Con l’obiettivo di « sensibilizzare la comunità internazionale sui rischi posti dalle armi autonome [ Robot Killer, NdR ] », si è svolta, a Belén de Heredia in Costa Rica, lo scorso 23-24 febbraio, una conferenza regionale tra le autorità di 33 Stati dell’America Latina e dei Caraibi, rappresentanti della società civile e di organizzazioni internazionali.

All’iniziativa partecipavano, tra gli altri, José Leon Desanti, membro della “Fondazione per la Pace e la Democrazia” (FUNPADEM) e Luis Almagro Lemes, Segretario Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA).

Tema dell’evento, per come dichiarato dal ministro degli affari esteri e del culto del Costa Rica, Christian Guillermet Fernández, era « lo scambio di conoscenze tra i partecipanti » e l’analisi delle « questioni chiave relative alle armi autonome, quali anche gli elementi di sicurezza e i rischi di proliferazione ».

L’obiettivo ultimo, invece, della Conferenza era quello di ravvivare « il dibattito internazionale e di contribuire all’avanzamento dei negoziati in corso [ in verità arenati da 9 anni, NdR ] presso la sede delle Nazioni Unite a Ginevra, in Svizzera ».

Il Ministro del Costa Rica: coi Robot Killer non è l’uomo ma un software a decidere chi uccidere!

« Sebbene non esista una definizione univoca – spiega il Ministero del Costa Rica in un comunicato [1] – , la comunità scientifica e accademica e le organizzazioni civili definiscono le armi autonome [ robot killer, NdR ] come armi che selezionano gli obiettivi e applicano la forza [ anche letale, NdR ] su di essi senza l’intervento umano. In altre parole, quando qualcuno attiva sistemi d’arma robotizzati, non sa esattamente quali persone o oggetti attaccherà, né sa esattamente dove o quando avverrà l’attacco. Questo perché vengono attivate da sensori e software che confrontano la loro programmazione con ciò che rilevano sul campo come possibile “bersaglio” ».

Croce Rossa: i rischi delle “armi autonome” non sono questione di domani ma di oggi

Mirjana Spoljaric Egger, presidente della Croce Rossa Internazionale, presentando l’evento [2], ha avvertito la comunità internazionale del rischio che si sta correndo: « l’uso illimitato di armi autonome rischia di far perdere il controllo sull’uso della forza ».

« Come si potranno proteggere i civili o i soldati feriti se chi usa le armi non ha più il controllo di chi uccide o di cosa distrugge? », si è domandata la presidente della Croce Rossa.

E poi ancora: « Dovremmo tollerare un mondo in cui le decisioni consapevoli sulla vita umana sono sostituite dai calcoli delle macchine? Siamo disposti ad accettare l’impiego di armi che sparano da sole, attivate da un software di intelligenza artificiale che si programma da solo? ».

Queste, di fatto, le domande su cui è ruotato il dibattito nel corso della “Conferenza regionale sull’impatto sociale e umanitario delle armi autonome” svoltosi a Belén de Heredia in Costa Rica.

« Le armi autonome nei conflitti non sono più una questione di domani. Questi problemi rappresentano oggi una priorità umanitaria urgente e gli Stati devono agire ora per affrontarli negoziando nuove norme internazionali giuridicamente vincolanti », ha insistito Mirjana Spoljaric Egger.

« Ciò che serve ora è una leadership politica di principio per tradurre questi impegni nazionali in azioni tempestive a livello internazionale, e qui credo che gli Stati dell’America Latina e dei Caraibi abbiano un ruolo importante da svolgere », ha concluso speranzosa la presidente della Croce Rossa Internazionale.

Fonti e Note:

[1] Ministerio de Relaciones Exteriores y Culto, 23 febbraio 2023, “Inicia en Costa Rica conferencia regional sobre impacto social y humanitario de las armas autónomas”.

[2] Croce Rossa Internazionale, 24 febbraio 2023, “Conferencia Latinoamericana y del Caribe sobre el impacto social y humanitario de las armas autónomas, Costa Rica”.

L’articolo originale può essere letto qui