Sabato 20 maggio i membri di diverse comunità Mapuche dell’Argentina si sono riuniti a Bariloche “per discutere e generare idee e proposte da portare avanti”. Il giorno successivo si sono incontrati con persone e organizzazioni non Mapuche che sostengono la loro lotta. Uno dei temi centrali dell’incontro è stata la necessità di rispondere alla prolungata detenzione subita dalla machi Betiana Coluan Nahuel – autorità spirituale -, da altre tre donne del suo popolo e dai loro figli, da quando sono stati cacciati con la violenza dal loro territorio più di 7 mesi fa. Mentre lo Stato ignora gli accordi raggiunti e si rifiuta di continuare il dialogo, il trawn mapuche (parlamento, assemblea) condivide le loro parole.

Comunicato del Trawn Mapuche

San Carlos de Bariloche, 20 maggio 2023

I membri delle diverse comunità Mapuche sono arrivati alla ruka per parlare in trawn con le lamuen che sono detenute, insieme ai loro figli, da quasi otto mesi. Dopo una lunga giornata di colloqui, scambi di informazioni e una profonda analisi della situazione, abbiamo concluso che:

Mentre lo Stato nazionale celebra quarant’anni di democrazia, il popolo Mapuche è sottoposto a una dittatura razzista. “Quarant’anni di democrazia” che, a tutt’oggi, non hanno trasformato le nostre vite né riconosciuto veramente i nostri diritti di popolo Mapuche.

Per noi questa democrazia è l’ipocrisia con cui si concedono privilegi ai proprietari terrieri bianchi, all’apparato giudiziario dei bianchi, agli imprenditori del giornalismo bianco e razzista e a tutti i suprematisti che contribuiscono al genocidio silenzioso che stiamo subendo. Questa democrazia, così com’è, genera una tirannia razzista che alimenta figure elettorali patetiche e pericolose che minano la libertà e i diritti umani che dovrebbe salvaguardare.

Questa democrazia mette a disposizione un budget multimilionario per le forze federali che reprimono, sfrattano, perseguitano e imprigionano il nostro popolo, che questa volta ha assunto la forma di un Comando Unificato. Questo ha prodotto vittime di tortura, persone in clandestinità, casi giudiziari armati e nascite in prigione.

Le pu lamuen e i loro figli, vittime di un’ingiusta situazione di confinamento, incarnano i tratti più dolorosi e disumani di una dittatura. Queste donne sono confinate in uno spazio insalubre, senza fognature, con un riscaldamento insufficiente, con servizi igienici scadenti, impianti elettrici non sicuri e un approvvigionamento alimentare che dipende dalla solidarietà del popolo.

Lo Stato non solo è venuto meno alle sue responsabilità, ma le sta lasciando morire lentamente.  Le donne, i bambini, le bambine sono gravemente colpiti nella loro salute fisica, psicologica e spirituale.

È l’unico caso, in tutto il Paese, in cui persone sono imprigionate ormai da quasi otto mesi per una causa di presunta “usurpazione” che non prevede la detenzione, quando non solo non sono state riconosciute colpevoli, ma non sono nemmeno state condannate.

Quindi possiamo dire che più che prigioniere, sono ostaggio delle dispute politiche e delle estorsioni economiche degli imprenditori nazionali e transnazionali che continuano ad appropriarsi dei territori, delle sorgenti dei fiumi, delle foreste e delle steppe, protetti da una politica estrattivista che non fa distinzione tra partiti politici.

Così come la dittatura militare si accaniva contro le figure religiose che tutelavano i diritti dei poveri, oggi questa cosiddetta democrazia si accanisce contro le autorità spirituali che proteggono la vita dei Mapu e la salute delle persone  (Mapuche e non Mapuche), come la nostra autorità Mapuche, la nostra Machi Betiana Colhuan Nahuel.

Così come la dittatura militare radeva al suolo chiese e rapiva preti e suore dei villaggi, oggi questa cosiddetta democrazia invade un luogo sacro di cerimonia, distruggendo e militarizzando il nostro Rewe.

Così come i bambini e le bambine che hanno sofferto direttamente per le atrocità della dittatura hanno visto le loro vite distrutte, i nostri bambini e bambine vivono allo stesso modo la repressione di questo Stato.

Così come fucilavano i pensatori, gli attivisti e i sognatori di mondi migliori, hanno fatto lo stesso con i nostri pu weichafe, come Rafael Nahuel yem e Elías Garay Cayicol yem. In questi quarant’anni di  democrazia, il nostro popolo Mapuche ha una lunga lista di desaparecidos e desaparecidas.

Storicamente, il popolo Mapuche si è caratterizzato per la sua tradizione di dialogo e diplomazia. Per questo motivo, di fronte a questo conflitto, abbiamo cercato in ogni momento di promuovere il dialogo a un tavolo, che lo Stato si è solo preoccupato di ritardare per quasi otto mesi.

Nell’ultimo incontro del 10 febbraio è stato raggiunto un accordo finale, che restava solo da sottoscrivere nell’incontro successivo. Ma questo incontro non è avvenuto perché lo Stato ha arbitrariamente rinviato la data per tre volte. La firma di questo accordo è prevista per il 1° giugno. Se non avverrà in questa data, concluderemo che lo Stato intende abbandonare la soluzione del conflitto attraverso questo Tavolo di dialogo.

Non tollereremo ulteriori ritardi o inganni.  Invitiamo i pu lamngen e le persone coscienti a riprendere le mobilitazioni e le espressioni di azione diretta.

Wiñotupe taiñ machi ñi rewe mew.

Liberate subito le prigioniere politiche Mapuche e i loro figli e figlie!

Traduzione dallo spagnolo di Giorgio Schultze