Il 12 ed il 13 gennaio 2023 sono state piazzate in vari quartieri di Torino tredici nuove pietre di inciampo realizzate dell’artista Gunter Demnig per ricordare altrettante vittime dei lager nazisti. Le nuove pietre di inciampo si aggiungono alle centotrenta già piazzate nelle strade torinesi negli anni passati ed alle più di novantamila piazzate in tutta Europa

Il progetto, coordinato dal Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino ed in collaborazione con la Comunità Ebraica di Torino, l’Associazione Nazionale Ex Deportati (Aned) – sezione Torino ed il Goethe Institut Turin, ha portato a Torino per il nono anno gli Stolpersteine di Gunter Demnig, un’iniziativa a livello europeo ideata e realizzata dall’artista tedesco per ricordare le singole vittime della deportazione nazista e fascista.

Anche quest’anno le pietre sono state piazzate a Torino dallo stesso artista, fatto che ha potenziato il valore simbolico delle installazioni; le tredici pietre di inciampo piazzate quest’anno ricordano Nicola Battista, Isacco Cohen, Nella della Rocca, Bartolo Gatti, Anselmo, Ercole, Ida e Pasqua Jachia, Vanda Maestro, Valentino Merlo, Marco Norzi, Gina Sbrana, Evelina Valabrega.

La cerimonia pubblica, che ha visto la partecipazione delle istituzioni, si è svolta venerdì in via Breglio 38, l’ultimo domicilio volontario di Valentino Merlo, sindacalista torinese morto ad Hartheim (Mauthausen) il 29 settembre 1944.

Spiega Roberto Mastroianni[1]: Le pietre vanno candidate e bisogna che diventino un monito ed un ricordo di una singolarità irriducibile, un museo diffuso e puntiforme di chi ha perso la vita durante la deportazione, ma soprattutto un monumento alla sua individualità. Abbiamo scelto di candidare, con il l’aiuto di ANED[2], Valentino Merlo, in quanto persona comune di cui si è persa parzialmente la memoria per compiere appunto questa funzione di recupero di un’individualità.

Valentino Merlo nacque il 7 giugno 1889 a Rosta, in provincia di Torino, da Donato Merlo e Delfina Gilli. Abitava in via Breglio 38 e lavorava come operaio presso la FIAT-SIMA.

Risulta schedato nel Casellario Politico Centrale come comunista; un’annotazione sul fascicolo riporta: «denunciato per offese al capo del Governo». Nella scheda personale, conservata nel fondo Archivio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani, Valentino Merlo viene indicato con la qualifica di caduto civile, «deportato in Germania per rappresaglia». Arrestato a Torino, venne deportato nel marzo 1944.

Viaggiò con il trasporto n.34 secondo la numerazione fornita da Italo Tibaldi nel libro Compagni di viaggio. Dall’Italia ai lager nazisti. I “trasporti” dei deportati 1943-45; il convoglio partì da Bergamo il 16 marzo 1944 e giunse a Mauthausen il 20 dello stesso mese, passando per Verona, Tarvisio, Villach. Il totale dei deportati risulta di 563, tutti identificati; 245 deportati provengono da Torino e 31 di essi sono operai Fiat, 157 arrivano invece da Milano, 34 da Genova e Savona, i restanti 127 dal territorio lombardo. Valentino Merlo venne classificato come Schutz (Schutzhäftling, “prigioniero in base alla normativa sulla custodia preventiva”) e gli fu assegnato il numero di matricola 58988; durante l’immatricolazione dichiarò il mestiere di meccanico.

Venne inviato a Schwechat-Floridsdorf, sottocampo di Mauthausen nella Bassa Austria e successivamente trasferito nel Sanitaetslager.

Valentino Merlo risulta deceduto nell’Erholungsheim-Hartheim (Comune di Alkoven, distretto di Eferding) il giorno 29 settembre 1944.

Dal sito https://pietre.museodiffusotorino.it/

L’idea delle pietre d’inciampo per ricordare le persone morte nei lager nazisti è ottima per attualizzare un pezzo della nostra storia spesso rimosso od oggetto di revisionismo: le pietre diventano un potente simbolo posto nei quartieri che viviamo giornalmente, nelle strade che percorriamo di fretta. Ci ricordano che l’orrore del nazi-fascismo è stato possibile in passato e che la conquista delle libertà civili e politiche va difesa giornalmente, che la memoria va conservata passandola alle nuove generazioni. Ci consente inoltre di conoscere il passato, primo passo per assimilarlo e di non ripeterlo, neanche in forme modernizzate.

Per approfondimenti Pietre d’inciampo Torino per il nono anno in presenza di Gunter Demnig

[1] Presidente del Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino

[2] Associazione Nazionale Ex Deportati