Come Redazione Sebino Franciacorta ci sentiamo di indirizzare anche noi alcune lettere aperte al Sindaco Del Bono per raccontare pubblicamente ciò che succede in Lituania da molti anni. All’interno della campagna contro il gemellaggio di Brescia con la città lituana di Kaunas.

Egregio Signor Sindaco Del Bono,

I comunisti e i socialisti lituani hanno combattuto a lungo per la libera Lituania Sovietica. Subito dopo la Rivoluzione di Ottobre del 1917 non solo in Russia, ma anche in Lituania ebbero inizio importanti eventi storici. Nell’ottobre 1918 si tenne il Primo Congresso del Partito Comunista della Lituania e già nel dicembre dello stesso anno iniziò il processo di formazione del potere sovietico in Lituania. Ma le forze di estrema destra insieme agli occupanti tedeschi repressero brutalmente i Soviet lituani. Dall’agosto 1919 in Lituania venne instaurato un brutale regime autoritario.

Nel giugno 1926 fu eletto presidente della Lituania Kazis Grinyus che avviò riforme in senso progressista, suscitando il malcontento delle forze di estrema destra. Nel dicembre 1926 ci fu un colpo di Stato militare e il potere venne assunto da Antanas Smetona che instaurò un regime filo-fascista, reprimendo brutalmente l’opposizione, furono aperti campi di concentramento e vennero compiuti omicidi politici. Il malcontento era diffuso e nel giugno-luglio 1940 i resistenti socialisti guidati da Antanas Snechkus divennero i nuovi dirigenti della Lituania. Dal giugno 1941, quando i nazisti occuparono la Lituania, ebbe inizio la lotta clandestina partigiana in cui caddero Juozas Vitas e molti altri militanti del Partito Comunista della Lituania. Dal giugno 1941 ebbe inizio anche la Shoah e in Lituania venne annientato il 95% degli ebrei lituani (220.000 persone). L’antisemitismo in Lituania imperversa ancora oggi.

Nel settembre 2015, dopo un’iniziativa pubblica, è stato arrestato il leader della comunità ebraica di Kaunas Haim Bargmann. Nel 2007 erano iniziati procedimenti penali contro lo scrittore e il giornalista ebrei Yitzhak Arad e Josif Memomeda, anche se i casi vennero chiusi dopo un anno. Nel marzo 2017 a Vilnius, durante la parata fascista sono risuonati slogan come “Brintzovskaya alla forca!”, manifestando pubblico odio verso la partigiana antifascista Faina Brintzovskaya, combattente del reparto partigiano sovietico, che viveva a Vilnius. Nella Lituania di oggi sono diventati norma la repressione, la violazione dei diritti umani, l’incitamento alla russofobia e la rinascita del fascismo. Omicidi di oppositori politici, persecuzioni brutali, carcere per i militanti comunisti e della sinistra, sequestri di materiali antifascisti e rimozione di libri di contenuto antifascista dalle biblioteche e dai negozi da parte delle forze di sicurezza. E’ un clima di riabilitazione del fascismo, di glorificazione dei criminali nazisti e di “caccia alle streghe” anticomunista quello che viene promosso delle autorità di Stato. Tutto ciò nell’indifferenza assoluta di governi dell’Unione Europea, delle forze politiche democratiche e dell’opinione pubblica occidentale.

Le vittime della repressione comprendono ex partigiani, sopravvissuti alla Shoah, i rappresentanti della comunità ebraica, scrittori, attivisti, politici e giornalisti che hanno accusato di corruzione esponenti della società lituana. A tutto ciò dobbiamo aggiungere che in Lituania è stato introdotto un vero e proprio culto dei criminali nazisti e in loro onore sono stati innalzati monumenti, intitolate strade, piazze e scuole in diverse città della Lituania. Tante sono state le occasioni in cui sono stati ritirati dalla vendita libri scomodi, incarcerato oppositori, multato per le proprie opinioni e talora sono anche morte e state assaltate delle persone. Famoso è il caso di Aida Merkulova che è stata incendiata da uno sconosciuto. I libri di contenuto antifascista vengono sequestrati come i libri della scrittrice e giornalista lituana Ruta Vanagaite, nota soprattutto per i suoi sforzi volti a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla partecipazione dei lituani alla Shoah. I suoi libri sono stati rimossi da biblioteche e negozi attraverso operazioni militari.

In nome del nazionalismo, il governo lituano nega il proprio passato santificando persone dichiaratamente antisemite e sostenitrici del “complotto giudaico” ben prima di essere obbligati dall’occupazione tedesca; glorificando i “fratelli della foresta”, gruppi per l’indipendenza in cui refluirono in gran numero ex membri delle Waffen SS lituane. Nonostante ciò l’estrema destra li giustifica in quanto “hanno combattuto il dominio sovietico”, mentre il governo giustifica la presenza delle svastiche come “simboli della cultura baltica”. Forse il silenzio occidentale è giustificato dal fatto che le organizzazioni naziste lituane vennero avallate da NATO e Stati Uniti, che nel 1950 dichiarano: «Le Unità Baltiche Waffen SS sono da considerarsi come separato e distinto nello scopo, l’ideologia, le attività e le qualifiche per l’adesione della SS tedesche, e quindi la Commissione ritiene che non siano un movimento ostile al governo degli Stati Uniti ai sensi della Sezione 13 dell’Atto sulle persone sfollate, e successive modifiche». Chiaro fu un articolo di Manlio Dinucci a riguardo sul neonazismo come fenomeno contemporaneo1.

Il nazista Jonas Noreika è considerato eroe nazionale dai lituani e criminale di guerra per i superstiti della comunità ebraica. Furono Vanagaite e la nipote stessa di Noreika a denunciare la nazione baltica per i crimini del collaborazionista. Solo in questo caso lo Stato lituano ha effettivamente riflettuto sull’identità di Jonas Noreika, perché non poteva liquidare sua nipote come “agente in nome delle menzogne sovietiche”.

In Lituania, l’elenco di criminali di guerra lituani, collaboratori nazisti, responsabili di crimini contro la popolazione civile ha assunto proporzioni spaventose, venendo riabilitati dalle autorità di Vilnius nel silenzio e nell’indifferenza dell’Unione Europea e dei nostri governi italiani, che negli anni non hanno avuto neppure il coraggio di votare in sede ONU le mozioni presentate dalla Russia per impedire la glorificazione del nazi-fascismo in corso nelle repubbliche baltiche, in Ucraina e in altri Paesi dell’Europa orientale. E non ci si è limitati solo alla riabilitazione dei nazisti: a questi criminali, elevati al rango di combattenti “contro l’aggressione russa”, sono stati innalzati monumenti, concesse decorazioni e intitolate numerose istituzioni statali. Mentre coloro che, tra i militanti delle forze democratiche della Lituania, hanno osato solo alzare la voce per manifestare la propria indignazione, subiscono intollerabili persecuzioni, che le forze sinceramente antifasciste del nostro Paese dovrebbero avere il coraggio di denunciare con forza. 

Come ha dichiarato Giedrius Grabauskas, Presidente del Fronte Popolare Socialista della Lituania: “Il Fronte Popolare Socialista della Lituania, insieme ad altre forze di sinistra e antifasciste, è attivamente impegnato in azioni contro la guerra e contro il fascismo. Diffondiamo appelli per la pace, per i diritti dell’uomo, contro la NATO, contro l’incitamento alla russofobia in Lituania”.

Sicuri della sua sensibilità,