L’inizio del discorso della Presidente Metsola annunciando il premio Sacharov assegnato al popolo ucraino e, nello specifico, ad alcune associazioni umanitarie, suona francamente un po’ bellicoso:

Questo premio è per gli ucraini che combattono sul campo. Per coloro che sono stati costretti a fuggire. Per coloro che hanno perso parenti e amici. Per tutti coloro che si alzano e combattono per ciò in cui credono. So che il coraggioso popolo ucraino non si arrenderà e non lo faremo nemmeno noi.

Per fortuna pochi minuti dopo, su Twitter, risponde con una eleganza impagabile Stella Assange:

Congratulazioni al popolo ucraino per aver ricevuto il #PremioSakharov.

Grazie a tutti coloro che hanno sostenuto la candidatura di #Assange. Con la nomina di Julian tra i tre finalisti (insieme alla Commissione per la Verità della Colombia), il Parlamento europeo ha inviato un messaggio importante: #freeAssangeNOW

Noi che abbiamo fatto il tifo esplicitamente perché il premio fosse assegnato a Julian siamo francamente delusi ma dobbiamo prendere la lezione di Stella e farne tesoro: il bicchiere mezzo pieno è che Assange sia stato finalista, un mattoncino in più nella grande costruzione che dice a chiare lettere FREEASSANGENOW.

Certo con tutto il rispetto e l’empatia per la gente ucraina martoriata da una guerra insensata non pare che sia lì dove si possa parlare di libertà di pensiero, quando più volte gli oppositori dell’attuale governo sono stati messi in galera, dove gli obiettori nonviolenti alla guerra vengono perseguitati, dove non è più possibile dissentire dalla vulgata guerrafondaia senza essere tacciati di filorussi.

Ci sono due mondi che si stanno sempre più allontanando e che le due frasi di Metsola e di Stella evidenziano bene: un mondo di certezze, violenza e imposizione e quel mondo di possibilità, di empatia, di critica e di collaborazione che la 24hAssange ha evidenziato sabato scorso e che continua nelle azioni di ognuno di noi.