La storia del “Petrolgate 2” è storia di rinvii. Il processo denominato “Petrolgate 2”, che si celebra presso il Tribunale di Potenza, a seguito dello sversamento di oltre 400 tonnellate di petrolio al Centro Oli di Viggiano (sversamento certificato dalla stessa Eni a fine Gennaio 2017, dovuto alle perdite dai 4 serbatoi del COVA), che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 13 persone tra dirigenti ENI e membri del CTR (Comitato Tecnico Regionale), nonché all’arresto di un dirigente ENI, con le accuse, fra le altre, di disastro ambientaleabuso d’ufficio, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale (vedi Ordinanza n° 44/2019 RMC del 14 Aprile 2019 del GIP di Potenza, con misura degli arresti domiciliari nei confronti dei dirigenti Eni e misura interdittiva della sospensione dall’Ufficio Pubblico ricoperto da funzionari regionali), è stato oggetto, oggi, di un’ulteriore rinvio.

Il processo, che vede imputato Enrico Trovato,  già dirigente responsabile del Distretto Meridionale Eni e gestore del Cova di Viggiano per fatti commessi nel periodo compreso tra il 23 Settembre 2014 e il 31 Gennaio 2017 per “disastro innominato”, sembra essere finalmente ad un punto decisivo per la sua celebrazione.

Nella gremita aula Mario Pagano del Tribunale di Potenza, si è svolta l’attesa udienza del processo denominato “Petrolgate 2”; sono bastati pochi minuti, giusto il tempo per fare l’appello delle parti e di calendarizzare la data della nuova udienza (19 Dicembre alle ore 11,30).

Sarà quella l’occasione per riunire i due procedimenti, provvedere all’ammissione o meno delle nuove parti civili oggi presentate (circa 50) e per l’affidamento dell’incarico ad un perito nominato dal Tribunale.

Di fatto, il Tribunale ha formalizzato quanto da tutti previsto: i processi del cosiddetto “Petrolgate 2” e del c.d. “Petrolgate 3”, riguardanti gli ex dirigenti Eni: Andrea Palma (responsabile della manutenzione degli impianti), Ruggero Gheller (predecessore di Trovato), Enrico Trovato, imputati con le loro condotte ed in virtù delle responsabilità apicali e dei ruoli ricoperti, per gli stessi fatti che hanno portato alle accuse di disastro innominato e di disastro ambientale, saranno riuniti.

All’ ingresso antistante il Tribunale la presenza di striscioni e bandiere No Triv ricordavano le pesanti responsabilità di Eni, delle altre multinazionali del fossile e del drammatico condizionamento dei livelli di salute ed ambiente subito dai cittadini lucani e degli abitanti delle regioni limitrofe.

L’auspicio è quello che lo spartiacque tra i sibillini e generici reati “per disastro innominato” ed il più gravoso reato di “disastro ambientale”, così come contemplato dalla giurisprudenza soltanto dal 2015, a partire dalla prossima udienza di Dicembre possa essere, finalmente, utilmente superato.

Coordinamento No Triv Basilicata