A margine della conferenza stampa di Unione Popolare sulla questione rifiuti, tenutasi ieri pomeriggio a Empoli in piazza Farinata degli Uberti, Luigi De Magistris ci ha concesso  un’intervista su questioni nazionali.

Come giudica la politica del nuovo governo verso l’immigrazione, che ha portato al rifiuto di far sbarcare la Ocean Viking e i migranti che stava salvando, e perché la figura dell’immigrato viene ancora descritta come un problema ed usata come specchio delle allodole per distogliere le persone dai veri problemi della società?

Ė evidente che i primi provvedimenti del governo sono stati di grande e forte connotazione ideologica. Non avendo la capacità di affrontare la vera emergenza, quella sociale ed economica, hanno utilizzato da una parte un provvedimento fortemente liberticida e anticostituzionale per reprimere la libertà delle persone usando il rave party come mero pretesto strumentale, mentre dall’altra hanno usato un decreto interministeriale vergognoso, che porta la firma di Salvini, Crosetto e Piantedosi, dove viene fatta una scelta selettiva sulle persone da far scendere, dividendo così i nuclei familiari. I fragili e che si trovano in una situazione di emergenza vengono rispediti in mezzo al mare, con addirittura il Ministro degli interni, Matteo Piantedosi, che li definisce “il carico residuale”, come se si stesse parlando di merci e non di esseri umani.

L’immigrazione è una tematica che deve riguardare tutta l’Europa, ma innanzitutto è un obbligo, prima ancora che giuridico, morale di qualunque paese quello di salvare vite umane indipendentemente dalla loro etnia e dal colore della pelle. Di fronte all’ondata di rifugiati di guerra ucraini nessuno si è opposto e giustamente abbiamo accolto tutti, però non si capisce perché di fronte a persone dalla pelle nera che scappano da altre guerre, da carestie, e dai cambiamenti climatici, alcuni governi decidono di farli morire in mezzo al mare. Inoltre è arrivato il momento di non pensare più all’immigrazione come un problema da risolvere, bensì ad un’opportunità da cogliere. Infatti basti pensare all’Italia con i suoi borghi desertificati, le campagne incolte e una serie di attività produttive che potrebbero essere riqualificate con l’aiuto dei migranti.

Qualche giorno fa gli operai ex Gkn hanno occupato il Comune di Firenze con un presidio a oltranza, per chiedere il lavoro che gli è stato negato. Tempo fa si parlava anche di una reindustrializzazione del sito grazie all’utilizzo delle energie rinnovabili, ma ad oggi è tutto fermo. Qual è il suo parere riguardo questa situazione?

Conosco molto bene questa situazione, e questi lavoratori hanno fatto bene ad entrare nel Comune, la casa del popolo, perché queste lotte non possono rimanere solo delle lavoratrici e dei lavoratori, di qualche sindacato e forza politica o degli amministratori locali. Purtroppo la Gkn non è l’unico caso e l’Italia è unita da nord a sud da queste situazioni, come la Wärtsilä di Trieste e la Whirlpool di Napoli, che rappresentano l’emblema di un paese che cede alle multinazionali, alle delocalizzazioni e alla logica del profitto. Manca una seria politica industriale e del lavoro, ma soprattutto di riconversione ecologica, poiché ci sarebbe la possibilità di migliaia di posti di lavoro in questo settore. Trovo molto grave inoltre che questo governo, e gli altri liberisti che si sono succeduti in questi anni, si pieghino alle logiche delle multinazionali che prima usano il nostro paese sfruttando i nostri lavoratori, per poi andare a delocalizzare. In Italia purtroppo manca da molto tempo una politica industriale pubblica, e un rapporto virtuoso tra pubblico e privato, perché possono andare insieme quando il primo sostiene le imprese serie e gli imprenditori non lavorano soltanto per il profitto della propria impresa, ma anche per la propria comunità e per la riqualificazione del territorio; quindi dei veri imprenditori e non dei prenditori di soldi pubblici.

A causa del ddl concorrenza voluto dal governo Draghi la gestione dell’acqua pubblica è tornata alla situazione pre-referendum, mentre il nuovo governo Meloni mira ad una svolta presidenzialista ed alla modifica della Costituzione. Che timori ha lei nei confronti delle politiche di questo nuovo governo?

Il governo Meloni, sul piano dell’economia, della finanza, della guerra in Ucraina e dei rapporti coi poteri forti è in totale continuità col governo Draghi, visto che fanno parte della stessa famiglia del liberismo, quindi da questo punto di vista non vedo nessun cambiamento positivo per il popolo. Oltre a questo vedo un grande aggravamento dovuto a una forte carica di autoritarismo basato sull’ideologia di estrema destra, come possiamo vedere dal decreto interministeriale sui migranti, dal decreto rave party, e da tutta una serie di comportamenti che fanno intendere l’impronta verticistica di questo governo. Quindi presidenzialismo, repressione del dissenso, stato d’eccezione consolidato e affievolimento dei poteri di garanzia. Si trattava già di una stagione buia, ma con questo nuovo governo lo è diventata ancora di più.

Quanto è importante per Unione Popolare poter riuscire a creare un fronte comune con quelle forze parlamentari che si oppongono con forza al governo Meloni, come il Movimento Cinque Stelle, Sinistra Italiana ed Europa Verde, per riuscire a bloccare l’avanzata dell’estrema destra e a costruire una nuova società?

Unione Popolare è nata a luglio con l’obbiettivo di radicarsi sui territori per essere pronta alle elezioni nella primavera 2023, ma si è dovuta misurare immediatamente con le elezioni. Adesso Unione Popolare deve fare quello per cui è nata, quindi radicarsi sui territori per mettere insieme cittadini, amministratori, associazioni, movimenti, reti civiche e comitati che abbiano nel loro elemento fondante la Costituzione antifascista, il pacifismo, l’ambientalismo, le liberà e i diritti civili e la lotta alla corruzione a alle mafie. Tuttavia se tra le forze parlamentarie d’opposizione, non per ragioni elettorali, di contingenza politica o strumentali, vi è la volontà di cominciare un percorso di alternativa al sistema, noi di Unione Popolare saremo pronti al dialogo, poiché siamo intenzionati a costruire un’alternativa di governo, perché è lì la vera rivoluzione, quando andando al governo dimostri che una politica alternativa è possibile.