Il Report A/HRC/51/35/Add.2 dell’ONU a firma di Marcos Orellana sigla la grave situazione dei diritti umani in Veneto dovuta alla contaminazione da PFAS (che sarà presentato al Palazzo delle Nazioni di Ginevra il 20 settembre), quasi ad esempio di quella che a livello globale si sta vivendo per le politiche di prevaricazione dei territori da parte del sistema di sviluppo capitalistico. Politiche che stanno portando al «suicidio collettivo» il mondo intero: parole pronunciate dal segretario delle Nazioni Unite (che ricordano il nostro “suicidio del territorio” del febbraio 2017 quando lanciammo le parole d’ordine della futura lotta No Pfas nella conferenza Detox di Montecchio).

Il Movimento No Pfas ritorna a scuola per il sesto anno consecutivo. A presentarci la nuova stagione 2022/2023, fondata su un nuovo approccio, è Donata Albiero, coordinatrice del nostro Gruppo educativo/culturale Zero Pfas.

Comitato di Redazione PFAS.land

L’approccio One Health

«Quando l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo pesce mangiato, e l’ultimo fiume avvelenato, vi renderete conto che non si può mangiare il denaro».

Così disse nel 1876 Toro Seduto, capo tribù dei nativi americani Sioux Hunkpapa, qualche mese prima della leggendaria battaglia del Little Bighorn [1]. Toro Seduto non era uno scienziato dell’IPCC [2] dell’ONU, ma la sua sintesi meriterebbe di essere scritta in tutti gli edifici pubblici del Paese, scrive Marco Bersani. Soprattutto in questa fine estate, aggiungo io, che ci costringe a fare davvero i conti con la profondità della crisi eco-climatica. Non possiamo stare fermi, dobbiamo agire subito.  E noi ripartiamo dalle scuole.

Parliamo di salute e di pfas per collegare le due questioni all’epoca in cui viviamo, caratterizzata da cambiamenti di proporzioni enormi e senza precedenti. Guerra e siccità, covid e inquinamento ambientale: tempesta perfetta. Gli uomini si stanno autodistruggendo.

Ci troviamo davanti a una crisi di salute planetaria, provocata dalla attività umana i cui sintomi più evidenti sono la rapida scomparsa di specie e il conseguente declino di biodiversità, un prospettato aumento di eventi pandemici, il repentino peggioramento delle condizioni climatiche, la scarsità dell’acqua ed il suo inquinamento. Il rischio, in un momento non lontano, è la catastrofe ambientale e demografica se continueremo a mettere la testa sotto la sabbia, a dare priorità al profitto e all’avidità rispetto alle persone e al pianeta.

«Stiamo camminando come sonnambuli verso il bordo del precipizio» ha scritto recentemente in un Tweet l’attivista climatica Greta Thunberg. «Suicidio collettivo»: ha usato queste parole scioccanti il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, parlando mesi fa ai ministri di 40 Paesi, riuniti a Berlino per discutere della crisi climatica (Ansa, Roma 19 luglio 2022).

Ed è proprio la contingenza (ma è proprio tale?) che ci sta travolgendo giorno dopo giorno a spingerci a continuare la nostra azione nelle scuole. Ci confrontiamo con i ragazzi su grandi questioni ambientali ed esistenziali che ci riguardano tutti: l’aggressione alla salute, la violenza contro la natura, il cambiamento climatico, la violazione dei diritti umani, tra cui quello del diritto all’acqua non inquinata, la platea di inquinati Pfas coinvolgente almeno trecentocinquantamila (350.000) persone nel Veneto centro-occidentale.

Ad essa rispondiamo con una visione olistica, abbracciando l’approccio “One Health”: una percezione della vita in cui natura e società sono integrate e la salute è una sola. Nell’epoca dell’arroganza tecnologica abbiamo più che mai bisogno di sviluppare un pensiero connettivo che sappia ricondurci a una visione sistemica e ridimensionare il ruolo che ci siamo autoassegnati sul Pianeta. È lo strumento fondamentale, noi riteniamo, per affrontare la crisi ambientale che stiamo vivendo. E solo l’educazione lo può fornire.

Il rapporto aperto con i giovani è sempre una lezione di vita e una nuova speranza.  Interloquiamo con una generazione tradita che scopre un modo diverso di confrontarsi con la realtà. Costruiamo con loro nuovi percorsi esistenziali in cui la linfa della ribellione emerge dal sopravvenire della conoscenza e della consapevolezza.

Puntiamo al cambio di paradigma culturale: dare un senso compiuto alla società in cui viviamo creando una relazione tra noi, gli altri e l’ambiente di cui tutti facciamo parte, dare in altre parole un senso ecologico alla nostra esistenza. Dobbiamo connetterci con gli altri per diventare un soggetto dinamico collettivo, capace di allargare il proprio orizzonte culturale ed emotivo all’infinito, capace di effettuare scelte autonome e non condizionate. Dobbiamo comprendere il significato filosofico di “ONE HEALTH”, il carattere unitario della vita sul nostro pianeta dove la salute degli umani non può prescindere da quella dell’ambiente in cui viviamo.

Ricordiamo ai ragazzi che nessuno si salva da solo. Il confronto, la condivisione, il mettere in comune moltiplica, fa più belle le cose e dà fiducia in risultati. Pensiamo a don Ciotti con “Libera”, a Papa Francesco con “Laudato si’” che hanno dato speranza a tantissime persone. Pensiamo a Carlo Petrini, fondatore di Slow food che, con la rete “Terra Madre”, ha sollevato migliaia di contadini senza prospettiva. «Se pianto una palma nel deserto faccio la mia piccola oasi, se siamo in cento, nascono cento piccole oasi e il deserto sparisce».

Pensiamo al grande movimento No Pfas Veneto che, unendo molteplici e ricche identità e diversità, conduce la battaglia contro i Pfas dando speranza alla popolazione contaminata. E noi riponiamo la nostra speranza sui ragazzi che effettuano il progetto per aggregare altri compagni, altri giovani nella visione di un mondo migliore e nella conseguente azione. Insieme, perché come disse il grande don Milani: «Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia». 

Speriamo, dunque, nel loro essere connessione, antenne ricetrasmittenti in relazione col territorio per cercare e capire le cause profonde delle sue sofferenze e creare, come sostiene Claudio Lupo, uno dei medici di Isde che ci accompagnano nelle scuole, «reti di mutuo aiuto e solidarietà fra noi e con le molteplici fragilità, per sovvertire un sistema di degrado ambientale, culturale e sociale, in difesa di una sorellanza e fratellanza con uguali diritti».

Vogliamo, infatti, una società che metta al centro la vita e la sua dignità, che sappia di essere interdipendente con la natura, che costruisca sul valore d’uso le sue produzioni, sul mutualismo i suoi scambi, sull’uguaglianza le sue relazioni, sulla partecipazione le sue decisioni. 

Lotteremo per renderla realtà. Siamo acqua: ognuno di noi è una goccia, ma assieme ad altrettante gocce, possiamo formare un torrente, un fiume, un mare e trasformare l’attuale sistema fallimentare in un sistema rispettoso dei diritti umani per tutti, a partire da quello della salute.

Uniti, come cittadini attivi, per salvare il futuro nostro e dei nostri bambini.

Donata Albiero
Coordinatrice Gruppo educativo/culturale Zero Pfas del Veneto