Sulla nostra pelle decidiamo noi” per ribadire che non vogliamo leggi discriminatorie, attraversiamo la manifestazione del 20 maggio degli Stati genderali. E il 6 maggio la marea transfemminista di NON UNA DI MENO si riprende le strade di Ancona per urlare che vogliamo Aborto libero sicuro e gratuito. Interruzione volontaria di patriarcato.

Non Una di Meno Transterritoriale Marche

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