Il sindacato statunitense dei metalmeccanici United Auto Workers (UAW) affronterà da settembre il rinnovo dei contratti aziendali delle tre grandi imprese automobilistiche USA: Ford, General Motors (GM) e Chrysler (poi Fiat-Chrysler FCA e oggi in Stellantis). Un tempo battistrada di altri accordi sindacali, oggi obbiettivo difficile. Incombe la minaccia delle imprese di attuare ulteriori ridimensionamenti degli stabilimenti negli USA e aleggia il continuismo con la precedente leadership, sconfitta nelle recenti elezioni per il rinnovo degli organismi nazionali che hanno portato al comando un’ala più progressista di UAW, il caucus (la componente) Unite All Workers for Democracy (UAWD). Ulteriore complicazione, il fatto che delle Detroit 3 l’UAW è importante azionista (il principale, in due di esse). Ciò che è stata la causa principale della rovinosa caduta per tangenti della precedente leadership.

La città dov’è la sede centrale UAW, Detroit, battezzata Motor City, negli anni ’50 del secolo scorso aveva 1,8 milioni di abitanti. I ridimensionamenti delle fabbriche, col trasferimento degli stabilimenti in altri Stati, in primis il Messico, alla ricerca di forza lavoro non sindacalizzata e il cambiamento della composizione sociale del distretto industriale dei Grandi Laghi hanno progressivamente ucciso le comunità di lavoratori e la loro forza contrattuale. Oggi i residenti sono 650.000, a causa della fuga verso i suburbi dei ceti medio-alti bianchi. Interi isolati cittadini sono abbandonati, centinaia di metri quadri di fabbriche dismessi, il Comune è reduce dal più grande fallimento di un bilancio cittadino della storia degli USA, quello del 2013, di ben 19 miliardi di dollari.

Così come la città, anche il sindacato metalmeccanico è in crisi. Protagonista di epiche lotte: il corteo del 1932 allo stabilimento di River Rouge affrontato, anche con mitragliatrici, da polizia e 3.000 guardie private della Ford (con 5 morti e 20 feriti gravi); nel 1937 il pestaggio brutale dei sindacalisti da parte delle stesse guardie dell’industriale antisemita ai cancelli della fabbrica del sobborgo di Dearborn; i contratti delle tre grandi dell’auto dal 1937 al 1941 che portarono un po’ di democrazia in quei luoghi dell’assolutismo padronale.

Un padronato favorevole all’intervento dello Stato solo se avviene nel suo interesse. Come nel 2009, quando in due soli mesi, sia Chrysler che GM furono salvate con un’amministrazione controllata statale, convertendo in azioni delle nuove società costituite i crediti insoluti di quelle fallite. Tra questi, anche quelli dei lavoratori: i fondi pensione aziendali azzerati.

Uaw, attraverso Uaw Trust, divenne così azionista di maggioranza della nuova Chrysler col 55% e della nuova GM, col 17,5%. UAW ha delegato la gestione del proprio pacchetto azionario a BlackRock, considerata la più grande “banca ombra” del mondo e possiede oggi un patrimonio di 1,1 miliardi di dollari.

Nel 1979 UAW aveva un milione e mezzo di iscritti. Oggi tessera 580.000 pensionati e 391.000 attivi in produzione, meno della metà dei metalmeccanici USA. E neanche tutti operai: lo sciopero di 48.000 lavoratori delle università californiane, il più grande degli USA nel 2022, è stato organizzato da tre sezioni UAW.

Alla caduta organizzativa si è accompagnata quella di credibilità. Da sindacato radicale è precipitato nel commissariamento per corruzione, in combutta con la Fiat-Chrysler di Marchionne. La quale per otto anni ha versato a UAW, attraverso il centro di formazione gestito congiuntamente, tangenti per firmare gli accordi auto del 2011 e 2015 che la favorissero rispetto alla Ford e alla stessa General Motors (di cui allora UAW era il secondo azionista). La vicenda è stata sanzionata da un tribunale del Michigan nel 2021: la FCA, accusata di aver pagato dal 2009 al 2016 un totale di 3,5 milioni di tangenti ai leader di UAW, è stata condannata a pagare 30 milioni di dollari per violazione delle leggi federali sul lavoro. Il presidente UAW, Dennis Williams, è stato condannato a 21 mesi di prigione per appropriazione indebita dei fondi destinati agli iscritti del sindacato, utilizzati a piene mani per pagarsi spese personali. Altri 11 dirigenti sindacali sono finiti anche loro in carcere per avere ad esempio riscattato il proprio mutuo per la casa, acquistato vacanze, divertimenti e oggetti di lusso (anche una Ferrari).

La lunga tradizione statunitense di organizzazione di tendenze (caucus) all’interno dei sindacati, spesso da parte della base sindacale (che nei Paesi anglosassoni si chiama Rank and File).che richiede democrazia interna e radicalità, si è manifestata anche nell’UAW con la costituzione di Unite All Workers for Democracy (UAWD). Questa ha vinto la prima elezione degli organismi sindacali nazionali UAW, avvenuta direttamente da parte dagli iscritti, come deciso dal voto del referendum imposto dal Dipartimento di Giustizia. Con ciò l’UAWD ha esautorato una dirigenza, quella dell’Administration Caucus, in sella dal 1946 e protagonista anche di non rari episodi di repressione del dissenso interno.

