Lunedì 20 febbraio presso la Sala Gandhi del Centro Sereno Regis il comitato Debitò ha presentato il suo dossier sul debito del Comune di Torino.

Il dossier denuncia i contratti di finanziamento stipulati dal Comune di Torino a partire dai primi anni 2000 basati su derivati ed i mutui con tassi d’interesse superiori a quelli di mercato e contenenti clausole vessatorie che ne impediscono l’estinzione. Questi due tipi di strumenti finanziari stanno drenando milioni di euro dalle risorse pubbliche a vantaggio di banche e speculazione finanziaria.

Nel dossier si indica in 153 milioni di euro l’esborso aggiuntivo delle casse comunali dal 2016.

I derivati sono un antico strumento finanziario usato in passato per garantire la stabilità dei prezzi di materie prime fondamentali, ma soggette a fluttuazioni non prevedibili nei costi: raccolti agricoli, merci trasportate via mare in condizioni difficili ecc.

Negli ultimi anni questo strumento, in passato molto utile, si è trasformato in uno strumento tossico e speculativo, una vera e propria scommessa multilivello sui prezzi futuri di beni fondamentali o di qualsiasi altra cosa e di una complessità tale che solo pochi esperti sono in grado di comprenderli e prevederne i rischi. Si valuta in 700 mila miliardi di dollari il giro d’affari in derivati nei mercati finanziari pari a dieci volte il PIL del mondo. Ciò inquina la finanza mondiale ed ha forti ripercussioni aumentando i costi di beni e servizi fondamentali.

A partire dal 2002, le banche hanno proposto al comune di Torino e ad altri comuni dei finanziamenti basati sui derivati che negli anni si sono rivelati dei pessimi affari per le amministrazioni pubbliche tanto da provocare l’intervento della Corte dei Conti. La sentenza 8770/20 della Corte di Cassazione dichiara nulli quei contratti che, incidendo in maniera pesante sui bilanci comunali, non siano stati approvati dall’intero consiglio comunale.

Purtroppo, questi contratti sono normalmente sottoposti al diritto inglese (foro competente Londra) rendendo impossibile applicare la legge italiana.

Per questa ragione il comune di Venezia ha recentemente impugnato i suoi contratti basati su derivati di tipologia simile a quelli stipulati dal comune di Torino nel foro di Londra, vincendo la causa.

Il comitato Debitò, in considerazione dei dati raccolti ed in continuità con il comitato Assemblea 21, chiede quindi al Comune di Torino di impugnare questi contratti tossici facendo leva su questi precedenti.

Subito dopo la presentazione, in un’interpellanza del cittadino in Consiglio comunale, l’Assessora al Bilancio Nardelli ha risposto alle questioni poste dal rapporto confermando l’attenzione della Giunta sulla questione; si sta valutando l’effettiva possibilità di annullare i contratti incriminati e la convenienza di seguire questa strada considerando i costi delle pratiche legali, particolarmente esose per i procedimenti nella corte di Londra ed il fatto che la sentenza che dà ragione al comune di Venezia è ancora al primo grado dei tre possibili.  Nella replica Oscar Brunasso Cattarello, presentatore dell’interpellanza, ha esortato la Giunta ad accelerare le sue valutazioni, anche per evitare il rischio che i fatti cadano in prescrizione.

Approfondimenti

Il dossier del comitato Debitò >>>

Registrazione dell’interpellanza del cittadino (dal minuto 31)