Il nuovo Presidente dell’UAW, Shawn Fain, lanciando il rinnovo dei contatti con le Detroit 3, ha dichiarato: “Siamo stati divisi dalla corruzione e dall’egocentrismo della dirigenza, ma ora la UAW che lotta è tornata”. E ha concluso con lo slogan della sua campagna congressuale: no alla corruzione, no alle concessioni, no ai livelli  (contrattuali diversi per i neo assunti, che dividono i lavoratori)”. La sua maggioranza è risicata: sui 141.500 votanti, che sono veramente pochi, meno di 500 voti hanno diviso Fain dal suo avversario “continuista” (seppur non coinvolto nello scandalo tangentizio). Nella dirigenza nazionale dell’UAW ci sono adesso 7 rappresentanti del caucus progressista, 6 dei continuisti e 1 indipendente. Il ruolo di tesoriere, importantissimo dopo la vicenda delle tangenti, è affidato ad una donna nera, Margaret Mock, a simboleggiare una svolta che ormai è presente nel sindacalismo statunitense (che era nato a fine Ottocento escludendo donne e neri), come dimostra anche la segretaria al vertice della più grande federazione sindacale Usa, l’AFL-CIO, che ha 12 milioni di iscritti.

La piattaforma del rinnovo dei contratti quadriennali delle Tre Grandi dell’auto è stata discussa da 900 delegati nella Special Bargaining Convention di Detroit del 27 -29 marzo, in cui Fain ha dichiarato: “Siamo qui per preparare una guerra contro il nostro unico comune nemico, le corporation e i padroni che rifiutano di darci la nostra giusta quota”, denunciando che le chiusure di stabilimenti distruggono le comunità laboriose della working class. Un approccio roboante, utile a consentire una direzione comune con la minoranza senza rinunciare alle istanze di base.

A causa della composizione dei delegati della Convention, eletta nella primavera dell’anno scorso ed imbottita di quadri sindacali intermedi in gran parte appartenenti a quella che ora è diventata minoranza, la piattaforma per il rinnovo dei contratti delle Big 3 non ha raccolto che in minima parte le parole d’ordine che l’UAWD aveva diffuso nella tornata elettorale. Non sono state affrontate nella Convention con decisioni vincolanti il più che probabile esaurimento dei contratti che riguardano gli operai sulle linee di montaggio delle attuali auto a carburante e la nascita di un nuovo contratto, inferiore per diritti, che le Big 3 vorrebbero applicare nelle nuove fabbriche di auto elettriche da costruire entro fine decennio a lavoratori non assunti direttamente. Anche sull’orario di lavoro (che in alcuni casi va nei fine settimana fino a 10-12 ore giornaliere) è stata sconfitta (per il momento?) la proposta del caucus UAWD, ora maggioritario, di un ritorno a un adeguamento automatico delle retribuzioni all’aumento del costo della vita.

Tutte queste decisioni di “continuismo” con la gestione precedente hanno rinfocolato le critiche di settori più radicali all’interno dell’UAW, che hanno riproposto la loro piattaforma più radicale nelle richieste, che prevedeva la riduzione dell’apparato e il trasferimento dl potere decisionale sul posto di lavoro.

La piattaforma contrattuale comunque dovrebbe prevedere l’abbattimento dei due livelli differenziati concessi nella fase recessiva del 2007-2009 e assai contestati dalla base. Tale normativa comporta per i nuovi assunti salari dimezzati, nessun contributo pensionistico e anche minori diritti di assistenza malattia (che negli USA è materia aziendale, se non per i poveri).

Il coinvolgimento effettivo della base nel rinnovo dei contratti, che nei precedenti rinnovi non c’è stato, non sarà facile, ma è necessario per attuare una profonda inversione della cultura sindacale degli ultimi anni. Lo stesso vale per la costruzione dal basso di iniziative di sciopero (e di mobilitazione delle comunità locali a difesa degli impianti produttivi) che finora, se e quando attuate, erano appannaggio decisionale della leadership, che chiedeva al Rank and File solo di fare i picchetti.

Alla chiusura della Convention Fain, rispondendo implicitamente ad alcuni delegati che ricordavano le leggi vigenti contro i lavoratori, ha detto: “L’UAW non è stata fondata chiedendo il permesso. I fondatori di questo sindacato non hanno aspettato la legge”. E la nuova tesoriera ha aggiunto: “Faremo affidamento sullo spirito combattivo della base che nemmeno 40 anni di concessioni (ai padroni) hanno spento”.

La strada per il rinnovamento dell’UAW sembra tracciata, ma è da vedere se potrà essere percorsa.

Fonti:

Massimo Franchi, «Fca ha corrotto Uaw», 30 milioni di multa, Il Manifesto, 20.8.2021

Nicola Borzi, FCA patteggia negli Usa: multa da 30 milioni per la corruzione dei sindacalisti, Il Fatto Quotidiano, 19.8.2021

Mark Gruenberg, Riding wave of reform and renewal, Shawn Fain wins UAW presidency, People’s world, 20.3.2023

https://uawd.org

https://www.facebook.com/UAWmembersunited/videos/172151812346596/

Jerry White, Fear of rank-and-file rebellion looms on last day of UAW convention, WSWS, 29.3.2023

Keith Brower Brown e Jane Slaughter, Auto Workers Convention Lurches Towards Reversing Concessions, LaborNotes, 30.3.2023

Alex N. Press, Can the UAW Rise Again?, Jacobin, 31.3.2023

Mark Gruenberg, UAW bargaining convention: From opening uncertainty to a path forward, People’s World, 6.4.2023